Ce n'è anche per Cecco a cena
Intuizione della Gazzetta o solo fortuna? Dal bagno Biondetti all'Europarlamento dei grandi eletti
Il volo puntuale parte alle 10:40 per il viaggio che ci porterà dal nostro generale. Tu chiamale se vuoi emozioni come cantava il grande Lucio in tempi non sospetti. Ma le emozioni, in tutti questi anni non sono mancate a cominciare da quel non troppo lontano 2023 quando l'irresponsabile scribacchino di provincia, come si definisce lui, ma non è cosi, direttore di tante Gazzette tra cui quella di Viareggio, Lucca e Garfagnana decide di presentare il libro del generale Vannacci. Un atteggiamento a dir poco contro corrente, quella corrente del mainstream votato al pensiero unico dominante nella quale tutti nuotavano, non sapendo che di li a poco avrebbero annaspato. Insomma una scommessa quella della presentazione al bagno Biondetti che di lì a poco avrebbe portato il generale Vannacci al parlamento dei grandi eletti, tanto per fare un po' di rima baciata. Quel parlamento europeo nel quale avrebbe dovuto misurarsi con avanzi di galera come al Salis che non solo avrebbero occupato posti appunto nel parlamento stesso, ma da quegli scranni avrebbe suggerito di occupare appartamenti sfitti o quanto si presentasse libero da inquilini. Dal Biondetti al parlamento dei grandi eletti con oltre 560 mila voti e non 500 mila come si tende a descrivere. Una scommessa vinta quella di Aldo Grandi e del nostro giornale che ci ha portato dalla provincia a Bruxelles proprio per seguire di persona con qualche inviato poco speciale la vita del nostro europarlamentare. Eh si, di europarlamentari non ne abbiamo avuti molti alle nostre latitudini e al di là del fatto che si possa pensare come lui dovrebbe essere un atteggiamento più riverente e riconoscente verso questo personaggio ma si sa profeta nemo in patria...
Loreno Bertolacci e le Gazzette volano a Bruxelles per e con Roberto Vannacci
Incazzati. Questa è la parola giusta. E schifati. Perché tutto si può accettare in questa esistenza già tribolata e tribolante, ma non la cattiveria umana, non la denigrazione…
La Gazzetta del Serchio: cambia il dominio in .net e così anche la posta elettronica, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prima o poi sarebbe potuto e, magari, anche dovuto accadere. La Gazzetta del Serchio così come la Gazzetta di Viareggio e anche la Gazzetta di Massa Carrara hanno cambiato il proprio dominio passando da .it a .net Di conseguenza anche la posta elettronica ha visto modificarsi in
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
25 luglio - 8 settembre 1943: ecco perché noi non possiamo credere né fidarci della classe digerente
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L'ignoranza e la demenza giovanile che alberga nelle ultime generazioni cresciute all'insegna della tecnologia esasperata e dei social elevati a religione dell'anima e del corpo, non solo non sa che cosa accadde tra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, ma, presumibilmente, nemmeno crede che il 1943 sia stato un anno, e che anno!, del nostro disgraziato passato e della nostra, ormai, dimenticata Storia nazionale. Per un popolo e in un paese dove la memoria e l'identità sono stati cancellati progressivamente in nome di un Grand Reset europeo e mondiale, economico e sociale, cosa volete che conti ricordarsi di cosa accadde in quella drammatica estate di 78 anni fa? Noi, invece, che ancora non ci siamo venduti il cervello all'ammasso e rivendichiamo il diritto e il dovere della conoscenza di ciò che siamo stati senza se e senza ma, leggevamo, in questi giorni anzi, rileggevamo per l'ennesima volta, un libro che, per la nostra crescita culturale e interiore, è stato fondamentale: 1943: l'8 settembre, scritto da Ruggero Zangrandi e pubblicato da Feltrinelli apparso negli anni Sessanta in più edizioni. Ehi, gioventù bruciata, sapete che cosa avvenne il 25 luglio 1943? Cadde il fascismo, ma mentre gli italiani festeggiavano per le strade incendiando e distruggendo tutto ciò che era testimonianza di una dittatura che aveva gettato il paese nella tragedia e nella rovina, qualcuno, proprio tra coloro che avevano fornicato con Mussolini sin dall'inizio, cercava di sopravvivere a spese, proprio, del popolo italiano ignaro di cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
Il maresciallo Pietro Badoglio, colui che aveva beneficiato del Ventennio, che era complice di tutto ciò che era avvenuto né più né meno del duce, del re e di tutti i ministri fascisti, venne nominato dal re capo del governo e si affrettò a reprimere gli entusiasmi popolari annunciando, via radio, alla nazione che “la guerra continua”. Questo è stato il primo inganno perpetrato nei confronti degli italiani che, a detta del buonsenso e della sua classe dirigente, sarebbero stati protetti da quest'ultima in un momento così difficile. In realtà non si capiva né nessuno disse o spiegò contro chi la guerra doveva continuare se, contro gli Alleati o, magari, contro i tedeschi.
Gli italiani, che avevano patito lutti, distruzioni, fame, dittatura, pensarono fosse giunto il momento di alzare la testa e, finalmente, respirare aria di libertà con un nuovo governo che avrebbe dovuto, nella logica del buonsenso, concedere e permettere tutto quello che, il precedente, aveva negato per due decenni.
Non fu così. Al contrario, Badoglio incaricò polizia e carabinieri, i soliti bracci armati del potere nei momenti cruciali, di reprimere duramente ogni aspirazione collettiva, ogni assembramento, varando misure rigidissime che avrebbero evitare ogni tipo di aspirazione libertaria di un popolo che aveva sofferto e non voleva soffrire più. Furono migliaia le vittime di questa repressione poliziesca decisa da un governo corrotto e vigliacco i cui componenti altri non erano se non gli stessi che, durante il fascismo, avevano convissuto e adulato Mussolini.
Ma non fu tutto e non fu abbastanza. Furono intavolate in gran segreto, si fa per dire, e in maniera alquanto ipocrita e all'italiana, trattative con gli Alleati al fine di sganciarsi dal conflitto, ma sempre cercando di non far sapere nulla al tedesco alleato che immaginava, ma non riusciva a capire. Fino all'8 settembre 1943, quando la radio annunciò l'armistizio, quando, la mattina del 9, una lunghissima coda di auto portò il re, la famiglia reale, il governo fantoccio e i generali felloni, tutti fuggiaschi e traditori, sulla via Tiburtina in direzione Pescara per imbarcarsi, ad Ortona, e raggiungere il sud dell'Italia ormai liberato dagli Alleati. Lasciando, ovviamente, gli italiani, a se stessi, senza guida, senza direttive, senza qualcuno che fosse in grado di assumersi le responsabilità di governo.
Anche all'epoca i nostri governanti parlavano di prendersi cura del popolo, avevano imposto coprifuoco e divieto di assembramenti o riunioni per tutelare l'ordine pubblico e non irritare il tedesco sospettoso che, per 45 giorni, fece affluire ancora più divisioni di quante già non ne avesse e senza che il nostro Stato Maggiore aprisse bocca per protestare. Alla fine il re, il generale D'Ambrosio e il capo del Governo fantoccio Pietro Badoglio abbandonarono milioni di soldati sparsi in tutta Europa lasciandoli senza direttive alla mercé di un tedesco avvelenato per il tradimento subito. E con loro abbandonarono anche il paese.
Ebbene, da allora fu impossibile, per gli italiani, avere fiducia nella propria classe dirigente divenuta, anno dopo anno, sempre più digerente. E oggi, davanti a chi ci costringe, il 18 giugno con 30 gradi all'ombra o quasi, ad indossare le mascherine, è difficile credere che lo faccia per il nostro bene quanto, piuttosto, per un disegno particolare o per una ignavia e una paura che furono le medesime di tanti anni fa.
Perché, caro lettore, accade sempre questo, a queste latitudini, e cioè che nei momenti cruciali della Storia, i politicanti da strapazzo e la classe digerente senza orgoglio né dignità, mai pensa al popolo, bensì a salvarsi e a nascondere, finché può, i reali termini della situazione, proprio per non correre il rischio di far conoscere alla gente quello che la gente, purtroppo, non deve sapere.
Così, oggi, il Covid è diventato il grimaldello con cui aprire definitivamente, per mezzo della paura, gli animi e le resistenze di chi non può cedere la propria indipendenza di giudizio e l'autonomia di pensiero a un tanto al chilo. Come ha magistralmente scritto nell'articolo di apertura Marina Mascetti, allieva della grandissima Ida Magli, vogliono ridurci allo stato vegetativo, costringerci a rinunciare ad ogni libertà in cambio della promessa, fasulla, della salvezza dal virus e della vita eterna. Stronzate.
A ottobre 2021 ricominceranno le vessazioni e la tortura delle mascherine ammesso che ce le tolgano il 15 agosto. Ci dicono che solo il vaccino e le regole rispettate hanno permesso al virus di lasciarci in questi mesi, mentre anche il porco sa che con 30 gradi ogni virus influenzale se ne va a p.....e.
Con l'autunno torneranno le paure e le precauzioni e la colpa sarà, vedrete, di chi, come noi, non si è vaccinato e non perché non creda nell'esistenza del virus, ma perché non crede nella sua letalità e, soprattutto, crede sia diritto di ognuno scegliere come deve e vuole morire.
Il potere ha sempre in serbo un 25 luglio e un 8 settembre, è nella sua natura e sempre utilizzerà i suoi 'servi' per reprimere ogni istanza di libertà anche la più giusta. Non dimenticate che le forze di polizia del fascismo, salvo sporadiche e inevitabili eccezioni, non vennero mai epurate e gli stessi che avevano servito fedelmente il duce servirono, altrettanto fedelmente, la Repubblica antifascista. Questa non è politica, è storia.
Non ci fidiamo perché non ci possiamo fidare, perché la stupidità di questa classe digerente fa il paio con l'idiozia delle misure anticovid. Ma attenzione, il Potere accetta la contestazione fino a quando non sceglie di stroncarla e quando ciò accade - e accade sempre prima o poi - non c'è spazio per nessuno. Maschereranno la loro vigliaccheria scambiandola per protezione verso gli altri, ma sarà soltanto l'ennesimo 8 settembre.
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Vogliono darci ad intendere che arrestare qualcuno per furto o per spaccio sia, sostanzialmente, la stessa cosa o quasi che multare o denunciare chi contravviene alle misure coercitive imposte da questa classe digerente per fronteggiare questa emergenza sanitaria. In un nostro vecchio libro, Insurrezione armata, che raccoglieva le testimonianze degli ex militanti di Potere Operaio - gente che quando manifestava lo faceva sul serio, non come accade oggi - Guglielmo Billy Bilancioni raccontava questo aneddoto avvenuto durante un corteo di protesta: Un carabiniere mi disse: lottate lottate, che se poi vincete, a noi ci mettono una stella rossa sopra il cappello e vi picchiamo lo stesso. Brutale come discorso, ma assolutamente concreto. Del resto, non a caso la polizia fascista è diventata, all'indomani della Liberazione, la polizia della Repubblica Italiana nata dalla Costituzione e coloro che avevano perseguitato, arrestato, incarcerato gli antifascisti divennero, poi, gli stessi che fecero altrettanto nei confronti degli operai e delle classi popolari nell'immediato dopoguerra e non soltanto. Questo a dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che quando si indossa una divisa, il libero arbitrio e l'autonomia di pensiero se ne vanno a quel paese e si obbedisce, per lo stipendio il più delle volte, anche a ciò che non si condivide e ne abbiamo dimostrazione, di questi tempi, ogni giorno di più.
Oggi è il 25 aprile anniversario della liberazione del nostro Paese dalla dittatura nazi-fascista. Giusto celebrarlo e altrettanto giusto evitare ogni retorica attenendosi ai fatti che già di per se stessi sarebbero sufficienti a dimostrare da che parte stava la ragione. Invece, purtroppo, si finisce sempre per rendere questa giornata una sorta di celebrazione stantia e priva di confronti con il presente dove il nemico non è, come vogliono farci credere, un risorgente, ma inesistente fascismo-nazismo, bensì e a parere nostro, qualcosa di ben più subdolo, viscido e invisibile - anche se, al momento, meno crudele - di ottanta anni fa.
Si sciacquano la bocca con la Costituzione e non si rendono conto o fanno finta di non accorgersi che ne stanno calpestando i diritti e i principi ogni giorno. Guardano a 80 anni fa e non vedono che il Nuovo Pensiero Unico sta stringendo i cordoni della libertà in vista di un futuro dove le concentrazioni di potere e di ricchezza saranno sempre più in grado di ridurre gli esseri umani a masse amorfe senza alcuna capacità decisionale e intellettiva.
Saremo blasfemi e anche peggio, ma di fronte a una società come quella che ci stanno proponendo, con il mostro tecnologico a controllarci tutti come cavie e senza possibilità di ribellarsi perché vittime di una dittatura protettiva e misericordiosa che agisce per il nostro bene, anche Mussolini, al confronto e in prospettiva, sarebbe una dolce... Euchessina.
Oggi il 25 aprile è ogni giorno, da oltre un anno, da quando è cominciata questa pandemia che uccide a singhiozzo e contagia in minima percentuale, ma che ha messo in mutande milioni di persone stravolgendone la vita e devastandone gli affetti. Peccato che proprio le giovani generazioni non lo comprendano e si ribellino ad un potere che non ha alcuna pietà né, soprattutto, buonsenso.
Quanto, poi e perdonateci la disgressione personale, alla multa che ci hanno appioppato ieri in piazza San Michele, ancora una volta abbiamo avuto la dimostrazione di come sia molto più facile colpire chi sta da solo piuttosto che intervenire di fronte a centinaia di persone. Noi non commentiamo visto che abbiamo già abbastanza querele e denunce, ma è evidente che quanto accaduto non aveva e non ha avuto, a nostro avviso, alcun senso logico. O si multano tutti quelli che violano le prescrizioni - assembramenti, mascherine, distanziamento - oppure si sta zitti, si osserva in silenzio e, con la coda tra le gambe e la consapevolezza di aver evitato figuracce, ci si allontana.
La polizia dovrebbe essere vicina alla gente, spendono al ministero fior di milioni per campagne pubblicitarie dove fanno vedere che gli agenti sono i protettori dei più deboli, ci chiedono inviandoci foto e articoli preconfezionati, di pubblicarli per far fare bella figura a istituzioni e istituzionalizzati e, poi, una volta in strada, dimostrano che la gente, quella vera, quella che vuole vivere, quella che non vuole essere lasciata morire tra quattro mura per un'epidemia che ne contagia pochi e ne uccide ancor meno, non solo non viene aiutata, ma neppure compresa.
Noi, nel ringraziare il questore (o la questora?) per quanto avvenuto ieri, continueremo a rispettare gli uomini e le divise per le quali e a difesa delle quali abbiamo sempre, in trent'anni di (dis)onorata professione, preso le difese. Non sarà certamente una contravvenzione a mutare la nostra convinzione e chi ci conosce da sempre, dai Claudio Arpaia ai Virgilio Russo, dai Leonardo Leone agli Angelo Croci e a tutti gli altri di via Cavour con cui abbiamo avuto a che fare, lo sanno benissimo ed è questo quello che, per noi, conta.
Contano gli Uomini non le divise che indossano.