Ce n'è anche per Cecco a cena
Intuizione della Gazzetta o solo fortuna? Dal bagno Biondetti all'Europarlamento dei grandi eletti
Il volo puntuale parte alle 10:40 per il viaggio che ci porterà dal nostro generale. Tu chiamale se vuoi emozioni come cantava il grande Lucio in tempi non sospetti. Ma le emozioni, in tutti questi anni non sono mancate a cominciare da quel non troppo lontano 2023 quando l'irresponsabile scribacchino di provincia, come si definisce lui, ma non è cosi, direttore di tante Gazzette tra cui quella di Viareggio, Lucca e Garfagnana decide di presentare il libro del generale Vannacci. Un atteggiamento a dir poco contro corrente, quella corrente del mainstream votato al pensiero unico dominante nella quale tutti nuotavano, non sapendo che di li a poco avrebbero annaspato. Insomma una scommessa quella della presentazione al bagno Biondetti che di lì a poco avrebbe portato il generale Vannacci al parlamento dei grandi eletti, tanto per fare un po' di rima baciata. Quel parlamento europeo nel quale avrebbe dovuto misurarsi con avanzi di galera come al Salis che non solo avrebbero occupato posti appunto nel parlamento stesso, ma da quegli scranni avrebbe suggerito di occupare appartamenti sfitti o quanto si presentasse libero da inquilini. Dal Biondetti al parlamento dei grandi eletti con oltre 560 mila voti e non 500 mila come si tende a descrivere. Una scommessa vinta quella di Aldo Grandi e del nostro giornale che ci ha portato dalla provincia a Bruxelles proprio per seguire di persona con qualche inviato poco speciale la vita del nostro europarlamentare. Eh si, di europarlamentari non ne abbiamo avuti molti alle nostre latitudini e al di là del fatto che si possa pensare come lui dovrebbe essere un atteggiamento più riverente e riconoscente verso questo personaggio ma si sa profeta nemo in patria...
Loreno Bertolacci e le Gazzette volano a Bruxelles per e con Roberto Vannacci
Incazzati. Questa è la parola giusta. E schifati. Perché tutto si può accettare in questa esistenza già tribolata e tribolante, ma non la cattiveria umana, non la denigrazione…
La Gazzetta del Serchio: cambia il dominio in .net e così anche la posta elettronica, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prima o poi sarebbe potuto e, magari, anche dovuto accadere. La Gazzetta del Serchio così come la Gazzetta di Viareggio e anche la Gazzetta di Massa Carrara hanno cambiato il proprio dominio passando da .it a .net Di conseguenza anche la posta elettronica ha visto modificarsi in
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
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Quello che sta accadendo e che sta per accadere in Italia è qualcosa di raccapricciante e nessuno, tra i giornalisti e gli intellettuali a un tanto al chilo prezzolati dei e dal mainstream sembrano volersene accorgersene. I leccaculo del tengo famiglia imperano e prosperano alle spalle di chi, al contrario, non ci sta ad essere sottoposto a questo regime dittatoriale in nome di una presunta emergenza sanitaria. Costringono le persone in un angolo, gli portano via perfino il lavoro, le speranze e il futuro e, se queste si arrabbiano, scendono in piazza e protestano, ecco che vengono subito definiti squadristi fascisti. Bene, questi cacasotto verniciati di rosso e svezzati al soldo dei mercati finanziari e degli organismi sovranazionali leggano un po' di storia del Ventennio e anche di poco prima. Scopriranno che se al posto dei manifestanti di oggi, innocui praticamente come punture di spillo, ci fossero stati gli ex arditi, i sindacalisti rivoluzionari, gli ex legionari fiumani, i nazionalisti, gli irredentisti di un secolo fa, presumibilmente, oggi, del Green Pass e dei suoi fautori, i Cagoia e i Giolitti del Nuovo Millennio, ben poco resterebbe. Invece, questi ectoplasmi od eunuchi che dir si voglia, amano gridare al lupo ogniqualvolta il popolo la smette di essere gregge e protesta contro il tentativo, palese, di imporre una misura, il Green Pass che definire odiosa, bastarda, schifosa e illiberale, è un eufemismo. Noi disprezziamo e lo diciamo apertamente questa classe politica e questa classe digerente incapaci di un minimo di raziocinio e buonsenso. Come si fa a costringere chi, per paura o anche solo per convinzione, non se la sente di iniettarsi questo vaccino nel corpo, a perdere il lavoro o a farsi tamponi su tamponi a beneficio delle solite multinazionali della salute? Non è violenza questa? O come la chiamano i parlamentari iperdemocratici ma solo se la si pensa come loro?
Oggi, se fosse ancora viva, Ida Magli, una che l'Italia l'amava davvero non come questi politicanti da strapazzo che prediligono l'Unione Europea e tutto ciò che annienta le identità nazionali, starebbe dalla parte di chi si ribella a questa devastazione psicologica. Ma il signor Draghi e il signor Speranza si chiedono mai che cosa stiano provando le persone e sono milioni che non vogliono sottostare al ricatto di dover scegliere tra il vivere o il morire emarginati e allontanati da tutto?
Chi scrive in qualità di direttore (ir)responsabile delle Gazzette ha già dimostrato più di una volta di essere fedele al motto che campeggia sulla nostra testata Recte agere nihil timere, agisci rettamente e non temere nulla. Non ci hanno piegato né Andrea Marcucci, né Matteo Renzi, né Laura Boldrini e, ultimamente, anche qualcuno della Lega che, ormai, non si capisce più nemmeno con chi sta e dove vuole andare.
Ebbene continueremo ad essere un faro, una sorta di sentinella permanente contro tutti coloro che vorrebbero annientare le libertà altrui. In un ipotetico nuovo Attimo fuggente, noi saremmo i primi a salire sui banchi di scuola contro coloro che, magari al riparo di una divisa, vengono a chiedere l'esibizione del Green Pass. Ecco, in un Paese di esseri liberi, tutti, a quel punto, dovrebbero alzarsi e solidarizzare con chi, magari, il Green Pass non lo ha.
In questo mondo di ladri, di vermi, di eunuchi, di invertebrati, di vigliacchi e di ipocriti, non c'è posto per chi non sa resistere e combattere in nome delle proprie convinzioni. Chi crede che non vogliamo vaccinarci peché abbiamo paura del vaccino si sbaglia. Ne abbiamo passate talmente tante e di ben peggiori che una iniezione in più o in meno ci fa un baffo. Ma è il modo in cui vogliono farci passare tutti per gregge allo sbando, per cane da macello, per maiali all'ingrasso, che non ci piace. E allora non ci stiamo.
Siamo esseri umani dotati della facoltà di intendere e di volere. E pensiamo come avrebbe detto Cartesio. Anzi. Siamo, proprio perché capaci di pensare. Non possiamo accettare diktat e imposizioni senza senso da una classe politica che, nel corso dei decenni, ha mostrato di essere tutto e il contrario di tutto. Non ci sono politici che ci tutelano né che ci rappresentano. E non è certamente lo spauracchio del neofascismo, agitato da queste beste ignoranti senza cultura e senza spada, a farci cambiare idea.
Ci sono stati, è bene dirlo subito a scanso di equivoci, uomini che, sebbene fascisti, rispetto a queste larve e a queste mangiatoie sono e saranno sempre degli eletti. Che hanno, spesso, pagato con la vita la loro coerenza e la loro scelta di stare dalla parte sbagliata.
Niente vaccino, quindi, né ora, né mai. Tantomeno sotto la minaccia di una sospensione dal lavoro.
E' vero, non possiamo andare al cinema, a teatro, allo stadio, al ristorante, ma vuoi mettere la mattina, quando ti alzi e, davanti allo specchio, hai per te un accresciuto senso di autostima e la convinzione di non essere disposto, né ora davanti al Green Pass né domani davanti a chissà cos'altro, a rinunciare all'unica cosa per cui vale veramente la pena di vivere in un mondo dove la vita, ormai, non conta più niente e non dipende più da noi: l'autodeterminazione. Per noi e anche per tutti gli altri.
Vogliono cosringerci a sottostare ad una iniezione e al Green Pass? Bene, veniteci a stanare, uno ad uno, casa per casa, ma se, poi, dovessimo rispondere a modo nostro, non chiamateci fascisti o squadristi perché sareste per l'ennesima volta dei bugiardi.
Nel 1936-39, durante la guerra di Spagna, l'eroico popolo spagnolo seppe resistere a lungo contro fascismo e nazismo alleati e mentre le pseudo democrazie occidentali, Francia e Gran Bretagna in testa, assistevano impotenti alla distruzione della libertà nella Repubblica Spagnola. E il motto era 'No pasaran': da Guadalajara alle rive dell'Ebro, dalla Catalogna nonostante la tragedia anarchica fino a Madrid. 'No pasaran' vuol dire non passeranno anche se dovesse restarcene soltanto uno senza Green Pass.
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Abbiamo appena finito di leggere il resoconto dettagliato, a firma Francesca Vatteroni, della conferenza tenutasi alla manifestazione Con-vivere da parte del professor Vittorio Lingiardi e non ci saremmo dedicati a rispondergli se non fosse che il suo sermone anti-no vax e le sue oscure e nefaste previsioni sul futuro dell'umanità post Covid, ci hanno fatto capire ancora una volta di più che se non si scende in campo contro chi vorrebbe farci cambiare vita, allora è davvero finita. Noi rispettiamo la psicoanalisi e la psichiatria così come la psicologia sociale. Anzi, sin dalla post adolescenza ne siamo stati imbevuti e l'abbiamo sempre ritenuta una scienza tutt'altro che borghese come hanno sempre pensato i marxisti. Ma abbiamo anche sempre ritenuto lo psicologo e lo psicoanalista come persone dedite al tentativo di liberare i pazienti dalle proprie paure restituendo loro il coraggio di autodeterminarsi e di poter affrontare la vita con rinnovati e ritrovati vigore e fiducia. Ecco, dalle parole del professore, possiamo sbagliarci, ma, nel caso, lo sfidiamo ad un contraddittorio in pubblica presenza, ci è sembrato che il compito dello psicologo in questa allucinante ed esasperata farsa denominata pandemia sia più quello di adeguare le persone ad un nuovo sistema che far loro riscoprire quel che erano o che, magari, non sono mai state. Il professor Lingiardi scomoda i nostri trascorsi infantili per cercare di motivare il rifiuto al vaccino anti Covid, chiama in causa il nostro non fidarci dell'autorità più o meno costituita a partire da quella genitoriale.
Caro professore, chi scrive conosce e frequenta regolarmente una sua collega di alto spessore che, a Lucca, fa il suo stesso mestiere e non consideri questo ultimo termine in maniera negativa. Ha tenuto, sui nostri giornali, una rubrica dalla quale sono emersi gli spaventosi drammi che questa chiusura ermetica alla vita provocata dal Covid ha inferto e inflitto a molte persone, dalle mamme incapaci di sostenere il peso della famiglia con relativo stress ai giovani isolati e senza più sport e socialità. Ebbene, le posso garantire che nessuna forma di epidemia, salvo una simile alla peste bubbonica capace, cioè, di stroncare vite a pioggia, merita quel che abbiamo subito noi a causa di questo virus che ha colpito e ucciso soltanto a certe condizioni e soltanto dopo una certa età.
Ma non è questo il punto. Il sottoscritto non ha fiducia nella classe politica. Non l'ha mai avuta, non l'avrà mai. E' un individualista, ma non uno sciocco e ignorante come potrebbe pensare lei che sostiene di fidarsi ciecamente dell'autorità qualunque essa sia, medica o amministrativa o politica. Lei, professore, faccia il suo lavoro e si limiti a comprendere le ragioni del disagio sociale. Non venga a farci lezioni di storia perché se così fosse, con le sue previsioni pessimistiche sul futuro, dovrebbe per prima cosa domandarci perché non abbiamo fiducia nell'autorità costituita.
Lei conosce Ida Magli? Bene, era un'antropologa e una delle menti più lucide che questo paese sfasciato di conformisti e senza attributi abbia mai avuto. Se la vada a leggere e poi ne riparliamo. Tornando a noi, le faccio una data: 8 settembre 1943. Quel giorno, paradossalmente, è morto ogni tipo di legame tra il popolo italiano e la sua classe digerente, pardon dirigente. Il Governo, il re, la famiglia reale, lo stato maggiore e i vertici militari, dopo la firma dell'armistizio che fu una vergogna per come venne annunciato, fuggirono sulla via Tiburtina per raggiungere l'Adriatico e imbarcarsi tutti, nessuno escluso, alla volta dell'Italia del sud liberata dagli Alleati. E la mattina del 9 settembre gli italiani si risvegliarono soli e abbandonati, orfani proprio di coloro che avrebbero dovuto proteggerli. Per colpa di questa viltà morirono a decine di migliaia su tutti i fronti europei, vittime della vendetta e della rabbia tedesca.
E lei viene a parlarci di mancanza di rispetto verso le autorità? Ma di cosa vaneggia?
Ecco, a parte il fatto, quindi, che le nostre esitazioni sono più che storicamente giustificate, ci sembra che anche nel passato più o meno recente le cose non siano cambiate granché.
Arrivato il Covid, adesso vogliono farci credere che le nostre vite non saranno più le medesime, che il mondo non sarà più come prima, che il mezzo burqa o mascherina che dir si voglia entrerà di diritto nelle nostre esistenze fino a quando i musulmani che già stanno invadendo l'Occidente non lo faranno diventare un burqua vero e proprio.
E tutto perché su 66 milioni di persone che vivono in questo sfasciato stivale poco più di 3 milioni sono state contagiate. Ma lei professore le statistiche le sa leggere? Ma lei i dati che fornisce il ministero della salute sui propri siti web li legge?
Certo, è vero che, negli ultimi tempi, almeno l'80 per cento dei nuovi contagi riguarda non vaccinati, ma questo cosa vuol dire? Che i contagiati sono degli appestati e voi dei monatti incaricati di barricarli in casa?
Chi le scrive non ha paura dei medici e se ha bisogno chiede aiuto. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a una malattia sicuramente aggressiva che ha provocato molti morti, soprattutto, in chi aveva già delle complicazioni e lei, questo, lo sa benissimo. In sostanza e come sempre è avvenuto, chi è più debole e magari nemmeno lo sa, è più facilmente vittima del virus e da questo può essere anche ucciso.
Questa, però, è la vita e non troviamo giusto che per debellare un virus che colpisce a mezzo servizio si debba provocare la morte economica, sociale, psicologica di milioni di persone che, al contrario, il virus o non lo hanno preso oppure lo hanno sconfitto.
Vi siete vaccinati voi? Bene, avete esercitato un vostro diritto. Possiamo noi rifiutarci di farlo? In fondo è un problema nostro, se ci ammaliamo, voi, vaccinati, dovreste stare al sicuro. Oppure il vaccino non garantisce? E allora se non garantisce cosa lo fate a fare?
Il problema, caro professore, non è la letalità della malattia, ma la carenza di strutture sanitarie oltre ai metodi errati di cura. Oltre alla sproporzione tra il virus con la sua pericolosità e le misure draconiane adottate per distruggere le quotidiane esistenze della gente normale.
Diciamo che, per resistere alla distruzione del Pensiero Unico Dominante, bisogna essere molto, ma molto robusti dentro. Noi, caro professore, per fronteggiare il Covid abbiamo una ricetta tutta speciale che ha trovato concordi anche suoi colleghi attenti ai danni che questo assurdo lockdown emotivo ha provocato. Gliela spieghiamo in due parole:
da oltre un anno e mezzo conduciamo, sostanzialmente, la stessa vita di sempre, senza provocazioni inutili, ma senza nemmeno sottrarci agli abbracci - ne abbiamo bisogno - ai baci - ancora di più - alle strette di mano, a meno che lei non preferisca un più igienico saluto romano a braccio teso.
Stiamo fuori casa il più possibile, ci esponiamo in maniera esponenziale agli agenti atmosferici a cominciare dal sole. Facciamo attività sportiva, 30 minuti al giorno essendo stati colpiti in tarda età da una rara malattia del sistema immunitario, ma ci basta per sentirci vivi. Mangiamo di gusto e beviamo, a volte, pure. Non ci priviamo di niente. In più, dal 15 novembre al 30 giugno, una o due volte a settimana mare agitato permettendo, nuotiamo senza muta 30 minuti nelle acque azzurre e fredde (12°-13°-14°-15°) dei mesi invernali e primaverili.
Fino ad oggi siamo stati, probabilmente, fortunati a non contrarre il virus, ma che vuole farci?
Inoltre, abbiamo anche una mamma che ha raggiunto la veneranda età di 96,5 anni e che, anche lei, non si è vaccinata. Conosciamo casi di persone della sua età o anche meno che, dopo il vaccino, a distanza di un mese sono morte. Colpa del vaccino? Certo che no, ma perché rischiare?
"Aldo, io prima o poi devo morire, che importa come? Il vaccino non lo faccio, preferisco morire quando capiterà. Ho conosciuto i tedeschi durante la guerra, il Covid non può essere peggio di loro". Queste le parole sue quando le ho domandato se volesse fare il vaccino.
Quindi, caro Lingiardi, la prossima volta dica ai suoi organizzatori di Con-vivere che quando ci si sciacqua la bocca con parole come democrazia e libertà e antifascismo, si dovrebbe invitare alle conferenze anche chi la pensa diversamente senza per questo essere, come noi non siamo, fenomeni da baraccone come vorreste dipingerci. No vax è un termine idiota che viene usato da idioti giornalisti che hanno bisogno di abbreviazioni per i titoli che, altrimenti, occuperebbero troppo spazio.
Ma i giornalisti sono una categoria a cui sempre più spesso ci vergogniamo di appartenere.