Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse di istigazione all'odio razziale a seguito delle frasi contenute nel libro di Roberto Vannacci e riguardanti l'atleta di colore Paola Egonu, adesso anche i colleghi della procura militare hanno deciso che non c'è stata alcuna istigazione né all'odio razziale né, tantomeno, a commettere qualsiasi altro tipo di reato. Sul proprio profilo facebook il generale di divisione divenuto europarlamentare ha così ironicamente commentato: Il tempo è galantuomo. Sarebbero opportune, ora, le scuse di molti che in questi mesi hanno sbandierato sicurezza, prosopopea e arroganza nei riguardi di queste infondate accuse. In particolar modo da parte della professoressa Mirella Serri che non ha mai lesinato attacchi anche sul piano personale. Lo avevano massacrato i soloni e gli invertebrati della Sinistra e del Pensiero Unico Dominante, quello verniciato di rosso-fucsia, ma privo di qualsiasi spessore. In realtà, però, a nostro avviso, il primo a dover chiedere scusa dovrebbe essere il ministro della Difesa Guido Crosetto, quello della laurea sventolata, ma mai conseguita, quello che, senza nemmeno leggere il libro e provare a capirci qualcosa, se ne uscì dopo i primi dispacci Ansa con un ingiusto e ignorante Sono le farneticazioni personali di un generale. Peccato che di quel generale lui era diretto superiore, il ministro che lo avrebbe dovuto tutelare e preservare dal vomito mediatico che di lì a poco gli sarebbe piovuto addosso. Dubitiamo che, adesso, il Crosetto - uno che si fa prima a saltare che a girargli intorno - chiederà scusa e anche perdono, perché no?, a Roberto Vannacci. Troppa arroganza e supponenza, quelli tipici del potere senza autorevolezza, ma soltanto autorità.
Tornando a Vannacci, noi non abbiamo mai avuto dubbi, esattamente come ai tempi del Covid quando, unici, sostenevamo che non si poteva tenere la gente chiusa in casa impedendogli di andare a lavorare per vivere e imponendo per forza una vaccinazione che ognuno avrebbe potuto e dovuto scegliere in base alla propria autonomia di pensiero.
Non sbagliamo un colpo ad essere sinceri e il generale viareggino ne converrà. Immaginiamo la sua soddisfazione, giustamente, tanta e giustificata. Il suo libro ci era piaciuto e lo abbiamo trovato, sin da subito, esente da ogni rischio di accusa per diffamazione o altre stronzate del genere. Troppo intelligente e altrettanto preparato Roberto Vannacci per cadere nei tranelli dei media.
Il 24 agosto saremo alla Versiliana di Marina di Pietrasanta per intervistarlo. Sarà l'occasione di rivedersi, probabilmente, dopo tanto tempo. Lui sa che qui, alle Gazzette, i dementi ad una sola dimensione - ma anche a più di una - sono bannati e non trovano ospitalità. Mentre sono i benvenuti gli spiriti liberi e critici della uniformità omogenizzata.
Certo, a pensarci bene, coloro i quali hanno fatto una figura di merda - giornalisti, politicanti da strapazzo e anche non, intellettuali eunuchi e psichicamente labili, gattini da tastiera senza attributi - sono così tanti che se dovessimo ricordarli tutti non basterebbero ore. Qual è, allora, per loro, il senso di vivere se non quello, appunto, di aspettare soltanto di morire (di invidia, di gelosia, di idiozia, di malvagità, di presunzione, di spocchiosità)?