Ce n'è anche per Cecco a cena
Intuizione della Gazzetta o solo fortuna? Dal bagno Biondetti all'Europarlamento dei grandi eletti
Il volo puntuale parte alle 10:40 per il viaggio che ci porterà dal nostro generale. Tu chiamale se vuoi emozioni come cantava il grande Lucio in tempi non sospetti. Ma le emozioni, in tutti questi anni non sono mancate a cominciare da quel non troppo lontano 2023 quando l'irresponsabile scribacchino di provincia, come si definisce lui, ma non è cosi, direttore di tante Gazzette tra cui quella di Viareggio, Lucca e Garfagnana decide di presentare il libro del generale Vannacci. Un atteggiamento a dir poco contro corrente, quella corrente del mainstream votato al pensiero unico dominante nella quale tutti nuotavano, non sapendo che di li a poco avrebbero annaspato. Insomma una scommessa quella della presentazione al bagno Biondetti che di lì a poco avrebbe portato il generale Vannacci al parlamento dei grandi eletti, tanto per fare un po' di rima baciata. Quel parlamento europeo nel quale avrebbe dovuto misurarsi con avanzi di galera come al Salis che non solo avrebbero occupato posti appunto nel parlamento stesso, ma da quegli scranni avrebbe suggerito di occupare appartamenti sfitti o quanto si presentasse libero da inquilini. Dal Biondetti al parlamento dei grandi eletti con oltre 560 mila voti e non 500 mila come si tende a descrivere. Una scommessa vinta quella di Aldo Grandi e del nostro giornale che ci ha portato dalla provincia a Bruxelles proprio per seguire di persona con qualche inviato poco speciale la vita del nostro europarlamentare. Eh si, di europarlamentari non ne abbiamo avuti molti alle nostre latitudini e al di là del fatto che si possa pensare come lui dovrebbe essere un atteggiamento più riverente e riconoscente verso questo personaggio ma si sa profeta nemo in patria...
Loreno Bertolacci e le Gazzette volano a Bruxelles per e con Roberto Vannacci
Incazzati. Questa è la parola giusta. E schifati. Perché tutto si può accettare in questa esistenza già tribolata e tribolante, ma non la cattiveria umana, non la denigrazione…
La Gazzetta del Serchio: cambia il dominio in .net e così anche la posta elettronica, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prima o poi sarebbe potuto e, magari, anche dovuto accadere. La Gazzetta del Serchio così come la Gazzetta di Viareggio e anche la Gazzetta di Massa Carrara hanno cambiato il proprio dominio passando da .it a .net Di conseguenza anche la posta elettronica ha visto modificarsi in
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
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E' nato il Governo Draghi e, a leggerne i componenti, viene non soltanto l'itterizia, ma anche un profondo senso di rabbia misto a frustrazione e amarezza. Ci sono persone che, a dirla tutta, starebbero bene a pulire i cessi degli autogrill sulle autostrade di questo sfasciato Stivale: niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. La gente, tuttavia, continua, foraggiata ad hoc dai quotidiani allineati, a vedere in monsignor Draghi chissà quale panacea dei nostri mali. Sciocchi, sono gli italiani, gli stessi di sempre. Credono e sperano nel miracolo, senza capire che i miracoli, ammesso che sia esistito, li sapeva fare soltanto uno che finì appeso su una croce per aver cercato, invano, di salvare tutti gli altri. Ora, è chiaro che il neo presidente del Consiglio in tutti i modi potrà finire fuorché come nostro signore Gesù Cristo. Ma chi si ostina a vedere in lui il nuovo messia non ha ancora compreso che, come ebbe a dire una volta Mussolini, in peno periodo bellico, a un direttore di giornale durante uno dei suoi colloqui nella sala del Mappamondo a Palazzo Venezia: Sono vent'anni che sto cercando di fare l'Italia con lo sterco. In realtà dimenticava che, tra quello sterco, il primo ad esservi immerso era proprio lui, esempio di un'italica razza che di puro non aveva niente, ma di compromessi e di ossequi alla signora, tutto. A noi, sinceramente, una cosa sola avrebbe dovuto e potuto fare questo nuovo Governo appena insediato per dimostrare di essere diverso dagli altri: riaprire tutto Covid o non Covid, fottersene delle paure inutili di contagi che non contagiano altro che la nostra mente e che producono danni a mezzo servizio, e restituire alla gente il libero arbitrio di potersi scegliere come vivere e come, eventualmente, morire.
Così non è stato e così non sarà. I politicanti, tutti nessuno escluso, hanno il terrore di perdere l'assalto alla diligenza e di restare con il deretano per terra soprattutto in vista della spartizione dei miliardi in arrivo per la ricostruzione, il cosiddetto Recovery Fund, che suonerà anche bene in lingua inglese a cui, ormai, siamo votati tutti noi beoti, ma che a chi ha memoria suona, con quel ricovero, quantomeno di cattivi presagi. Oggi, tuttavia, chi si azzarda a parlare male di Draghi è peggio di chi, fino a qualche decennio fa, osava parlar male di Garibaldi. Apriti cielo. Paese, il nostro, non soltanto di lingue biforcute, ma anche di lingue da formichiere, lunghe chilometri e chilometri di viscida saliva.
Abituati a considerarci padroni del nostro destino, a ritenerci meritevoli dei successi conseguiti e colpevoli degli insuccessi subiti, non ci aspettiamo niente di più di quello che, in simili occasioni, ci siamo attesi cioè niente. Zero di zero. E per questo ci viene da ridere se non ci fosse da piangere a osservare questo branco di pecore senza cane pastore che vaga in giro con mascherine indossate ovunque, anche sulla tazza del cesso e in casa propria.
Di speranza, ormai, c'è rimasto soltanto il ministro della Salute e già questa, a noi, pare non tanto una forzatura, quanto una sciagura. Avere impedito ai ristoratori di rimanere aperti per il giorno di San Valentino non è stato soltanto un gesto da idioti, da negligenti, da spocchiosi mantenuti a spese del popolo italiano, ma un'offesa e una mancanza di rispetto verso quel sentimento, l'amore, l'unico che, in mezzo a tanta merda, riesce e merita di sopravvivere.
Anche questa volta, come già l'ultima, nel nostro cinema - sulla home page in alto a destra - riservato a chi, al posto dei soli occhi, usa anche tutto il resto, ma, in particolare, il cervello, scegliamo di far vedere una pellicola del 1968 diretta da Ettore Scola con Alberto Sordi, Nino Manfredi e uno straordinario Bernard Blier sì, proprio quello che, in Amici Miei di Monicelli, si mangiava cornetti e brioches a sbafo nel bar Necchi.
Il film si intitola Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa, con la splendida colonna sonora di Armando Trovajoli. E' una storia ambientata nell'Italia post boom economico, alle soglie di quella crisi e trasformazione sociale che ne condizionò, in peggio, gli anni successivi. E' un viaggio interiore alla scoperta di un continente, l'Africa, verso il quale, un tempo, si andava senza ricevere milioni di clandestini in cerca di una vita fatta a somiglianza della nostra.
Noi, per la prima volta, lo vedemmo, adolescenti, a Bologna, una sera, in Tv. Eravamo in un momento non dei migliori, ma quel film ci restituì fiducia e ottimismo verso il futuro.
Anche oggi, ancora e molto più di ieri, c'è bisogno di ottimismo in mezzo a questa classe digerente che niente ha di dirigente, capace solo di 'uccidere' con i propri algoritmi e i propri infettivologi ed esperti sanitari, la quotidianità delle nostre misere esistenze. Che sia in atto un Big Reset è evidente come altrettanto evidente è che, alla fine, chi aveva avrà ancora di più e chi non aveva avrà ancora di meno.
Buona visione a tutti.
Nella foto: Alberto Sordi e Nino Manfredi protagonisti del film Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa
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Con l'amico e collega Luca Tronchetti non sempre siamo stati d'accordo, a cominciare dalle sorti della Lucchese dove lui, a dire il vero, ha visto molto, ma molto più lungo di me. Tuttavia su molti aspetti della nostra professione e non soltanto, la pensiamo, a grandi linee, allo stesso modo e, in particolare, sulla devastazione e decadenza nelle quali versa la nostra scuola, in mano, spesso, a burocrati incompetenti e a persone incapaci di saper trasmettere non tanto e non solo il sapere, quanto la curiosità e il desiderio di apprendere, l'entusiasmo e la passione, la voglia di misurarsi con il mondo. Ad esempio, tutti e due, ne abbiamo parlato spesso, metteremmo come obbligatorie le materie attinenti la filmografia di due straordinari personaggi, a nostro avviso tra i più rappresentativi, del nostro Paese: per Tronchetti Totò, per chi scrive Alberto Sordi. Le loro pellicole, la loro bravura sono qualcosa di impagabile e una vera e propria lezione di vita. Ma figuriamoci se i ministri e le minestre pardon le ministre, se gli insegnanti o le insegnanti, accetterebbero una cosa del genere. Comunque sia il nostro secondo film che pubblichiamo integralmente in alto a destra della homepage della Gazzetta è Finché c'è guerra c'è speranza. E' una pellicola del 1974, diretta e interpretata da Alberto Sordi. Guardatelo con attenzione, in particolare godetevi la scena in cui Sordi, rientrando a casa dopo una disavventura professionale, criticato e fatto bersaglio dai suoi familiari, risponde da par suo: https://www.youtube.com/watch?v=rontxfEDu6A ...
E adesso veniamo a noi - oddio, non ci denunceranno mica per apologia di fascismo? - Finché c'è la Gazzetta c'è speranza verrebbe da dire. Come si potrebbe, infatti, alzarsi la mattina o anche andare a dormire la sera senza prima aver letto ciò che riporta il quotidiano on line dell'(ir)responsabile suo direttore? A parte le battute, concedeteci ciò che anche i consiglieri comunali di maggioranza - da otto anni, a Lucca, Tambellini e le sue truppe cammellate non hanno rapporti con noi - riconoscono: siamo dei grandissimi rompicoglioni e anche, a volte, provocatori, ma onesti, sinceri e non spariamo mai alle spalle di nessuno. Quel che abbiamo da dire lo pensiamo, ma, soprattutto, lo scriviamo.
Bene, in questa lunga storia d'amore con questa professione di giornalista innamorato della scrittura, abbiamo partorito una giornalista professionista e decine di giornalisti pubblicisti e a tutti è rimasto qualcosa del periodo che hanno vissuto su questa barca immersa, sovente, nel mare burrascoso delle nostre esistenze quotidiane. Oggi, anno di (dis)grazia 2021 del Nuovo Millennio, ci accorgiamo che a Lucca c'è bisogno di nuova linfa vitale, c'è necessità di formare nuovi giornalisti che abbiano la voglia di scendere in campo e di tuffarsi pronti a nuotare e a crescere. Ecco perché chi scrive rivolge un appello a tutti quei ragazza, ma non solo, giovani non soltanto anagraficamente, ma, in particolare, di spirito, contagiati e contagiosi da e di quella passione per la scrittura e per questo lavoro che, sia pure, ormai, completamente morto per come è stato concepito e vissuto fino a qualche lustro fa, è sempre una meravigliosa esperienza.
Chiunque, quindi, abbia voglia di cimentarsi con la Gazzetta può scrivere a