Ce n'è anche per Cecco a cena
Intuizione della Gazzetta o solo fortuna? Dal bagno Biondetti all'Europarlamento dei grandi eletti
Il volo puntuale parte alle 10:40 per il viaggio che ci porterà dal nostro generale. Tu chiamale se vuoi emozioni come cantava il grande Lucio in tempi non sospetti. Ma le emozioni, in tutti questi anni non sono mancate a cominciare da quel non troppo lontano 2023 quando l'irresponsabile scribacchino di provincia, come si definisce lui, ma non è cosi, direttore di tante Gazzette tra cui quella di Viareggio, Lucca e Garfagnana decide di presentare il libro del generale Vannacci. Un atteggiamento a dir poco contro corrente, quella corrente del mainstream votato al pensiero unico dominante nella quale tutti nuotavano, non sapendo che di li a poco avrebbero annaspato. Insomma una scommessa quella della presentazione al bagno Biondetti che di lì a poco avrebbe portato il generale Vannacci al parlamento dei grandi eletti, tanto per fare un po' di rima baciata. Quel parlamento europeo nel quale avrebbe dovuto misurarsi con avanzi di galera come al Salis che non solo avrebbero occupato posti appunto nel parlamento stesso, ma da quegli scranni avrebbe suggerito di occupare appartamenti sfitti o quanto si presentasse libero da inquilini. Dal Biondetti al parlamento dei grandi eletti con oltre 560 mila voti e non 500 mila come si tende a descrivere. Una scommessa vinta quella di Aldo Grandi e del nostro giornale che ci ha portato dalla provincia a Bruxelles proprio per seguire di persona con qualche inviato poco speciale la vita del nostro europarlamentare. Eh si, di europarlamentari non ne abbiamo avuti molti alle nostre latitudini e al di là del fatto che si possa pensare come lui dovrebbe essere un atteggiamento più riverente e riconoscente verso questo personaggio ma si sa profeta nemo in patria...
Loreno Bertolacci e le Gazzette volano a Bruxelles per e con Roberto Vannacci
Incazzati. Questa è la parola giusta. E schifati. Perché tutto si può accettare in questa esistenza già tribolata e tribolante, ma non la cattiveria umana, non la denigrazione…
La Gazzetta del Serchio: cambia il dominio in .net e così anche la posta elettronica, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prima o poi sarebbe potuto e, magari, anche dovuto accadere. La Gazzetta del Serchio così come la Gazzetta di Viareggio e anche la Gazzetta di Massa Carrara hanno cambiato il proprio dominio passando da .it a .net Di conseguenza anche la posta elettronica ha visto modificarsi in
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
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Tra i tanti interventi apparsi un po' ovunque in questi quasi due mesi di lockdown e attinenti l'emergenza sanitaria, nessuno o quasi ha affrontato quello che, dopo l'emergenza economica e psicologica delle masse, è stato ed è, a nostro avviso, il risultato più evidente e devastante della cosiddetta deresponsabilizzazione della nostra classe digerente a tutti livelli: politico, amministrativo, culturale. Diciamo e scriviamo classe digerente poiché, inutile nasconderselo, essa è impegnata h24 e 365 giorni l'anno a pensare solo ed esclusivamente o quasi, ai propri istinti fagici o similari ossia primari. Il Covid-19, questo virus part-time che colpisce e, soprattutto, uccide soltanto a determinate condizioni, ma che risparmia i più giovani dai neonati agli studenti universitari compresi uomini e donne fino, almeno, alle soglie dei 50 anni, ha, letteralmente, cancellato due istituzioni fondamentali della nostra società: la scuola e la Chiesa. Soltanto in Italia il Ministero della Verità ha ritenuto di dover abbassare le saracinesche e rimandare tutto a settembre annullando esami, votazioni, meriti e demeriti. Uno straccio ancor più che una spugna, passato sopra la lavagna più importante per una civiltà che voglia restare tale. Noi non sappiamo che cosa sarebbe accaduto qualora fossimo stati, anche noi, personale docente, ma, sicuramente, ci saremmo battuti con tutte le nostre forze affinché le scuole riaprissero, Covid o non Covid, nel mese di maggio. Questo, se non altro, per lanciare un segnale.
Di resilienza ancor più che di resistenza. Dimostrare, cioè, soprattutto ai ragazzi, che una malattia, una epidemia per quanto minacciose, devono trovare nella capacità dell'essere umano di adattarsi alle difficoltà, una ragione e una spinta a non indietreggiare. Invece abbiamo, purtroppo, un ministro, tale Azzolina - per chi, come noi, ha una memoria storica accentuata e, in particolare, ricorda un periodo in cui i meriti derivavano dalle capacità e dai risultati, Azzolina Gaetano era un cardiologo e chirurgo molto conosciuto e apprezzato - il quale se non ci fa ridere è perché evitiamo accuratamente di seguirne, in Tv, le rappresentazioni.
Un ministro della Verità che non si capisce bene cosa abbia fatto nella propria breve, data l'età, esistenza per ricoprire questo delicato ruolo che presiede alla formazione della nostra gioventù. Ebbene, è stato deciso in fretta e furia di chiudere il baule dell'istruzione e spostare tutto a settembre, una delle più grandi cazzate che ci hanno fatto vergognare davanti all'Europa e al mondo intero. I soliti italiani piagnoni, mammoni, cacasotto. Tutto vero. Da marzo a ottobre, un anno intero gettato nel cesso con tanto di diplomi di maturità che già non valevano un cazzo e che, quest'anno, varranno ancora meno e con una intera generazione che, incolpevole e attonita, apprenderà che in questo Paese basta una seria emergenza per garantire a tutti ciò che dovrebbe, al contrario, essere ottenuto con sacrificio e impegno.
Siamo, del resto, un paese di mammoni, dove si resta a casa fino ai 40 anni e si campa con i soldi dei genitori o, magari, dello stato che, dicono i pentapallati e i sinistroidi dementi, dovrebbe garantire - e daje! - tutto a tutti.
Ma in tutto questo fermento, una domanda ci sorge spontanea: ma dove erano e dove sono gli insegnanti? Già, a fare didattica on line a distanza, la più grande delle puttanate esistenti. Non esiste scuola senza confronto visivo, senza scambio diretto, senza contatto e senza contrasto. Vogliono trasmetterci, i drogati della tecnologia, l'impressione che si può far tutto stando a casa. Come quei giornalisti che, come accade oggi, stanno con il culo sulla sedia e il telefono all'orecchio e, poi, si lamentano se non trovano notizie o non si realizzano nel mestiere. Bestie. Senza cervello.
Allora, dicevamo i docenti. Ma ne avete, per caso, sentito o letto uno in questi mesi? Tutti a casa e stop. Tutti con stipendio fisso e garantito il 27 di ogni mese per cui, in fondo, chissenefrega se non si può andare in classe, tanto i soldi arrivano lo stesso e, poi, vuoi mettere il rischio del contagio?
Già, insegnanti che rischiano il contagio e cassiere del supermercato od operai che, al contrario, lavorano senza alcun pericolo. Ma ci state prendendo in giro? La nostra convinzione è che ancora una volta la scuola ha mostrato non soltanto le sue paure, ma anche i suoi limiti e le sue colpe. L'amico Guccione ha scritto che la scuola pubblica italiana è stata tartassata e massacrata negli anni. Probabile, anzi, sicuro, ma la scuola è anche fatta da chi ci lavora e mai come in queste settimane i professori avrebbero dovuto cogliere l'attimo fuggente e rivendicare il proprio diritto a ricoprire un incarico che non è soltanto quello di insegnare una materia, ma di accompagnare verso la vita che è tutta e, purtroppo, completamente fuori dalla realtà virtuale della scuola stessa.
E' inutile negarlo: i migliori non vanno a insegnare a scuola. Domandiamoci per quale ragione. Scarsi stipendi?, nessun incentivo?, uniformità verso il basso?, assenza di riconoscimento e riconoscenza?
La paura del Coronavirus ha fatto una strage e gli alunni sono stati rispediti al mittente: che ci pensassero i genitori. Vogliamo scommettere che se l'alternativa fosse stata tra il restare a scuola e il taglio dello stipendio di almeno la metà, sarebbero state piantate le tende all'interno degli istituti scolastici piuttosto che rischiare di rimanere a casa?
Qualcuno dirà che non abbiamo rispetto per la categoria. No, non abbiamo fiducia e la cosa è ben diversa. Così come non ce l'abbiamo in chi la amministra. Ci sono, a nostro avviso, professioni che non si fanno così, tanto per fare, ma perché crescono dentro di noi attraverso la passione e la voglia di trasmettere qualcosa che resti. Insegnare non è un lavoro come un altro, ma è molto, molto di più. In tutti i sensi. E a noi sembra che per troppi, anche se non per tutti, sia diventato, invece, un mestiere come tanti. E se ne vedono i risultati.
Veniamo, adesso, alla Chiesa, altra grande assente, di un'assenza sottile, quasi impercettibile e non percepita, ma tremendamente vera. E non è un caso che essa sia avvenuta durante il pontificato di colui che, a tutti gli effetti, è da considerare il pontefice più laico e meno attento alla sacralità dell'istituzione e dei suoi aspetti sostanziali. In tutte le emergenze sanitarie, da che esiste la Chiesa, quest'ultima, attraverso i suoi ministri, ha rappresentato una imprescindibile figura di appoggio, aiuto e sostentamento per le popolazioni. Malati e non hanno trovato, nei secoli, conforto, accoglienza, comprensione tra le mura religiose grazie alle funzioni che rappresentavano e hanno rappresentato quella liturgia indispensabile per affrontare le difficoltà dei momenti tragici dell'umanità.
In particolare si era ascoltata la voce non solo e non tanto del papa, ma quella, quotidiana e presente, vicina e insostituibile, dei sacerdoti vettori di umanità e sincera devozione. L'uomo, di fronte all'ignoto e alla morte, riscopriva la sua caducità e si affidava, proprio, a coloro che avevano il ruolo di intermediari tra la vita e la morte, tra il sacro e il profano.
Questa volta il Governo laico ha trovato nella Chiesa bergogliana un alleato fin troppo accondiscendente. Le funzioni religiose sono state annientate, dai funerali alla messa, tutto da svolgere on line o, meglio ancora, sulle Tv locali. In un essere umano che, davanti all'inspiegabile e all'ignoto, cerca e chiede qualcosa di più della Ragione e dell'Evidenza, la Chiesa sarebbe dovuta tornare alle origini e a stare in mezzo alla gente comune e ai fedeli. Così non è stato e a niente servono, crediamo, le giustificazioni sul rischio del contagio. Che, forse, ai tempi della lebbra o della peste o della Spagnola o anche dell'Asiatica le chiese e i suoi ministri erano entrati in sciopero?
Forse siamo noi a sbagliare, ma il dubbio che in questa grande emergenza sociale siano venuti a mancare l'aspetto religioso e la presenza della fede, c'è ed è grande. E' vero, il papa ha pregato da solo in piazza S. Pietro, ma il mondo non è piazza S. Pietro e la Chiesa non è solo papa Bergoglio. La secolarizzazione della Chiesa, della religione, della vita sociale ed affettiva degli individui mai è apparsa così avanzata come oggi. Merito o responsabilità della scienza oppure colpa e negligenza dei messaggeri di Cristo?
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Ma allora avevamo ragione noi! Ci hanno preso per il culo da due mesi e ci prenderanno per il culo anche per tre. Dopo aver letto, non sentito perché soltanto ascoltarlo ci fa venire nausea e vomito, il discorso di Giuseppe Conte, ci siamo messi le mani non nei capelli, nonostante ne abbiamo molti e cresciuti visto il black-out dei barbieri, ma da un'altra parte, per fare gli scongiuri. Ragazzi questi sono fuori di testa, ma lo abbiamo già scritto. Questi sono dei criminali, ma lo abbiamo già detto. Questi sono degli incapaci, ma non avevamo bisogno di dirlo. E allora che cosa ci resta da dire o da scrivere? Nulla. Le parole sono pietre, ma a questi bastardi fanno il solletico. Capiscono solo il linguaggio delle seconde. Stiamo ricevendo, sul nostro cellulare, i messaggi di commercianti e amici i quali sono basiti: speravano di ripartire il 4 maggio e, invece, ripartiranno, se va bene, il 1 giugno a estate già compromessa. E sono quelli che avevano in corpo ettolitri di ottimismo, che sbandieravano il proprio convinto 'andrà tutto bene', che vedevano in questa emergenza sanitaria la possibilità di eliminare la malattia e ripartire di slancio. E sono gli stessi che, adesso, si domandano come sia possibile che, con dieci regioni praticamente guarite, si debba applicare a tutta Italia la stessa quarantena continuando nell'errore di trattare situazioni diverse allo stesso modo.
La politica è una cosa sporca e i politici sono tutti ladri. Non lo diciamo noi, ma ce lo ha ripetuto per anni, nel tempo della nostra betata in coscienza, la Dory che, tra l'altro, il 20 aprile, ha oltrepassato la soglia delle 95 primavere. E lo diceva anche la mamma di Gianna Preda - ignoranti e bestie quelli che non sanno chi era, giornalista di destra, ma con la testa sulle spalle e indipendenza di giudizio, anticlericale, anticonformista e decisamente anticomunista, ironica e tagliente, dai toni anche ruvidi, feroci e sprezzanti - che lo raccontava nel suo libro Fiori per io. Già, ma negli anni Settanta chiunque fosse di destra era da appendere al muro.
La politica, bimbi, eccovela servita: assenza di autonomia, paura delle responsabilità, esitazione nelle decisioni, totale mancanza di attenzione verso il popolo, spirito di casta e di privilegio, ignoranza manifesta. Capita, persino, che si sia a favore o meno della riapertura da Coronavirus a seconda del partito in cui si militam, per cui gli amministratori sono leccaculo e ossequiosi se appartengono al Pd e ai Pentapallati e il contrario se all'opposizione.
E la gente, in mezzo, che sta nella merda. Voi guardate ancora le Tv del Pud? A noi fanno schifo e anche la Dory, dice, non ne può più di sentir parlare di questo virus. E quando, dopo due mesi di arresti domiciliari, l'abbiamo fatta salire in auto per un giretto intorno al quartiere, vedendo nessuno per la via, ha detto: ma a questo punto siamo? E a noi che gli abbiamo spiegato come siano, ormai, due mesi che nessuno può uscire di casa, ha osservato: "Ma se la gente non esce come fa ad andare a lavorare e a mangiare?". E ha 95, pardon 96 anni appena iniziati.
Ci vuole la laurea per porsi la stessa questione? Ci vuole la scienza e i virologi da strapazzo per spiegarci che senza lilleri non si lallera e nemmeno si mangia?
Su Internet ci sono Web Tv e altri siti che diffondono un pensiero che fa a cazzotti con la verità ufficiale. Non tutto va preso per oro colato, ma i video e i documenti sulle proteste di commercianti e imprenditori quelli non sono cazzate e non se li inventa nessuno. Solo che questi giornalisti da stracazzo si guardano bene dal mandarli in onda sulle Tv a grande ascolto.
Cari amici che seguite il Cecco a cena pressoché quotidiano siete veramente dei coglioni. Avete creduto alla favola dei 15 giorni dopodiché tutto come prima, avete creduto alle promesse da marinaio di un presidente del consiglio che, al massimo e nella nostra repubblica ideale platoniana, potrebbe pulire i cessi negli autogrill delle autostrade italiane, avete sbavato dietro a virologi e infettivologi che vi tartassavano con paure e annunci di sventura. E ora che cosa vi è rimasto?
Certo, se avete lo stipendio garantito sarete, al massimo, infastiditi da questa pausa, ma se dovete lavorare per vivere, sono cazzi vostri. E nemmeno pochi.
Hanno permesso a chi vuole fare jogging o camminare di uscire, a chi vuole andare a trovare i familiari di spostarsi, ma per le attività produttive che non siano le grandi fabbriche care agli industriali, ciccia. Se, poi, qualcuno non è sposato o non convive, ma ha una compagna o un compagno in altro comune, peccato, ma le coppie di fatto, in questo caso, si attaccano al tram.
Così, per altre settimane, avremo gli sceriffi pronti a denunciarci se ci beccano per strada a respirare e magari l'anno venturo, alle feste dei vari corpi di polizia, ci saranno anche diplomi, lodi e medaglie per chi ha prodotto maggiori risultati.
Giù la testa coglioni, perché dopo 50 giorni, permettetecelo, avevamo ragione noi sin dall'inizio di tutta questa storia. La gente non ha soldi, i soldi non ci sono, le banche non li danno perché non si fidano di uno stato garante, ma con le pezze al culo e con i titoli prossimi al grado di spazzatura. Le finanziarie fiutano le prede e cercano di far sottoscrivere prestiti a tassi che oscillano dal 7 al 9 per cento e anche di più. Gli strozzini dilagano e i cravattari pure. Ci sono suicidi, depressioni, aumento esponenziale di abuso di psicofarmaci, ma nessuno ne parla. tutto deve essere all'insegna dell'andrà tutto bene.
Peccato che non andrà tutto bene. Per niente. Andrà tutto male e la classe media con il popolino finiranno in un vortice senza fine. Voi, coglioni, tenete ancora alta la testa perché credete che, a voi, non capiterà niente e che dal 1 giugno tutto ripartirà esattamente come prima. Sciocchi e stolti oltreché idioti e presupponenti: chi aveva soldi ne avrà ancora di più e si salverà, chi stava nel mezzo e faceva fatica a stare a galla, affonderà del tutto e non ci sarà nessuno, tantomeno le Ong, che verranno a trarli in salvo: del resto, non sono neri, non fanno gola alle cooperative né a chi si mette in tasca i contributi dello stato, non contano nulla e, in fondo in fondo, magari sono anche fascisti e razzisti. Maglio, allora, toglierseli di torno e farli schiattare.
Altro che Coronavirus gente, la vera epidemia non è ancora arrivata.