Che popolo di imbelli, sciocchi, stupidi, idioti che siamo. Tutti credevamo che con l'avvento di Mario Draghi, come per incanto, tutto sarebbe cambiato e, magari, tornato come prima. E questo solo perché Draghi, oltre ad essere un economista, sarebbe anche nelle grazie dei mandarini a capo degli organismi sovranazionali i quali, dopo aver massacrato le identità dei singoli paesi, adesso vogliono radere al suolo anche i popoli che li compongono. Peccato che monsieur Draghi altri non è se non un prodotto di quella finanza internazionale e di quei mercati che, loro sì, ormai, sovrani, gestiscono le nostre vite e l'intero pianeta in base a parametri studiati a tavolino o nei containers della Scienza senza nemmeno scendere in strada per vedere come sta la gente comune. E quest'ultima sta, è bene dirlo forte, di merda. I dati Istat sulla povertà nel nostro (dis)graziato stivale sono impietosi e, sicuramente, in difetto. E' passato un anno dal primo lockdown totale e che cosa è cambiato? Nulla, assolutamente zero e questo, a menti lucide e logiche dovrebbe già significare qualcosa. Invece no. Tutte pecore di un gregge di invertebrati che sta andando consciamente e allegramente verso il precipizio. Un anno nel corso del quale sono state distrutte decine di migliaia di aziende, sconvolti decine di migliaia di studenti, annientate decine di migliaia di persone che hanno perso tutto: dagli affetti alla libertà, dalla fiducia alla speranza, dal lavoro alla voglia di vivere. Sì, perché l'unico risultato di questa classe digerente che non sa essere dirigente, è quello di aver prodotto miseria, miseria e soltanto miseria.
L'altro giorno eravamo ai funerali di Vincenzo Placido dove, a dirla tutta e, probabilmente, con la scusa del virus, mancavano decine tra coloro che avrebbero dovuto, a nostro avviso, essere presenti. La famosa ipocrisia lucchese. Parlavamo col professor Marcello Pera e lui stesso ci faceva notare l'assurdità e la illogicità delle misure 'idiottate' con i vari Dpcm. Ci siamo stretti la mano, come sempre, perché una stretta di mano, di questi tempi, così come un abbraccio, valgono diecimila volte di più sia come effetto sia come scelta.
Vi avranno detto, gli imbecilli a un tanto al chilo che dall'alto della loro presupponenza e dal basso della loro ignoranza, che la colpa di questo anno senza risultati sul fronte Covid, è di noi tutti negazionisti e di chi - ma chi?, ma dove?, ma quando? - non ha indossato la mascherina, di chi ha scelto di andare a ballare questa estate, di chi ha deciso di non mantenere la distanza. Ovvio che sia così e sarà sempre peggio. L'anno prossimo diranno che la colpa è di chi non si è vaccinato. C'è sempre qualcuno - gli ebrei ne sono testimonianza - contro cui scagliarsi e da additare per le colpe di ciò che non va. La storia, purtroppo, non insegna niente e la paura di morire supera anche la necessità di dover capire.
Lo diciamo dall'inizio della pandemia: arriverà un momento in cui si dovrà decidere se il prezzo che paghiamo vale la pena continuare a pagarlo. Ebbene, ormai questo momento è arrivato e scaduto da un pezzo, ma chi ci governa ha deciso che non esiste un prezzo oltre il quale non si può andare. Anzi. Ha scelto consciamente che non esiste un prezzo che valga quello che sta succedendo con le restrizioni e le devastazioni prodotte dalle ridicole misure anticovid.
Del resto, se 11 milioni di persone quasi 12 ascoltano e guardano Sanremo, c'è da chiedersi come si possa pretendere che non guardino anche le trasmissioni h24 sul terrore sparso a piene mani per questo virus che contagia, ora, soprattutto, i più giovani, ma ammazza o fa star male solamente gli over.
365 giorni per essere di nuovo da capo senza nemmeno essersi resi conto di aver girato intorno. Parlano di ristori questi grandissimi e non aggiungiamo altro per non ricevere esposti dei soliti delatori all'ordine dei giornalisti. Noi abbiamo preso, in 12 mesi, 600+600+1000 e siamo partite Iva oltreché liberi professionisti. Quindi, per questi geni della stirpe noi avremmo dovuto campare un anno con 2 mila 200 euro, 20 euro e anche meno al mese. E il discorso vale per i ristoratori, per i gestori di locali pubblici, per i lavoratori dipendenti del settore privato a meno che non siano fortunati.
Non vale invece per gli statali o i parastatali, questa categoria protetta, soprattutto, a Roma dove decine di migliaia di parassiti sono in molti, ma molti di più degli organismi ai quali si attaccano per poter vivere. Nessuno che dica la verità: se tutti dobbiamo sacrificarci, bene, che si sacrifichino anche gli statali, che rinuncino per solidarietà ad un 20 per cento del proprio stipendio per aiutare gli altri, quelli che il 27 del mese sono, di questi tempi, soliti prenderlo sotto la coda.
Macché. Non lo fanno i politici perché dovrebbero farlo i dipendenti del settore pubblico. Così, è il paradosso che l'Italia che produce viene straziata mentre l'Italia che galleggia e consuma continua come se niente fosse.
Non abbiamo ancora sentito di suicidi da parte di gente che ha lo stipendio garantito a fine mese, mentre abbiamo letto di suicidi di persone che lo stipendio non lo hanno mai avuto per il semplice motivo che se lo sono sempre dovute andare a cercare senza sapere se lo avrebbero percepito o meno. Questo è il nostro paese, un paese che viaggia a due velocità con i privilegiati da una parte e i disperati dall'altra.
Quello che sta accadendo è di una devastazione epocale. Per un virus che uccide o che costringe in ospedale una minima parte della popolazione si impedisce a tutti di vivere e di poter lavorare per farlo. E' una vergogna. Non si può, con la scusa di salvaguardare la salute di pochi, mettere a repentaglio quella di tutti, bambini, adolescenti, adulti e anziani compresi.
Draghi? Non commentiamo perché di querele ne abbiamo già prese troppe, ma quando un uomo si assume la responsabilità di guidare un paese, o è disposto a metterci la faccia e a rovesciare tutto quello che ha visti fino a quel momento, oppure è meglio che resti dov'è, ossia alla corte dei mercati.
L'Italia è alla fame. E continuano a dire che il problema principale prima di pensare alla fame è il Covid. C'è gente che non sa come mangiare, che si indebita, che vende tutto anche quello che non ha, che non sa come pagare l'affitto, che non riceve la cassa (dis)integrazione da ottobre, che è disoccupata, che si vede portare via la casa e anche la vita e questi stronzi ci vengono a dire che debellare il virus è la condizione primaria per ripartire? Ipocriti. Adesso aspetteranno il rialzo delle temperature come l'anno scorso e diranno che il merito di essere tornati a respirare è stato delle loro misure restrittive. Dementi. Anche i neonati sanno che con il caldo i virus se ne vanno a dormire.
Noi non ci vacciniamo. L'altro giorno abbiamo ricevuto la telefonata di un medico il quale ci ha chiesto se la cara vecchia Dory Chimenti, 96 anni all'anagrafe, voleva essere vaccinata vista l'età e ne avrebbe avuto il diritto prima di tutti gli altri. Glielo abbiamo chiesto: la sua risposta è stata no grazie, tanto prima o poi devo morire. E lo ha detto lucida, consapevole che la vita non è eterna, che arriva il momento in cui bisogna avere il coraggio, se necessario, di vivere e anche di morire con dignità.
Perché devono essere i bambini, i giovani, a pagare un prezzo altissimo e rinunciare alla propria vita quando sono assolutamente immuni da ogni rischio nonostante il contagio? Non è giusto e lo diciamo per primi. Noi non abbiamo paura di morire anche perché, quando muore un figlio, la morte se non diventa una liberazione, poco ci manca. E noi questa esperienza l'abbiamo maturata sulla nostra pelle. Ma non è solo questo.
Non si possono chiudere le scuole, tenere i ragazzi chiusi in casa, impedire loro di fare sport e attività fisica, di socializzare, di frequentarsi, di innamorarsi. Ma voi, quando vi guardate allo specchio, la mattina, cosa pensate?