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Scritto da Redazione
Ce n'è anche per Cecco a cena
18 Giugno 2021

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L'ignoranza e la demenza giovanile che alberga nelle ultime generazioni cresciute all'insegna della tecnologia esasperata e dei social elevati a religione dell'anima e del corpo, non solo non sa che cosa accadde tra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, ma, presumibilmente, nemmeno crede che il 1943 sia stato un anno, e che anno!, del nostro disgraziato passato e della nostra, ormai, dimenticata Storia nazionale. Per un popolo e in un paese dove la memoria e l'identità sono stati cancellati progressivamente in nome di un Grand Reset europeo e mondiale, economico e sociale, cosa volete che conti ricordarsi di cosa accadde in quella drammatica estate di 78 anni fa? Noi, invece, che ancora non ci siamo venduti il cervello all'ammasso e rivendichiamo il diritto e il dovere della conoscenza di ciò che siamo stati senza se e senza ma, leggevamo, in questi giorni anzi, rileggevamo per l'ennesima volta, un libro che, per la nostra crescita culturale e interiore, è stato fondamentale: 1943: l'8 settembre, scritto da Ruggero Zangrandi e pubblicato da Feltrinelli apparso negli anni Sessanta in più edizioni. Ehi, gioventù bruciata, sapete che cosa avvenne il 25 luglio 1943? Cadde il fascismo, ma mentre gli italiani festeggiavano per le strade incendiando e distruggendo tutto ciò che era testimonianza di una dittatura che aveva gettato il paese nella tragedia e nella rovina, qualcuno, proprio tra coloro che avevano fornicato con Mussolini sin dall'inizio, cercava di sopravvivere a spese, proprio, del popolo italiano ignaro di cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

Il maresciallo Pietro Badoglio, colui che aveva beneficiato del Ventennio, che era complice di tutto ciò che era avvenuto né più né meno del duce, del re e di tutti i ministri fascisti, venne nominato dal re capo del governo e si affrettò a reprimere gli entusiasmi popolari annunciando, via radio, alla nazione che “la guerra continua”. Questo è stato il primo inganno perpetrato nei confronti degli italiani che, a detta del buonsenso e della sua classe dirigente, sarebbero stati protetti da quest'ultima in un momento così difficile. In realtà non si capiva né nessuno disse o spiegò contro chi la guerra doveva continuare se, contro gli Alleati o, magari, contro i tedeschi. 

Gli italiani, che avevano patito lutti, distruzioni, fame, dittatura, pensarono fosse giunto il momento di alzare la testa e, finalmente, respirare aria di libertà con un nuovo governo che avrebbe dovuto, nella logica del buonsenso, concedere e permettere tutto quello che, il precedente, aveva negato per due decenni.

Non fu così. Al contrario, Badoglio incaricò polizia e carabinieri, i soliti bracci armati del potere nei momenti cruciali, di reprimere duramente ogni aspirazione collettiva, ogni assembramento, varando misure rigidissime che avrebbero evitare ogni tipo di aspirazione libertaria di un popolo che aveva sofferto e non voleva soffrire più. Furono migliaia le vittime di questa repressione poliziesca decisa da un governo corrotto e vigliacco i cui componenti altri non erano se non gli stessi che, durante il fascismo, avevano convissuto e adulato Mussolini.

Ma non fu tutto e non fu abbastanza. Furono intavolate in gran segreto, si fa per dire, e in maniera alquanto ipocrita e all'italiana, trattative con gli Alleati al fine di sganciarsi dal conflitto, ma sempre cercando di non far sapere nulla al tedesco alleato che immaginava, ma non riusciva a capire. Fino all'8 settembre 1943, quando la radio annunciò l'armistizio, quando, la mattina del 9, una lunghissima coda di auto portò il re, la famiglia reale, il governo fantoccio e i generali felloni, tutti fuggiaschi e traditori, sulla via Tiburtina in direzione Pescara per imbarcarsi, ad Ortona, e raggiungere il sud dell'Italia ormai liberato dagli Alleati. Lasciando, ovviamente, gli italiani, a se stessi, senza guida, senza direttive, senza qualcuno che fosse in grado di assumersi le responsabilità di governo.

Anche all'epoca i nostri governanti parlavano di prendersi cura del popolo, avevano imposto coprifuoco e divieto di assembramenti o riunioni per tutelare l'ordine pubblico e non irritare il tedesco sospettoso che, per 45 giorni, fece affluire ancora più divisioni di quante già non ne avesse e senza che il nostro Stato Maggiore aprisse bocca per protestare. Alla fine il re, il generale D'Ambrosio e il capo del Governo fantoccio Pietro Badoglio abbandonarono milioni di soldati sparsi in tutta Europa lasciandoli senza direttive alla mercé di un tedesco avvelenato per il tradimento subito. E con loro abbandonarono anche il paese.

Ebbene, da allora fu impossibile, per gli italiani, avere fiducia nella propria classe dirigente divenuta, anno dopo anno, sempre più digerente. E oggi, davanti a chi ci costringe, il 18 giugno con 30 gradi all'ombra o quasi, ad indossare le mascherine, è difficile credere che lo faccia per il nostro bene quanto, piuttosto, per un disegno particolare o per una ignavia e una paura che furono le medesime di tanti anni fa.

Perché, caro lettore, accade sempre questo, a queste latitudini, e cioè che nei momenti cruciali della Storia, i politicanti da strapazzo e la classe digerente senza orgoglio né dignità, mai pensa al popolo, bensì a salvarsi e a nascondere, finché può, i reali termini della situazione, proprio per non correre il rischio di far conoscere alla gente quello che la gente, purtroppo, non deve sapere.

Così, oggi, il Covid è diventato il grimaldello con cui aprire definitivamente, per mezzo della paura, gli animi e le resistenze di chi non può cedere la propria indipendenza di giudizio e l'autonomia di pensiero a un tanto al chilo. Come ha magistralmente scritto nell'articolo di apertura Marina Mascetti, allieva della grandissima Ida Magli, vogliono ridurci allo stato vegetativo, costringerci a rinunciare ad ogni libertà in cambio della promessa, fasulla, della salvezza dal virus e della vita eterna. Stronzate. 

A ottobre 2021 ricominceranno le vessazioni e la tortura delle mascherine ammesso che ce le tolgano il 15 agosto. Ci dicono che solo il vaccino e le regole rispettate hanno permesso al virus di lasciarci in questi mesi, mentre anche il porco sa che con 30 gradi ogni virus influenzale se ne va a p.....e. 

Con l'autunno torneranno le paure e le precauzioni e la colpa sarà, vedrete, di chi, come noi, non si è vaccinato e non perché non creda nell'esistenza del virus, ma perché non crede nella sua letalità e, soprattutto, crede sia diritto di ognuno scegliere come deve e vuole morire. 

Il potere ha sempre in serbo un 25 luglio e un 8 settembre, è nella sua natura e sempre utilizzerà i suoi 'servi' per reprimere ogni istanza di libertà anche la più giusta. Non dimenticate che le forze di polizia del fascismo,  salvo sporadiche e inevitabili eccezioni, non vennero mai epurate e gli stessi che avevano servito fedelmente il duce servirono, altrettanto fedelmente, la Repubblica antifascista. Questa non è politica, è storia. 

Non ci fidiamo perché non ci possiamo fidare, perché la stupidità di questa classe digerente fa il paio con l'idiozia delle misure anticovid. Ma attenzione, il Potere accetta la contestazione fino a quando non sceglie di stroncarla e quando ciò accade - e accade sempre prima o poi - non c'è spazio per nessuno. Maschereranno la loro vigliaccheria scambiandola per protezione verso gli altri, ma sarà soltanto l'ennesimo 8 settembre.

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