Ce n'è anche per Cecco a cena
Intuizione della Gazzetta o solo fortuna? Dal bagno Biondetti all'Europarlamento dei grandi eletti
Il volo puntuale parte alle 10:40 per il viaggio che ci porterà dal nostro generale. Tu chiamale se vuoi emozioni come cantava il grande Lucio in tempi non sospetti. Ma le emozioni, in tutti questi anni non sono mancate a cominciare da quel non troppo lontano 2023 quando l'irresponsabile scribacchino di provincia, come si definisce lui, ma non è cosi, direttore di tante Gazzette tra cui quella di Viareggio, Lucca e Garfagnana decide di presentare il libro del generale Vannacci. Un atteggiamento a dir poco contro corrente, quella corrente del mainstream votato al pensiero unico dominante nella quale tutti nuotavano, non sapendo che di li a poco avrebbero annaspato. Insomma una scommessa quella della presentazione al bagno Biondetti che di lì a poco avrebbe portato il generale Vannacci al parlamento dei grandi eletti, tanto per fare un po' di rima baciata. Quel parlamento europeo nel quale avrebbe dovuto misurarsi con avanzi di galera come al Salis che non solo avrebbero occupato posti appunto nel parlamento stesso, ma da quegli scranni avrebbe suggerito di occupare appartamenti sfitti o quanto si presentasse libero da inquilini. Dal Biondetti al parlamento dei grandi eletti con oltre 560 mila voti e non 500 mila come si tende a descrivere. Una scommessa vinta quella di Aldo Grandi e del nostro giornale che ci ha portato dalla provincia a Bruxelles proprio per seguire di persona con qualche inviato poco speciale la vita del nostro europarlamentare. Eh si, di europarlamentari non ne abbiamo avuti molti alle nostre latitudini e al di là del fatto che si possa pensare come lui dovrebbe essere un atteggiamento più riverente e riconoscente verso questo personaggio ma si sa profeta nemo in patria...
Loreno Bertolacci e le Gazzette volano a Bruxelles per e con Roberto Vannacci
Incazzati. Questa è la parola giusta. E schifati. Perché tutto si può accettare in questa esistenza già tribolata e tribolante, ma non la cattiveria umana, non la denigrazione…
La Gazzetta del Serchio: cambia il dominio in .net e così anche la posta elettronica, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prima o poi sarebbe potuto e, magari, anche dovuto accadere. La Gazzetta del Serchio così come la Gazzetta di Viareggio e anche la Gazzetta di Massa Carrara hanno cambiato il proprio dominio passando da .it a .net Di conseguenza anche la posta elettronica ha visto modificarsi in
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
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I nostri lettori, ormai, conoscono a menadito la prima pagine o homepage del nostro giornale. In alto, a destra, accanto alla notizia principale, esiste da sempre uno spazio riservato ai filmati che il sottoscritto, onestamente, non si è mai curato di gestire in maniera omogenea e organizzata. Così, proprio in occasione della Giornata della memoria, abbiamo deciso di dedicare questo spazio alla riproduzione a quei film, in lingua italiana e integrali, che hanno suscitato in noi particolare curiosità, attenzione e rilevanza sotto il profilo storico, emotivo, sociale. Si parte con una pellicola del 2010, Vento di primavera, dal nome dell'operazione che portò alla più grande retata o. meglio ancora, rastrellamento, di ebrei durante la Francia collaborazionista di Vichy. Una storia devastante che la regista riesce a riprodurre grazie ad una attenta ricerca di fonti autentiche e a una sensibilità straordinaria dovuta, forse, anche al fatto che la famiglia del marito, di origine ebraica, aveva vissuto a Montmartre vicino alla famiglia di Weismann (il bambino protagonista del film). Inoltre, suo padre fu detenuto in uno dei campi di internamento di Francisco Franco.
E' passata da appena due giorni la Giornata della memoria e noi ci domandiamo, a volte, se ci sia bisogno ancora di una giornata particolare per ricordare ciò che tutti dovrebbero avere ben chiaro in mente: lo sterminio di milioni di persone colpevoli solo di essere ebree. E' evidente che l'orrore, inevitabilmente, stava da una parte sola e quella parte ha contribuito alla distruzione dell'Europa e non soltanto. Vedere oggi ciò che accadde oltre 75 anni fa può sembrare superfluo, ma è sufficiente provare a calarsi in quei tempi e in quelle vicende per rendersi conto di come non sia accettabile, al giorno d'oggi, chi nega l'Olocausto o chi non sa e non vuole prendere le distanze da quanto accaduto per mano dei nazi-fascisti. Sì, perché anche il fascismo straccione di Mussolini finì per diventare servo di Hitler e partecipare alla persecuzione degli ebrei italiani. Né più né meno di quanto avvenne, appunto, con la Francia collaborazionista di Vichy e con l'operazione Vento di primavera. Sia in Francia sia in Italia ci sono stati delatori, traditori, spie che hanno contribuito in maniera sostanziosa e sostanziale alla cattura degli ebrei che i tedeschi, poi, provvedevano a deportare nei campi di sterminio.
Quindi, giusto parlare di foibe e lo abbiamo già scritto, ma anche altrettanto giusto sarebbe che a destra si assumessero le responsabilità di quel tempo e a sinistra facessero altrettanto. Solo con una condanna unanime e da ambedue le parti si può sperare in una riappacificazione che non vuol dire cancellare o dimenticare, ma soltanto voltare pagina.
Adesso, però, guardatevi il film che, realmente, merita.
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Venerdì prossimo, 15 gennaio, decine di migliaia di ristoratori di ogni parte d'Italia - ad eccezione, a quanto pare, di Lucca (e Versilia, Garfagnana e Massa Carrara?) dove non ce n'è nemmeno uno o così pare, apriranno i battenti per non chiudere più in spregio, giustificato, ai ridicoli e inconcludenti dpcm del Governo di incapaci e di inetti oltreché di privilegiati che sta conducendo il nostro già disgraziato paese allo sfascio. Il pericolo di morte, del resto, per la più grande delle eccellenze italiane, la gastronomia, è imminente e viste le promesse da marinaio di Giuseppe Conte i titolari di ristoranti hanno deciso che è il momento di scendere in pista, di disobbedire, di ribellarsi a chi, senza motivo, senza alcuna giustificazione, sta facendo di tutto per 'ucciderli'. L'iniziativa è partita da tre ristoratori, Antonio Alfieri da Sassuolo, Umberto Carriera di Pesaro e il nostro giovane Mohamed El Hawi di Firenze, egiziano di origine, ma fiorentino di nascita, musulmano, ma, allo stesso tempo, più italiano di tanti altri italiani. Di quest'ultimo, Momi per gli amici, abbiamo più volte parlato e non solo noi. Siamo stati noi, però, i primi che lo hanno 'adottato' facendo il possibile, con articoli e non soltanto, per far conoscere la sua grinta, la sua ferma determinazione, la sua volontà di non perire sotto i colpi e le multe, ingiuste e vergognose, che questo stato senza cuore gli ha inflitto a più riprese. Vedremo come questo Governo di fantocci privi di ogni rappresentatività, buoni solo per chiudere la gente in gabbia e privarla delle libertà fondamentali, riuscirà a contenere la lunga rabbia di questi imprenditori che non hanno, ormai, più niente da perdere perché consapevoli che i lockdown non solo sono inutili e troppo facili da adottare, ma che il Governo e i suoi consulenti senza senso e senza umanità andranno avanti per mesi se non per anni incuranti delle conseguenze devastanti sotto tutti i punti di vista.
Hanno, i ristoratori, compreso anche che se non saranno loro a scegliere come vivere la propria vita, nessuno se ne prenderà cura. Dispiace che a Lucca nessuno della categoria abbia il coraggio di uscire allo scoperto e rifiutare le allucinanti imposizioni portate avanti con la folle giustificazione di voler contenere i contagi. Aprite gli occhi. Non potete far finta di nulla, ne va delle vostre vite prima di tutto e di quelle dei vostri figli. Come è possibile che le vostre menti siano state accecate fino a questo punto? Perché a Lucca ognuno pensa per sé, ma non c'è alcun dio che pensi per tutti? Perché la paura di fare il primo passo e vincere il timore di essere additati al pubblico ludibrio, puntualmente, terrorizza e immobilizza anche le migliori energie?
Hanno costretto migliaia di ristoratori a spendere soldi per adeguare i propri locali alle misure anti-Covid. Poi, hanno spiegato che non sarebbe servito a nulla e che, quindi, proprio per poter godere di un natale e di tempi migliori, era necessario richiudere tutto convinti che proprio il tenere aperti i ristoranti avrebbe rappresentato un fortissimo veicolo di espansione per il virus.
Sono passati mesi, ma i contagi restano ugualmente alti il che, se non siamo scemi, significa che i ristoranti, evidentemente, non c'entrano nulla e non hanno responsabilità. Ma loro fanno finta di niente e si accaniscono ancora passando da un colore all'altro e giocando con gli esseri umani e le loro esistenze come se fosse un videogioco. Ci hanno detto che si può stare seduti al tavolo se si mangia senza mascherina, ma che se ci si alza anche solo di poche decine di centimetri, la mascherina diventa obbligatoria. Ma come si può credere a simili amenità? Dove è finita la nostra capacità di critica? Possibile che la paura e i mezzi di informazione inquinati da giornalisti e intellettuali senza spina dorsale siano riusciti nel miracolo di rendere tutti privi di intelletto?
Arriva un momento, nella vita di ciascuno di noi, in cui occorre fare delle scelte e, facendole, si rinuncia, inevitabilmente, a qualcosa o a qualcuno. Certo, più facile e più comodo sarebbe non dover scegliere e pretendere di conservare tutto, ma la vita non funziona così. Adesso è uno di quei momenti e siamo chiamati a scegliere se vivere o rinunciare a farlo per chissà quanto tempo in nome di una presunta emergenza il cui unico risultato, oltre alle migliaia di morti da una certa età in su e soltanto se provvisti di robuste patologie pregresse, è quello di stare distruggendo ogni fiducia nel futuro mettendo in discussione una intera generazione di giovani accusati di essere degli untori.
Siamo arrivati al punto che indossare la mascherina, lavarsi le mani, mantenere le distanze, rifiutare abbracci e strette di mano, chiudersi in casa senza uscire e senza vedere alcuno siano tutte manifestazioni di Sinistra mentre l'opposto rappresenterebbe, secondo i soloni dell'imbecillità progressista e mainstream, l'essenza stessa del sovranismo, del fascismo, dell'individualismo, del razzismo, del, viene da ridere, trumpismo e chi più ne ha più ne metta.
Ma vi ricordate questi aneddoti? «Le mascherine per le persone sane non servono a niente», diceva il 25 febbraio Walter Ricciardi, nella sua prima uscita pubblica da consulente del Ministero della Sanità.
«I presidi medici vanno riservati a medici e infermieri, bisogna farne un uso intelligente: usare la mascherina non ha senso se si mantiene la distanza. Non la indosso se sto a un metro e mezzo di distanza» sosteneva il 19 marzo Alberto Villani, presidente della società italiana pediatria.
«Oggi non è necessario, per chi riesce a mantenere le distanze e a rispettare le indicazioni che sono state date, utilizzare le mascherine» gli faceva eco il 3 aprile il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, in conferenza stampa per i dati giornalieri sui contagi sempre senza mascherina.
Ora ci sono venuti a dire che la mascherina è una seconda pelle, mentre, in realtà, è l'anticamera del burqa così ci prepariamo meglio all'islamizzazione progressiva della società.
Vediamo gente che ha perso di vista il proprio cervello, che indossa la mascherina anche se è da sola in auto con tanto di finestrini chiusi, se è a passeggio all'aria aperta e in un raggio di centinaia di metri non c'è anima alcuna. Ma quanto vi ci vuole per azionare l'indipendenza di giudizio e la facoltà di critica per comprendere che ci stanno prendendo sistematicamente in giro? Che stanno muovendosi non in base a considerazioni di carattere umano, ma su numeri ed algoritmi che niente hanno a che spartire con le nostre misere esistenze ed esigenze quotidiane? Cosa devono ancora fare per ridurvi in schiavitù?
Bene, per quanto ci riguarda noi non soltanto appoggiamo pienamente la disobbedienza civile dei ristoratori e di tutte quelle categorie che si rifiutano di lasciarsi morire, ma, da parte nostra, rifiutiamo di indossare la mascherina all'aperto come primo gesto di rifiuto verso misure che non hanno prodotto alcun risultato. La verità è che stanno cercando un capro espiatorio che spieghi il loro totale fallimento. Poiché non vogliono ammettere che questo virus non è la peste bubbonica né l'ebola e che non provoca più morti di quanti non ne abbiano provocati, in passato altri virus altrettanto virulenti, annunciano costantemente nuove ondate per giustificare la loro repressione. E se i numeri non calano non è mai colpa loro né dei comitati di (in)esperti pagati profumatamente con soldi pubblici, bensì nostra che non facciamo mai abbastanza, che non ci sacrifichiamo mai sufficientemente, che ci divertiamo a ballare in mezzo alla strada, che vogliamo, semplicemente, ritornare a vivere per la semplice ragione che non esiste alcuna motivazione lucida e razionale per non farlo.
Ecco perché noi non rinunciamo a una stretta di mano, ad un abbraccio, ad un sorriso, ad uno scambio di emotività. Rivendichiamo il diritto ad essere, innanzitutto, soprattutto e prima di tutto, esseri umani dotati della facoltà di discernere. Non neghiamo ciò che è evidente, ma non ci pieghiamo né siamo disposti a rinunciare all'unica insopprimibile libertà che l'uomo non può mai perdere: quella di combattere per la propria continuità, per il proprio presente e per il proprio futuro.
Non obblighiamo nessuno a pensarla come noi o a comportarsi di conseguenza, ma non provino ad obbligarci a fare ciò che non vogliamo o a non fare ciò che riteniamo giusto.