Ce n'è anche per Cecco a cena
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
Anpi e avannotti del Nuovo Millennio contro il 'fascista' Roberto Vannacci, ma nemmeno una parola a favore di Israele per la strage del 7 ottobre
Toh, ci mancavano solo loro, gli irriducibili antifascisti dell'Anpi e dei collettivi non si sa bene di cosa di Nuova Resistenza e dell'Isi Barga. E' proprio vero che anco alle puci ni vien la tosse. Gli studenti, poi, quando c'è da fare casino invece di studiare, studiare e studiare come diceva Benedetto Croce, sono sempre in prima linea. Loro che si dichiarano antifascisti, antinazisti, difensori deglki ebrei sì, ma solamente il 27 gennaio Giornata della memoria, nemmeno hanno speso una sola parola dopo i 1400 ebrei massacrati da Hamas, i tagliagole foraggiati dall'Iran, il Paese dove i nostri cari studentelli con i nuovi... partigiani dell'età contemporanea finirebbero tutti appesi al muro e fucilati senza tanti complimenti. Bene, apprendiamo che sabato pomeriggio a Valdottavo ci sarà un presidio contro la presenza di una persona seria, di un uomo che ci ha messo sempre la faccia, che non si è mai tirato indietro, che ha giurato fedeltà alla Costituzione, che non si è mai detto fascista, tutt'altro. Se gli imbecilli volassero, effettivamente sabato potrebbero esserci problemi di visibilità nei pressi del teatro Cristofoco Colombo affittato a proprie spese da Yamila Bertieri consigliere comunale di minoranza la quale ha dovuto tirare fuori i soldi di tasca propria visto che l'attuale amministrazione comunale guidata dallo storico Patrizio Andreuccetti, tessera del Pd e segretario provinciale del partito di Elly Schlein - come fa uno storico ad essere iscritto ad un partito? - mai e poi mai le avrebbe concesso una sala per allestire l'evento...
Ecco perché la Gazzetta sta con gli ebrei e con Israele
Non ci sorprende questa campagna planetaria o quasi a favore dei palestinesi nei confronti di Israele, senza alcuna distinzione, da un lato, tra i tagliagole liberticidi di Hamas, Iran e Hezbollah da un lato e la democratica, occidentale, libertaria Israele. Conosciamo, ormai, da tempo le ipocrisie e le deformazioni dell'Ideologia verniciata di rosso e sappiamo bene che, già cinquant'anni fa, Lotta Continua, Potere Operaio, le Brigate Rosse, tutti i gruppuscoli della sinistra extraparlamentare, stavano con i palestinesi nonostante la strage di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Gli ebrei fanno comodo da sempre, sia quando si tratta di organizzare dei pogrom con cui decimarli, sia quando serve lustrarli un po' e strumentalizzarli in funzione antifascista e antinazista. Chissà, ora, come faranno politicanti ed amministratori da strapazzo a celebrare il 27 gennaio la giornata della memoria dedicata alla Shoah, quando non hanno nemmeno aperto bocca o scritto un rigo su quanto avvenuto il 7 ottobre 2023, un mese fa, in occasione del pogrom organizzato da Hamas e che ha prodotto la strage di oltre 1400 ebrei comprese donne e bambini, fatti a pezzi, bruciati, violentati, decapitati e rapiti. Perché, vedete, il problema sta proprio qui: troppo facile ricordarsi degli ebrei solamente quando si tratta di parlare di Auschwitz e Mauthausen, di Hitler e Mussolini, quando c'è da attaccare il neofascismo pressoché inesistente e inoperante, ma che fa tanto comodo alle Elly Schlein e alle Laura Boldrini. Nessuno, tra questi soloni verniciati di rosso fucsia ha il coraggio di ammettere che, oggi, l'unico pericolo esistente per il popolo ebraico sono gli arabi ossia i musulmani dei quali stiamo riempiendo l'Europa nemmeno fosse un paniere per la spesa. Nessuno che dice che i migliaia di atti antisemiti di queste ultime settimane sono opera non delle SS, della Gestapo o delle Brigate Nere resuscitate a nuova forza, bensì di tutti coloro che, arabi e fiancheggiatori, vorrebbero lo sterminio degli ebrei per il semplice fatto che esistono ed esiste lo stato di Israele. Chi divide gli ebrei da Israele, altro non fa che il gioco sporco di chi vorrebbe cancellare entrambi...
Due morti a Bruxelles uccisi da un terrorista islamico: li hanno fatti entrare e ora sono (ancora una volta) cazzi nostri
"Sono Abdeslam Jilani, mi sono vendicato per i musulmani. Ho ucciso tre svedesi ora. Si vive per la religione e si muore per la religione. Sono pronto a incontrare Dio felice e sereno". Con queste parole l'attentatore tunisino di 45 anni ha commentato l'omicidio di due - il terzo è solo ferito - tifosi svedesi che, sfortunatamente, si sono trovati nel posto giusto - andavano a vedere la partita di calcio - nel momento sbagliato. Adesso chi andrà a spiegare ai figli, ai genitori, ai parenti delle due vittime che bisogna accogliere, sostenere, proteggere i milioni di musulmani immigrati che premono o hanno già premuto alle frontiere dell'Europa? Andateci voi ipocriti e farisei. Sappiamo bene per esperienza che i morti negli attentati dell'Islam non sono politici o ministri o parlamentari. Né a Roma, né a Parigi tantomeno a Bruxelles. Loro viaggiano con la scorta, vivono in case iperprotette e non stanno certamente in mezzo alla folla. Qualcuno, ora, dirà che è colpa di Israele e della sua reazione al massacro del 7 ottobre ad opera di Hamas. Già, perché gli ebrei, comprendetelo bene, piacciono solo se sono morti o, soprattutto, se non reagiscono e si fanno massacrare senza rispondere. Se, al contrario e contrariamente alla loro storia millenaria, si ribellano, allora diventano i carnefici. Questo è quello che sta accadendo all'Onu, nell'Unione Europea e in tutti gli organismi sovranazionali da sempre favorevoli all'Islam e ai paesi arabi al punto che hanno causato, con le loro politiche dell'accoglienza indiscriminata, una vera e propria invasione che sta piano piano, ma progressivamente, colonizzando il continente imprimendo una sorta di paralisi delle istituzioni e delle coscienze...
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A Palermo hanno tentato di fare quella che, negli anni Settanta, si chiamava spesa proletaria. Hanno, cioè, alcune famiglie, dato l'assalto ad un supermercato della Lidl dopo essersi riunite a seguito di un gruppo facebook formato per l'occasione. Forse gli inetti, insulsi, incapaci, inguardabili, incomprensibili, ingiustificabili componenti di questo Governo oltreché di questa classe dirigente e politica di ignoranti, non hanno capito che cosa hanno scoperto sollevando il coperchio denominato Coronavirus ad un Sud che vive, costantemente e già in tempi normali, nell'assistenzialismo e nella precarietà. Hanno pensato che tutti gli italiani fossero come quelli provvisti di soldi sui conti correnti o disposti ad accettare passivamente le restrizioni alla propria libertà personale. Bene, non è così. Ci sono alcune regioni, quattro per l'esattezza - Calabria, Puglia, Sicilia e Campania - dove la legge fa già fatica a farsi, semplicemente, tollerare perché in costante emergenza criminalità, figuriamoci quando essa si vuole imporre a chi, di imposizioni, non vuol sentire parlare. Hanno sbagliato tutto. Quando dovevano blindare la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Veneto, in realtà hanno permesso fino a pochi giorni fa, a cani e porci, di spostarsi liberamente e in tutti i modi per la penisola.
E quando i buoi erano già fuggiti, hanno pensato bene di socchiudere le stalle. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Aumentati i contagi anche al centrosud sia pure in maniera non esponenziale e tutt'altro che simile a quelli del nord. Ma il vero problema è che si sono volute applicare misure draconiane anche laddove, sia per motivi storici, culturali, sociali, economici e diremmo quasi antropologici, si poteva immaginare che non avrebbero funzionato a lungo. In tutto il meridione non siamo a Bergamo e, comunque, la gente se ne frega perché non ha da mangiare visto che campa, spesso, con lavori in nero che, con le proibizioni attuali, non si possono più praticare. E al sud non sono come al nord dove ancor prima di menare chiedono scusa senza nemmeno sapere perché e vengono, poi, bastonati. No signori, al sud prima menano e, poi, nemmeno chiedono scusa. Anzi, menano un'altra volta.
Lo stiamo dicendo da oltre un mese. Gli imbelli al vertice di questo presunto stato che non esiste hanno voluto emettere un decreto dietro l'altro - ridicoli - con cui hanno messo in gabbia gli italiani senza che ce ne fossero i motivi, almeno nella gran parte del Paese. E se anche questi motivi ci fossero, avrebbero dovuto prima di tutto domandarsi come avrebbe fatto, la gente, a non andare a lavorare e a campare se qualcuno, lo Stato, non gli versava sui conti correnti il necessario per vivere.
Invece no. Hanno voluto chiudere tutte le attività seguendo l'onda emotiva delle immagini diffuse dai nostri giornalisti inviati al fronte con il solo risultato di aver trasmesso terrore e disperazione nonostante sia abbastanza chiaro che questo virus è sì, maledetto e pericoloso, ma si può guarire. Eccome se si può guarire.
Forse i Conte e gli Zingaretti credevano che l'Europa avrebbe aperto le tasche per aiutarci, ma, come stiamo vedendo, ciò è tutt'altro che facile e, in particolare, se anche sarà, ci vorrà del tempo, settimane se non mesi. E che cosa diamo da mangiare a coloro i quali non hanno risparmi né soldi per vivere?
Si fa presto a parlare quando si guadagnano 12 mila euro al mese con o senza Coronavirus. Si fa altrettanto veloce a sciacquarsi la bocca quando si ha lo stipendio fisso. Ma chi non sa come andare avanti, cosa deve fare? Le banche, di questo passo e se dovesse profilarsi il rischio di assalti come ai supermercati, chiuderanno i battenti e nessuno si azzarderà ad avvicinarsi al bancomat sapendo che potrebbe essere, a sua volta, aggredito. A meno che non si vogliano impiegare i poliziotti, i carabinieri e l'esercito a presidiare gli sportelli così da permettere un ragionevole e protetto afflusso.
La nostra lunga rabbia sta nelle parole che stiamo scrivendo da settimane senza che, purtroppo, qualcuno ci ascolti. Del resto in Tv ci mandano i virologi dell'ultim'ora - cazzo, ma quanti virologi c'erano in questo Paese e che cosa hanno fatto fino ad oggi? - o i politicanti da stra(c)azzo, ma nessuno che riesca a spiegare alla gente comune cosa dovrà fare per comprare da mangiare quando le scorte di denaro saranno esaurite o quando i supermercati chiuderanno i battenti o perché c'è la paura del virus o perché si rischia la pelle negli assalti quotidiani.
Già, guardate l'Italia: l'unico Paese dove i sindacati minacciano e attuano scioperi. In piena emergenza sanitaria proclamano agitazioni con quale senso di responsabilità non si capisce e senza pensare che se chiuderà tutto sarà la guerra civile. Anche qui si vede il genio della stirpe.
Questa contro il Coronavirus non è una guerra e se qualcuno paragona questa condizione ad un conflitto militare vuol dire che non ha mai letto qualcosa su ciò che accade durante una vera guerra oppure che, perdonateci l'ennesimo francesismo, non capisce un cazzo. In guerra non esiste certezza, non ci sono le Tv che trasmettono h24 o l'energia elettrica e il gas o l'acqua potabile che funzionano regolarmente. Si muore sotto i bombardamenti, uccisi senza motivo, massacrati senza pietà. E la paura è il solo minimo comune denominatore.
Anche qui, certo, c'è la paura, ma stando comodamente seduti sul divano di casa.
Facciamola finita di piangerci addosso e lasciamo che a piangere siano coloro che, al nord, ne hanno realmente i motivi. Una epidemia che colpisce, ma che, soprattutto, uccide solamente una minima parte della popolazione non può prescindere dal porre una domanda fondamentale: che cosa cavolo facciamo con l'altra, la parte maggioritaria? Ecco, a volte la miseria e la fame, il trovarsi senza mezzi di sostentamento, provocano reazioni incontrollabili e le folle, lo abbiamo già detto, non sanno dove sta la razionalità ammesso che qualcuno sappia dove si trova.
Cosa farà, adesso, il Conte qualora la gente, con il passare dei giorni, dovesse scendere i strada e ribellarsi? Facciamo fare multe a milioni anche se non c'è nessuno che potrà incassarle? Mandiamo agenti, militari e vigili a recitare il ruolo di carne da macello in mezzo alle strade? E se dovessero esplodere le carceri con una evasione di massa, chi difenderà chi? Non si fa la voce grossa se, poi, non abbiamo gli strumenti per farsi rispettare. Prima di impedire alla gente di lavorare, avrebbero dovuto trovare il sistema per poterle foraggiare durante il periodo di chiusura. E invece hanno ragionato come se tutti avessero la pancia piena e anche qualcosa di più. Dementi.
Siamo ancora in tempo ad evitare questa escalation che potrebbe portarci alla imposizione di una legge marziale con tutte le conseguenze del caso e a incidenti le cui conseguenze nemmeno osiamo immaginare?
Forse, ma non certo a colpi di decreti imbarazzanti. Il sud è una polveriera pronta ad esplodere e se ciò accade, non si salverà nessuno. E la colpa, qualora dovesse accadere, sarà dell'ignavia di chi ha fatto il passo più lungo della gamba.
Un'ultima considerazione, probabilmente cinica, ma realista: di fronte ai contagi e ai decessi delle persone anziane e più deboli, anche e particolarmente se ospitate tutte insieme all'interno delle case di risposo, i cosiddetti ricoveri che nessuno vuole più chiamare così chissà perché, sentiamo personaggi di presunto, elevato spessore dannarsi l'anima e chiedere ragione di ciò al padreterno. Ma dov'era tutta questa gente che si preoccupa degli anziani - i nostri vecchi o i nostri nonni, la nostra memoria storica come ha detto qualcuno - prima dell'avvento del Coronavirus? Chi si preoccupava di questi poveri disgraziati giunti al termine o quasi della loro esistenza e piazzati, malati o sani non importa, per un motivo o per l'altro nemmeno, nelle strutture in attesa soltanto di morire?
Gli anziani o vecchi che dir si voglia, esistevano già prima del Coronavirus, ma quando si facevano i tagli alla sanità, quando si davano 412 euro di pensione sociale a testa, quando si portavano via di casa non soltanto perché malati, ma perché rompevano i coglioni, ecco, dove cazzo erano quelli che, ora, si preoccupano per la loro sorte?
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Sono trent'anni che chi scrive fa questo mestiere e altrettanti nel corso dei quali ha avuto più volte l'occasione di fermarsi a domandarsi in che cosa consista, realmente, la professione di giornalista. Tempo sufficiente, tre decenni, per capire che le regole base che fanno da sfondo e da minimo comune denominatore sono eguali a tutte le latitudini e, in molti casi, marce e rancide. Eppure continuano a restare immutabili senza che nessuno abbia il coraggio di modificarle per restituire a questo lavoro una dignità che, ormai, più nessuno, tantomeno l'uomo della strada, gli riconosce.
Questa mattina le locandine acchiappacitrulli recavano, a caratteri cubitali, la notizia della morte di una donna di 80 anni per Coronavirus. Ebbene, in trent'anni di professione mai un morto di quell'età ha fatto scalpore meritandosi, addirittura, l'onore della locandina. Non solo, ma, anche quando la morte era violenta, ossia causata da un incidente stradale, il suggerimento del caposervizio più esperto di noi pivelli, era sempre di sparare la notizia, ma evitando di usare la parola anziano/a altrimenti non gliene fregava un cazzo a nessuno.
E' vero, a 80 anni si può anche morire dopo aver contratto il virus cosiddetto Covid-19, ma non è, a nostro avviso, meritevole di così tanto risalto e non soltanto per una questione di rispetto umano. A 80 anni basta molto di meno per terminare la propria avventura su questa terra. Quante persone di quell'età e anche un po' più giovani, infatti, muoiono ogni giorno per complicazioni legate a patologie che, inevitabilmente, rendono precaria la sopravvivenza? E se ad una persona anziana si aggiungono malattie come diabete, tumori, insufficienze cardiocircolatorie o respiratorie, utilizzo di farmaci particolari, è comprensibile che una improvvisa infezione possa essere fatale.
Purtroppo siamo arrivati ad un punto e lo sottolineava benissimo la psicologa e psicoterapeuta Emanuela Giannotti in un articolo sul nostro giornale, in cui anche morire è vietato e, se ciò avviene, desta sorpresa e irritazione nonostante il de cuius abbia raggiunto una età in cui, oggettivamente, il nostro organismo è giunto alla fine dei suoi giorni. Invece, ci hanno voluto far credere che l'immortalità è ad un passo, che si può essere eternamente vivi e vegeti anche dopo aver oltrepassato il secolo, che la morte non è una inevitabile certezza, ma soltanto una eventualità da spingere oltre il più a lungo possibile e a tutti i costi.
E' arrivato a turbare non solo i nostri sonni, ma anche a compromettere il nostro equilibrio psicologico, già di per se stesso fragile e sottoposto, quotidianamente, a sollecitazioni impensabili fino a mezzo secolo fa, il Coronavirus, uno dei milioni di virus che bazzicano intorno o, perfino, dentro il nostro organismo la maggior parte dei quali, però, si guarda bene dal causare danni irreparabili.
E' una polmonite, una brutta forma di polmonite che, se colpisce chi è già alle prese con malattie tutt'altro che facili da affrontare e curare, provoca la morte. Ha, per di più, il bruttissimo difetto di essere particolarmente contagiosa anche se, al di sotto di una certa soglia, non fa grandi danni. Non lo diciamo noi, ma l'istituto superiore di sanità, secondo il quale, addirittura, i morti per causa di Coronavirus in Italia sarebbero, addirittura, tre.
A noi che proveniamo da un altro secolo, molto meno tecnologico, ma molto più intriso di buonsenso e disposizione al sacrificio e alle difficoltà, cresciuti con una Tv che trasmetteva solo su due canali e, soprattutto, dalle 16 fino alla mezzanotte, in una scuola che pensava ad insegnare e in mezzo a uomini e donne che avendo conosciuto la guerra e le amare conseguenze, sapeva accettare gli ineluttabili drammi e le tragedie dell'esistenza, tutto quello che sta accadendo appare come un gigantesco show dove, invece di rassicurare e di abbassare i toni, si alimenta la paura e si alza volutamente il volume. E, per di più, si uccidono tutti coloro che osano pensare diversamente e lo dicono.
Hanno trovato, diciamolo pure, il modo per metterci a tacere, per sedare ogni istinto di ribellione, per mostrarci la nostra caducità, per iniettarci le loro paure e annientare le poche certezze, per esaltare le nostre inquietudini e distruggere l'unica cosa che ancora ci resta, sempre quella, sempre in pericolo, sempre, questa sì, a rischio estinzione: la nostra identità.
Che senso ha e quale utilità riveste diffondere le immagini dei camion militari che trasportano le bare fuori Bergamo? Ché forse qualcuno, in altri evi, si è preoccupato di quanti cadaveri uscissero e, credete, ne uscivano ogni giorno, diretti al camposanto? Guardate le statistiche e vi renderete conto che solo in Lombardia il tasso di mortalità con il Coronavirus è del 14 per cento quando in Germania, altra zona industriale e, quindi, inquinatissima, dove la composizione sociale è identica o quasi alla nostra, con una popolazione anziana ragguardevole, è dello 0,2 per cento.
A Lucca, ieri, ci sono stati quattro contagi. A Prato, dove esiste la comunità cinese più grande d'Europa, i contagiati sono 70 e nessun decesso. In gran parte d'Italia il rapporto tra il numero dei contagiati e quello dei morti è inferiore al 2 per cento. Eppure, hanno distribuito, da subito, parole ed immagini più adatte a suscitare terrore che a infondere fiducia. Gli esperti si sono succeduti nel descrivere questa epidemia come il Male del secolo, eppure, incredibile a dirsi, ma i bambini, che nelle situazioni di emergenze sanitarie sono i primi a pagare, in questo caso non si ammalano se non raramente e in forma così leggera da non costituire, parole dette in conferenza stampa nazionale da uno dei responsabili della sanità, un problema pediatrico.
Che epidemia è una epidemia che non colpisce i bambini, che non colpisce gli adolescenti, che a malapena sfiora i giovani uomini e che tocca, magari creando qualche problema, tutti coloro che arrivano a 59 anni? Cos'è, una epidemia part-time? Che epidemia mortale è un virus che è sì contagioso, ma non è la peste bubbonica che uccideva quasi all'istante, né l'ebola, né qualsiasi altra forma di infezione galoppante come se ne sono avute nel passato e che, certo, non facevano distinzione tra giovani e vecchi, uomini e donne o bambini?
Eppure, i professionisti del terrore che ogni giorno, dalla mattina alla sera ci ammorbavano con trasmissioni riservate a chi amava la cronaca nera e gli omicidi di povere donne, adesso fanno altrettanto con maratone televisive sul Coronavirus, il cui unico effetto è diffondere la sensazione che siamo alle soglie di una catastrofe umanitaria, che il mondo è di fronte a una sfida enorme, che ci attendono milioni di morti.
E nessuno cui sia concesso di contraddire il Pensiero Unico Dominante. Così, finiscono anche il povero pescatore che vive in un'isola sperduta del Mediterraneo o il pastore delle montagne dell'Appennino per credere alla favola che la terra è piatta e che la fine del mondo, se non si chiuderà ermeticamente in casa, è prossima.
Ecco, questa classe dirigente di incompetenti, invece di comprendere che il vero problema non è il Coronavirus, ma le condizioni in cui si trova la sanità, molto simile, a volte e se ci è concesso, all'Armir spedita sul fronte russo con le scarpe di cartone e il moschetto 91. Il Coronavirus fa il suo corso e il suo maledetto lavoro, infiltrandosi ovunque, con le sue microparticelle capaci di bucare anche le mascherine che la gente si mette perfino quando va al cesso. E chi si ammala, ha bisogno di strumenti che, purtroppo, non ci sono o non ce ne sono abbastanza. E se già soffre di alcune patologie, è la fine.
Ci hanno lavato a tal punto il cervello che sono riusciti ad impedirci di ragionare con la nostra testa. Uno dei principi basilari su cui si fondano l'umanità e la logica, è quello di trattare situazioni diverse in maniera diversa e non, come sta accadendo, situazioni differenti in maniera eguale. Eppure lo hanno fatto. Hanno chiuso a chiave l'Italia anche laddove non c'erano i numeri della Lombardia e, idiozia macroscopica, lasciando fuggire i buoi senza aver prima chiuse le stalle fino all'ultimo giorno. Con il risultato che le misure che sarebbero dovute essere applicate, sin da subito, nelle regioni più colpite, sono state estese a cani e porci per rimediare alle cazzate fatte.
I risultati sono due e sono così tremendi che ci sorprendiamo dalla ignoranza con cui si fa finta di non tenerne conto: innanzitutto, diffondendo e facendo di tutto per radicarlo, il terrore del contagio, si è introdotta la volontà nelle persone di non voler più recarsi al lavoro anche quando il pericolo è inesistente o quasi. Nessuno vuole morire dicono, ma qui non si muore, al massimo, ma è già tanto, ci si ammala, ma siamo appena a 40 mila ammalati su 60 milioni di abitanti.
Così facendo e aumentando il termometro della paura, si è distrutta la filiera economica di tutto il Paese, di fatto provocando danni così ampi che saranno visibili solo quando tutto sarà, paradossalmente, finito. Al di là dei dipendenti pubblici, con cosa mangeranno e con cosa pagheranno tasse, bollette, affitti tutti quegli esseri umani che non possono lavorare, ma sarebbero perfettamente in grado di farlo?
Il Governo Conte Pd-5Palle, una vergogna demenziale, ha varato un decreto di 25 miliardi che se lo andate a leggere vi rendereste conto che questa classe politica di debosciati non ha nemmeno il rispetto per il popolo che produce e lavora e quest'ultimo neanche la dignità per respingere quella che, a tutti gli effetti, è soltanto una elemosina. Per gente che guadagna 12-15 mila euro al mese come i nostri parlamentari e ministri, hanno avuto il coraggio di proporre, e non per tutti, 600 euro al mese.
Poi, seconda conseguenza, hanno blindato la gente in casa, costringendola a non uscire. Questo vale anche per il pastore e il pescatore di cui sopra a meno che non si vogliano ammettere delle eccezioni. Non vogliono che la gente esca, che prenda aria, che prenda il sole, ma, come al solito, se sei ricco e hai una bella casa con terrazzo e, magari, anche il giardino, vaffanculo il Coronavirus e io mi abbronzo uguale.
Non hanno tenuto conto, questi dilettanti allo sbaraglio, che chiudere la gente in casa solo per farle guardare la Tv che trasmette h24 immagini devastanti per chi ha un po' più di ansia e sensibilità del normale, che così facendo hanno messo le basi per una spaventosa epidemia, questa sì, di depressione causata dall'assenza di luce, di aria, di libertà e, soprattutto, di positive aspettative per il proprio futuro.
Così, oltre ad ammalarsi fisicamente si finirà per crollare anche psicologicamente con tutte le conseguenze e i costi che ne deriveranno. Ma tanto, a pagare, saranno sempre gli stessi, le classi medie e le classi popolari. I ricchi, si sa, del Coronavirus fotte un cazzo. Anzi, come abbiamo già visto, ne approfittano per speculare in Borsa e portarsi a casa lauti guadagni.
Bene, perdonerete questa lunga disgressione, ma siamo giunti, finalmente, alla fine. Hanno detto che queste misure andranno avanti per un altro po', forse, addirittura, fino al 2 maggio. Ebbene, vogliono davvero annientarci, costringerci alla fame, creare milioni di disoccupati che, poi, non sapranno più dove andare a sbattere la testa. E tutto questo per fronteggiare una polmonite bastarda, questo sì, ma che, incredibilmente, provoca la morte solo per alcuni, solo in determinate circostanze risparmiando, paradossalmente, i soggetti più deboli, ossia i bambini.
Qualcuno potrebbe dire che anche gli anziani appartengono alla categoria dei più deboli ed è vero, così come è altrettanto vero che morire a 80-85-90 anni non può essere la stessa cosa che morire a 5, a 10, a 20 o a 30. Nessuno vorrebbe vedere morire i propri cari tantomeno nel modo orribile in cui ciò sta avvenendo in una parte di questo paese, ma nemmeno si riesce, spesso e pur volendo, a vivere in eterno. Come diceva il poeta francese Paul Eluard, non si fa quel che si vuole, ma si fa quel che si può.
Ecco, facciamo il possibile per aiutare chi lotta tra la vita e la morte e anche coloro i quali stanno lavorando giorno e notte per impedire che anche una sola persona possa morire. Ma stiamo attenti a non finire per uccidere anche tutti gli altri che, se anche fisicamente non hanno il Coronavirus, potrebbero finire molto, ma molto male e senza alcun vaccino che tenga.
P.S. Dimenticavamo l'ultima perla: hanno deciso di mandare l'esercito per le strade, nemmeno fossimo al coprifuoco. Peccato che, invece di spedirlo al nord nelle zone dove, veramente, il contagio è altissimo e le persone continuano a girovagare indisturbate, lo inviano al sud, dove i contagiati sono poche centinaia e dove la gente, paradossalmente, appare più disciplinata. Ma è sempre stato così: i più poveri, i peones di questa terra, sono più disciplinati di chi li governa e dei ricchi che, ancora una volta, pensateci bene, riversano le proprie disgrazie su chi, di disgrazie, ne ha sempre avute a iosa.