Ce n'è anche per Cecco a cena
Intuizione della Gazzetta o solo fortuna? Dal bagno Biondetti all'Europarlamento dei grandi eletti
Il volo puntuale parte alle 10:40 per il viaggio che ci porterà dal nostro generale. Tu chiamale se vuoi emozioni come cantava il grande Lucio in tempi non sospetti. Ma le emozioni, in tutti questi anni non sono mancate a cominciare da quel non troppo lontano 2023 quando l'irresponsabile scribacchino di provincia, come si definisce lui, ma non è cosi, direttore di tante Gazzette tra cui quella di Viareggio, Lucca e Garfagnana decide di presentare il libro del generale Vannacci. Un atteggiamento a dir poco contro corrente, quella corrente del mainstream votato al pensiero unico dominante nella quale tutti nuotavano, non sapendo che di li a poco avrebbero annaspato. Insomma una scommessa quella della presentazione al bagno Biondetti che di lì a poco avrebbe portato il generale Vannacci al parlamento dei grandi eletti, tanto per fare un po' di rima baciata. Quel parlamento europeo nel quale avrebbe dovuto misurarsi con avanzi di galera come al Salis che non solo avrebbero occupato posti appunto nel parlamento stesso, ma da quegli scranni avrebbe suggerito di occupare appartamenti sfitti o quanto si presentasse libero da inquilini. Dal Biondetti al parlamento dei grandi eletti con oltre 560 mila voti e non 500 mila come si tende a descrivere. Una scommessa vinta quella di Aldo Grandi e del nostro giornale che ci ha portato dalla provincia a Bruxelles proprio per seguire di persona con qualche inviato poco speciale la vita del nostro europarlamentare. Eh si, di europarlamentari non ne abbiamo avuti molti alle nostre latitudini e al di là del fatto che si possa pensare come lui dovrebbe essere un atteggiamento più riverente e riconoscente verso questo personaggio ma si sa profeta nemo in patria...
Loreno Bertolacci e le Gazzette volano a Bruxelles per e con Roberto Vannacci
Incazzati. Questa è la parola giusta. E schifati. Perché tutto si può accettare in questa esistenza già tribolata e tribolante, ma non la cattiveria umana, non la denigrazione…
La Gazzetta del Serchio: cambia il dominio in .net e così anche la posta elettronica, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prima o poi sarebbe potuto e, magari, anche dovuto accadere. La Gazzetta del Serchio così come la Gazzetta di Viareggio e anche la Gazzetta di Massa Carrara hanno cambiato il proprio dominio passando da .it a .net Di conseguenza anche la posta elettronica ha visto modificarsi in
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
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Tutti, in questi giorni e nei prossimi a venire, a sciacquarsi la bocca con l'antifascismo, la liberazione, la resistenza e nessuno che provi ad azionare il cervello per cercare di comprendere che è tutto vero, l'Italia migliore seppe reagire alla tragedia della guerra perduta e della repubblica saloina serva dei nazisti e ancora più crudele di loro. Ma... ma sono passati così tanti anni e anche se è giusto ricordare affinché sia ben chiaro da che parte stavano la ragione e il giusto - e qui non c'è possibilità di cambiare la storia - altrettanto doveroso sarebbe mettere da parte le ideologie e attenersi all'unico comune denominatore che tutti dovremmo avere essendo nati su questa terra ed essendo figli degli stessi padri. Invece, soprattutto a sinistra dove la strumentalizzazione del passato è elemento imprescindibile per affrontare il presente e, soprattutto, governare il futuro tutto ciò è impensabile. Peccato, perché al di là delle bandiere, sia da una parte sia dall'altra ci sono stati uomini che sono stati capaci di morire con dignità, in particolare quando la morte è stata somministrata in condizioni manifestamente orribili e non accettabili in una società che si definisce civile. Fatta questa premessa, non c'è stato un cane, oggi, né a destra né, tantomeno, a sinistra, che si sia ricordato che oggi, 14 aprile, ricorre il 17° anniversario della morte di Fabrizio Quattrocchi. Noi, tanto per essere chiari, il video che riprende la sua morte, con la testa bendata, le mani legate dietro la schiena e il coraggio di dire 'vi faccio vedere come muore un italiano', lo faremmo girare sin dall'asilo. Altro che teoria Gender, uno schifo e una vergogna.
Adesso abbiamo appena letto che i consiglieri comunali di sinistra Daniele Bianucci e Gabriele Olivati hanno portato il tema delle violenze fasciste in territorio jugoslavo durante l'ultima guerra mondiale all'attenzione dell'ultimo Consiglio comunale, formulando un'apposita raccomandazione congiunta. Dobbiamo ammettere che i due esponenti di questa amministrazione devastante per Lucca, la peggiore e la più malata di ideologia che questa città abbia mai avuto da quando noi viviamo a queste latitudini, in mezzo a una tragedia economica e sociale come quella che stiamo vivendo, hanno individuato una priorità ossia quella dei crimini fascisti e nazisti nella Jugoslavia di ottanta anni fa. Come tempismo niente da dire, come cultura storica una pena, come buonsenso e rispetto per chi davvero sta pagando a caro prezzo questa emergenza sanitaria zero assoluto.
Noi torniamo a Quattrocchi per raccontare un aneddoto che dimostra come il metodo e la cultura Palamara - leggetevi il libro di Sallusti, è distruttivo e angosciante, qualcosa che con estrema difficoltà si riesce a finire senza farsi montare dentro una rabbia senza confini - sia intrinseco, purtroppo, a tutta la cultura italiana intrisa di massimalismo pseudorivoluzionario sì, ma con il Rolex e la casa ai Parioli o in Prati.
Appena morto Quattrocchi e con le modalità che apparvero subito evidenti, noi che, all'epoca, producevamo un libro dopo l'altro grazie a una capacità produttiva da stakanovisti del mestiere e a una passione elevata all'ennesima potenza, pensammo subito di contattare la sorella per chiederle di aiutarci nella realizzazione della biografia di suo fratello. Andammo a trovarla a Genova dove ci accolse nella sua abitazione. Era, comprensibilmente, distrutta, soprattutto, a causa delle polemiche che i quotidiani di sinistra avevano montato ad arte su Fabrizio accusandolo di tutto e anche di più oltre a non credere minimamente alla versione di una morte da eroe.
Provammo in tutti i modi a convincerla, ma non ci fu verso e, allora, noi dirottammo i nostri interessi editoriali sulla sinistra extraparlamentare, le Brigate Rosse e alcuni personaggi del Ventennio di cui si erano perse le tracce, ma che, proprio per la loro integrità a tutto tondo, avevano scelto di andare volontari in guerra per quella sorta di coerenza tra pensiero e azione che animava le loro esistenze.
Avevamo, nel frattempo, però, parlato con un n ostro caro amico, direttore editoriale di alcune tra le più prestigiose case editrici nazionali con cui avevamo lavorato a lungo producendo numerosi libri. Gli avevamo accennato all'idea Quattrocchi spiegandogli che in un momento storico come quello sarebbe stato un modo, il migliore, per restituire fiducia e senso di appartenenza ad un popolo e a giovani generazioni massacrate dall'ipocrisia imperante di una classe politica digerente che, a destra come a sinistra, non sapeva restituire - ma, forse, non l'aveva mai avuta - unità a questo povero paese.
Gli dicemmo e insistemmo sul fatto che Quattrocchi era morto proprio pronunciando quelle parole e che non c'entrava niente la propaganda fascista - ancora!!!!! - con quel voler sottolineare il gesto in sé. Concludemmo dicendo che avevamo visto il video originale ed era proprio quella la frase detta: 'Ora vi faccio vedere come muore un italiano'. Non ci fu verso. Niente da fare. La risposta fu che fonti bene informate che avevano visto il video fino alla fine sostenevano che Quattrocchi aveva, in realtà, detto 'Ora vi faccio vedere come muore un fascista italiano'.
Provai a demolire questa ricostruzione, palesemente ridicola, ma dovetti desistere. A parte il fatto che non vedevo differenza nelle due versioni, nel senso che si trattava, comunque, di un italiano e di una persona ridotta in totale mancanza di libertà e, quindi, psicologicamente provata e annientata. Fascista o comunista, uno che in procinto di essere ucciso invece di mettersi a implorare o a piangere, pronuncia quella frase, è un Uomo. In tutti i sensi.
Ecco perché noi oggi lo ricordiamo. Ce ne fossero di Fabrizio Quattrocchi in questo paese di eunuchi che, al contrario, ritiene importante approvare una legge sulla omofobia, transfobia, misoginia e chi più ne ha più ne metta, invece di pensare a ricostruire quello che in 13 mesi è stato distrutto con la scusa del Covid-19.
- Scritto da Redazione
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Viareggio in zona rossa e non è la prima né sarà l'ultima. Altre città della Toscana sono già in lockdown e non tanto per il numero dei decessi per Covid-19 quanto per i contagi che, è bene ripeterlo fino alla noia, colpiscono, soprattutto, i più giovani senza, ovviamente, per loro, alcuna conseguenza di particolare gravità. Già, ma gli ospedali si riempiono e le terapie intensive pure, quindi, chiudete di nuovo tutto e chissenefrega se la gente va fuori di testa perché non sa più come andare avanti economicamente, affettivamente, socialmente, fisicamente. Così come chissenefrega se più di mezza Italia vive e mette da parte i soldi da spendere più avanti perché ha lo stipendio fisso e l'altra lo prende sotto la coda e da parte ha messo, soprattutto, la voglia di vivere e di andare avanti. Che schifo. Che vomito. Che paese di eunuchi e di invertebrati che perdono tempo a criticare una donna solo perché sceglie di farsi chiamare come vuole e, soprattutto, dopo che, nella vita, ha fatto di tutto e da sola per guadagnarsi questo diritto. Ipocriti. Si dimette un segretario di un partito di governo che dice di essere stanco di vedere i suoi accoliti dannarsi l'anima e anche qualcosa di più per poltrone e poltroncine. E nessuno che scende in piazza perché, ormai, la voglia di vivere è cresciuta inversamente rispetto alla paura di morire. Il Covid-19 ci ha steso definitivamente. In giro la gente sembra terrorizzata, impazzita, privata di ogni reazione che non sia quella dei cani di Pavlov e dei loro - dei n ostri adesso - riflessi condizionati.
Noi non riusciamo a capacitarci di come sia possibile essere arrivati a questo punto a rinunciare a vivere per la paura di morire. Una paura che è diventato terrore, che è divenuta fobia di tutto ciò che facevamo fino ad un anno fa compresi amare, respirare, ridere, correre, saltare, tuffarsi. Sembra di essere precipitati in un pozzo senza fondo e del quale non si immagina, nemmeno, la fine. Ci stanno trattando come automi, come esseri privi di intelligenza, di autonomia di pensiero, di indipendenza di giudizio. Ci somministrano le loro verità senza alcuna dimostrazione né prova. Ci dipingono dei colori che vogliono in base a parametri studiati a tavolino da matematici ed esperti senza cuore e senza anima. Ci hanno imposto di coprire il volto e questa è, inutile fare finta di nulla, una violenza inaudita per chi, come noi alle nostre latitudini, il volto ha sempre mostrato con orgoglio, fierezza, coraggio. Ci stanno chiudendo dentro noi stessi e all'interno delle nostre quattro pareti di casa da dove, verrà un giorno e sta già venendo, non usciremo più convinti che vivere, lavorare, guardare, sperimentare, provare emozioni, sia meglio farlo in poche decine di metri quadrati piuttosto che all'aria aperta come se l'aria stessa fosse inquinata da chissà quale virus. Altro che Covid-19, nemmeno fosse l'Ebola o la peste bubbonica, questi sì virus con i controcazzi e perdonateci l'ardire, altro che il Corona, che ha il nome di una birra e colpisce e uccide, ma solamente a mezzo servizio e soltanto a una certa età e se si hanno già patologie in corso d'opera.
Certo, infermieri, medici, personale sanitario hanno paura perché loro vivono a stretto contatto con la malattia. Ma anche in guerra i soldati - che in trincea, di andarci, farebbero volentieri a meno - vanno malvolentieri salvo i soliti idioti fanatici di sempre. Invece, di questi tempi progressisti e politicamente corretti, è vietato anche solo pensare che esiste la guerra, che l'odio è, spesso, superiore all'amore, che si può anche morire perché la vita eterna è un lusso nemmeno per pochi, che chi indossa una divisa, qualunque essa sia, non può, quando serve, togliersela perché ha paura. No, non funziona così.
Noi non siamo più disposti a pagare il prezzo che ci viene richiesto per salvare non si sa bene chi e da non si sa bene cosa. E questo non per egoismo, ma per istinto di conservazione e spirito di sopravvivenza. Ci accorgiamo, infatti, che ci stanno, più o meno inconsapevolmente - non siamo dei complottisti né dei negazionisti - succhiando le residue energie che abbiamo, energie fisiche, nervose, emotive. E mentre stanno facendo questo, altri, al contrario, si arricchiscono, mettono da parte patrimoni più o meno consistenti. A pagare, è bene ricordarlo alla sinistra imbelle di quel partito di cui sopra che vive e pensa solo alle poltrone - ve ne siete accorti solamente ora? Perché, con Renzi com'era? Altro che poltrone, con il Puffo-putto fiorentino c'erano, soprattutto, i divani tanto era la fame di tutto - sono sempre gli stessi, la gente comune, quella che la mattina si alza con fatica e con altrettanta fatica si fa un mazzo così per portare a casa pane e, possibilmente, companatico.
E ora voi, farisei, venite a dirci che la colpa di tutto ciò, ad un anno di distanza da quando ci avete blindata la vita, è nostra che non abbiamo, nell'ordine, indossato le mascherine, mantenuto la distanza, che abbiamo stretto le mani e frequentato le discoteche, che questa estate ci siamo spogliati sulla spiaggia. E, infine, che non vogliamo farci i vaccini. Ma ci state prendendo per il c..o?
Ma davvero credete che siano tutti beoti tanto da guardare in 12 milioni quella sottospecie di spettacolo delirante che è stato il Festival di Sanremo?
Davvero siete convinti che bastino i vostri dipendenti televisivi, giornalisti mezzibusto, ma, in realtà, nemmeno mezzi e soltanto busti, che ci vomitano addosso h24 dati agghiaccianti sulla pandemia quando i morti quotidiani, in questo Paese sfasciato, superano, a malapena i 250? Ma quanta gente muore, al giorno e in un anno, di altre malattie ben più gravi e letali? Invece no, adesso si può morire, se si muore, solo per Covid.
Se andiamo a cena al ristorante ci becchiamo il contagio, se frequentiamo la palestra a distanza di decine di metri quadrati gli uni dagli altri diventiamo degli untori, ma se ci aggiriamo come tante formiche o pecore senza senso dentro i supermercati allora non c'è alcun pericolo.
Lo ribadiamo: questo virus è la giustificazione per giungere ad una totale ridistribuzione della povertà - perché la ricchezza resta dove è sempre stata - e alla disintegrazione di ogni certezza. Niente sarà più come prima per la semplice ragione che passato un Covid, ce ne sarà un altro in agguato e nessuno saprà incolpare qualcuno.
Noi, a questo massacro, non ci stiamo. Se dobbiamo ammalarci o morire, bene, meglio farlo da esseri umani degni di questo nome. Se la morte è la fine di tutto, quello che ci stanno facendo ne è il presupposto indispensabile.