Ce n'è anche per Cecco a cena
Intuizione della Gazzetta o solo fortuna? Dal bagno Biondetti all'Europarlamento dei grandi eletti
Il volo puntuale parte alle 10:40 per il viaggio che ci porterà dal nostro generale. Tu chiamale se vuoi emozioni come cantava il grande Lucio in tempi non sospetti. Ma le emozioni, in tutti questi anni non sono mancate a cominciare da quel non troppo lontano 2023 quando l'irresponsabile scribacchino di provincia, come si definisce lui, ma non è cosi, direttore di tante Gazzette tra cui quella di Viareggio, Lucca e Garfagnana decide di presentare il libro del generale Vannacci. Un atteggiamento a dir poco contro corrente, quella corrente del mainstream votato al pensiero unico dominante nella quale tutti nuotavano, non sapendo che di li a poco avrebbero annaspato. Insomma una scommessa quella della presentazione al bagno Biondetti che di lì a poco avrebbe portato il generale Vannacci al parlamento dei grandi eletti, tanto per fare un po' di rima baciata. Quel parlamento europeo nel quale avrebbe dovuto misurarsi con avanzi di galera come al Salis che non solo avrebbero occupato posti appunto nel parlamento stesso, ma da quegli scranni avrebbe suggerito di occupare appartamenti sfitti o quanto si presentasse libero da inquilini. Dal Biondetti al parlamento dei grandi eletti con oltre 560 mila voti e non 500 mila come si tende a descrivere. Una scommessa vinta quella di Aldo Grandi e del nostro giornale che ci ha portato dalla provincia a Bruxelles proprio per seguire di persona con qualche inviato poco speciale la vita del nostro europarlamentare. Eh si, di europarlamentari non ne abbiamo avuti molti alle nostre latitudini e al di là del fatto che si possa pensare come lui dovrebbe essere un atteggiamento più riverente e riconoscente verso questo personaggio ma si sa profeta nemo in patria...
Loreno Bertolacci e le Gazzette volano a Bruxelles per e con Roberto Vannacci
Incazzati. Questa è la parola giusta. E schifati. Perché tutto si può accettare in questa esistenza già tribolata e tribolante, ma non la cattiveria umana, non la denigrazione…
La Gazzetta del Serchio: cambia il dominio in .net e così anche la posta elettronica, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prima o poi sarebbe potuto e, magari, anche dovuto accadere. La Gazzetta del Serchio così come la Gazzetta di Viareggio e anche la Gazzetta di Massa Carrara hanno cambiato il proprio dominio passando da .it a .net Di conseguenza anche la posta elettronica ha visto modificarsi in
Vannacci 2 Resto del mondo (al contrario) 0: anche la procura militare archivia le accuse contro di lui
Quante volte abbiamo scritto che se gli imbecilli volassero il cielo sarebbe pieno di uccelli? Tante, tantissime, ma, evidentemente, mai abbastanza. Dopo l'archiviazione del Gup per le accuse…
'Odio' l'Unione Europea così come tutti gli organismi sovranazionali, ma andrò a votare Roberto Vannacci
Chi legge abitualmente le Gazzette sa che a queste latitudini non sono graditi gli organismi sovranazionali senza alcuna eccezione. Si tratta solo e soltanto di carrozzoni che mantengono lautamente parassiti che portano a casa stipendi d'oro mentre i popoli degli stati che dovrebbero rappresentare si svenano da mane a sera per tirare avanti la carretta, partite Iva in primis. L'Unione Europea è un pericolo, ormai lo hanno compreso tutti. Solo il presidente Mattarella - non è mai stato il mio presidente - unitamente ai politicanti che lo circondano può uscirsene fuori come i dolori parlando di sovranità dell'Unione Europea quando anche il più ignorante degli studenti di una qualsiasi facoltà di Giurisprudenza o Scienze Politiche sa che per esserci sovranità devono esistere e sussistere tre elementi fondamentali: un popolo, un territorio, una sovranità tutte cose che, nel caso dell'UE non solo non reggono, ma nemmeno esistono. Se un giorno l'Unione Europea dovesse annientare, come già sta facendo, l'autonomia dei singoli stati, sarebbe la devastazione totale. L'Italia non ha più sovranità perché nel momento in cui non stampi più moneta sei costretto ad accettare le condizioni che ti impongono gli altri. Non importa se avere l'euro al posto della lira sia meglio o peggio, quello che conta è che non esistiamo più come entità autonoma e sovrana. E questo vale per tante, tantissime altre cose, costretti a subire e ad accettare, a sottostare ai diktat di una élite di tecnocrati-burocrati capaci di solo di annientare ogni identità-individualità in nome di una massificazione-omogeneizzazione che renda l'uomo una cavia sperimentale. Per questo non siamo mai andati a votare alle elezioni europee, perché l'Unione Europea ci fa, semplicemente, schifo. Stolti, ipocriti, ciechi, dementi coloro i quali annusano fratellanza e comunità di intenti dove, al contrario, regnano solamente ipocrisia e servilismo...
Per la prima volta AstraZeneca ammette: "Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara". Ma allora avevamo ragione noi!
L'azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali, sia pure a suo avviso molto raro, del suo vaccino contro il Covid-19 è la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). "Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute", si legge in un estratto di un documento fornito dall'azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Ma allora avevamo ragione noi che ci siamo sempre rifiutati di vaccinarsi costasse quel che è, effettivamente, poi costato in termini di emarginazione sociale e additamento collettivo al pubblico ludibrio? In sostanza l'azienda farmaceutica dovrà, presumibilmente e al termine dei processi intentati nei suoi confronti da altrettanti cittadini che hanno patito le conseguenze della sostanza che si erano inoculati, risarcire a suon di milioni di dollari o di euro chi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e sfondare il muro di gomma alzato dalle autorità civili, politiche e amministrative dell'intero emisfero. Ma come? Ma vaccinarsi non era un dovere civico, una scelta non scelta visto che è finito per diventare un obbligo imposto in tutti i modi anche quelli più schifosi e ignobili ai limiti del ricatto e dell'estorsione, l'unica maniera per salvarsi dal Covid e dalle sue infauste conseguenze tra cui, appunto, la morte se non matematicamente certa, assolutamente sicura? Già, ma, obiettano i soliti soloni di questo mondo, qualche episodio anomalo ci può sempre stare, peccato che la maggioranza di coloro che lo hanno avvertito non potranno mai più raccontarlo. Quindi? Che cosa facciamo? E se tra i casi in esame fosse capitato proprio a noi o a qualcuno dei nostri familiari? Come avremmo dovuto e come dovremmo reagire di fronte alla rivelazione-dichiarazione di AstraZeneca?...
Generale, dietro la collina ci sta la Gazzetta (del Serchio) mai così vicina
La famosa canzone di Francesco De Gregori ha offerto lo spunto per il titolo dell’articolo nel quale il generale in questione non è uno qualunque, ma quello in questo momento più discusso in Italia: Roberto Vannacci. Per collina possiamo invece intendere la formazione montuosa che, se vista dalla città di Lucca, separa la valle del Serchio dalla stessa. Una valle che ha un suo giornale on-line come la “Gazzetta del Serchio” del quale sono onorato di far parte. Gazzetta che non poteva rimanere indifferente a quanto si sta, per l’ennesima volta, costruendo intorno alla figura del generale Vannacci e alle sue ultime dichiarazioni. Generale dell’esercito italiano che ha deciso di candidarsi come indipendente nelle file della Lega alle ultime elezioni europee. Stiamo veramente assistendo ad una sceneggiata, messa in piedi da un mainstream privo di correttezza giornalistica e onestà intellettuale. Una notte “crucca ed assassina” come cantava De Gregori nel suo celebre brano. Crucca perché parla una lingua che non è la nostra, quella di un giornalismo corretto fatto di trasposizioni esatte di quelle che sono le dichiarazioni di un’intervista e non di pezzi della stessa presi qua è là con il preciso intento di dare un diverso significato ai concetti che si volevano esprimere. La notte dell’informazione insomma che diventa anche assassina perché uccide la “verità giornalistica”, linfa vitale che deve sempre scorrere nel flusso dell’informazione in un mondo fatto di fake news e di social dove tutto può essere detto e scritto e tutti possono dire tutto quello che vogliono, senza possibilità di riprova e senza appello...
La fogna romana ha partorito i topi per lanciarli all'assalto di Roberto Vannacci
La Cloaca Massima dell'antica Roma è una delle più antiche condotte fognarie. Il nome, Cloaca Maxima in latino, significa letteralmente "la fogna più grande". E' da qui, metaforicamente, dalla capitale che cloaca massima lo è sempre stata in tutti i sensi, che negli ultimi giorni sono partiti i topi incaricati di aggredire-assalire e, se possibile, anche divorare il generale di divisione Roberto Vannacci. Un gioco al massacro che, per chi conosce i meandri della (dis)informazione, sa benissimo come funziona e, soprattutto, da dove arriva. Vannacci, l'autore de Il mondo al contrario, il vero best-seller degli ultimi decenni nel campo dell'editoria italiana, è stato indagato, udite udite, per una serie di episodi riconducibili alla sua permanenza in Russia e a Mosca nella fattispecie, unitamente alla famiglia. Rimborsi spese, utilizzo di un'auto pubblica e altre amenità che sono state sparate ad alzo zero dai giornali di regime nemmeno si trattasse del peggior delinquente e non, invece, di un uomo che ha scritto un testo nel quale si sono ritrovati e si ritrovano milioni di italiani. Chi avrà passato le indiscrezioni alla stampa? Non ci vuole la laurea per immaginarlo visto che esse possono essere fuoriuscite solamente dal luogo presso il quale si trovava il fascicolo. Inoltre, basta seguire la traccia del cui prodest per capire. Vannacci si candiderà nelle liste della Lega alle elezioni europee e non avrà problemi a passare il turno. A qualcuno, all'interno dell'alleanza che governa il Paese, non va giù della serie chi è e che cosa vuole questo parvenu della politica... E allora diamogli addosso con ogni mezzo...
Al Borgo Paolinelli si candida come sindaco unico per il centrodestra, esplode il conflitto tra le due anime di Fratelli d'Italia
In redazione arriva un comunicato stampa con cui si annuncia che Cipriano Paolinelli di Fratelli d'Italia sarà il candidato unico per il centrodestra unito alle prossime elezioni amministrative di Borgo a Mozzano. Il testo è scritto in maniera un po' approssimativa, almeno dal punto di vista grammaticale, ma la notizia c'è tutta. Lo scrivente spiega che è stata raggiunta la quadra, terminologia piuttosto anomala, ma che rende l'idea. Gli annunciatari, secondo la nota politica, sarebbero la presidente del circolo di Fratelli d'Italia Marina Motroni, il responsabile territoriale di Forza Italia Claudio Gemignani e lo stesso segretario della Lega sezione Mediavalle Cipriano Paolinelli. Nemmeno il tempo di pubblicare ed ecco scoppiare il caos. Non risulterebbe, infatti, che Fratelli d'Italia nella figura di Riccardo Giannoni, coordinatore provinciale, abbia approvato la nomina. Ma, allora, come mai è stata annunciata la candidatura di Paolinelli con l'appoggio di Motroni che presiede il circolo di Borgo a Mozzano? Che ci sia stato qualcuno, magari lo stesso Paolinelli, che ha voluto mangiare l'uovo in culo alla gallina e spiazzare la concorrenza ammesso che ci sia? Le malelingue sostengono che il coordinatore provinciale Giannoni si sarebbe imbufalito perché è stato deciso tutto senza la sua approvazione mentre altri rispondono che lui stesso si era impegnato a rispettare la volontà dei territori e, quindi, delle localis ezioni che, con Marina Motroni, si è espressa a favore di Paolinelli. Fatto sta che la notizia di Paolinelli candidato ha raggiunto appena 280 visualizzazioni, poco, pochissimo se si pensa alle visualizzazioni che una notizia del genere raggiunge, in genere, sulla Gazzetta del Serchio. Vuol dire che nessuno o pochi hanno condiviso il link. Perché?...
Un Natale al... contrario
Durante la folle guerra che Mussolini dichiarò al comunismo e alla Russia di Stalin i soldati italiani inviati al fronte prima nel Csir (Corpo di spedizione italiano in Russia) e, successivamente, con l'integrazione di altri due corpi d'armata, nell'ottava armata o Armir (Armata italiana in Russia) vissero il Natale a temperature di parecchi gradi sotto allo zero, gelati nelle trincee e in mezzo alla neve, provati dal fuoco nemico e desiderosi, realmente e soltanto, di poter tornare a casa per festeggiare, questo si, un Natale come era sempre stato, nelle proprie case e con le proprie famiglie. Mai come in quei mesi disgraziati, terribili e, purtroppo, tragici, il Natale assurse un significato umano e anche religioso. Oggi, a distanza di quasi un secolo, il benessere, l'abitudine al dare tutto per scontato, l'assenza di una coscienza nazionale e identitaria, l'ignoranza e il dominio della tecnologia e del virtuale sul reale, hanno fatto sì che la ricorrenza perdesse ogni aspetto morale, religioso, intimo insiti in un senso di appartenenza che, appunto, non appartiene più. E nonostante, a Lucca, la nuova amministrazione abbia fatto il massimo e lo ha fatto bene, per celebrarlo, sia pure in termini laici e... pagani, ma con passione ed entusiasmo, ci sarà sempre un don Franco Cerri ad aprire la bocca dandole il fiato che nessuno gli ha chiesto. Che cosa, in realtà e sotto tutti gli aspetti, ci sia da celebrare e da festeggiare in questi giorni di questo dannato nuovo millennio nell'anno di (dis)grazia 2023, non riusciamo proprio a comprenderlo. Gran parte degli italiani se ne va all'estero durante le festività natalizie, magari in paesi musulmani dove il Natale conta quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni, dando ancora l'ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di come, ormai, non esiste più alcuna coscienza di niente che non sia la convinzione che tutto ciò che abbiamo ci pervenga per diritto, si fa per dire, divino. A Monfalcone migliaia di musulmani, loro sì, pronti a tutto pur di difendere la religione, ultimo e unico vincolo sacro perso il quale perderebbero ogni ragione di vita, marciano contro la decisione del sindaco leghista di chiudere due moschee abusive...
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Se avessimo immaginato quello che sarebbe poi stato detto all'indomani del concerto di apertura delle Celebrazioni Pucciniane in piazza Napoleone, beh, sicuramente avremmo cercato in qualche vecchio magazzino di costumi, una camicia nera con tanto di pantaloni alla zuava, una giubba con il cinturone e anche un fez come erano soliti indossare gli appartenenti alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale di mussoliniana memoria. Lo avremmo fatto perché fascisti? Neppure per sogno. Lo avremmo fatto perché provocatori, perché stanchi di questo politicamente corretto che ci ha fatto due coglioni così, perché non ne possiamo più di questi imbecilli verniciati di rosso il cui livello di intelligenza è pari a quello di un sorcio appena schiacciato sulla strada ossia, inevitabilmente, zero. Ci dispiace, inoltre, perché nessuna donna di sinistra, nemmeno quelle lugubri femministe che tappezzano le piazze di questo sfasciato stivale solamente quando lo ritengono adatto alle loro esigenze, ha avuto la dignità ancor più che il coraggio di aprire quelle bocche dalle quali, di solito, fuoriescono frasi senza senso per difendere Beatrice Venezi, una donna nel vero senso della parola, che non cerca consensi per le sue posizioni pro Lgbtq che, fortunatamente, nemmeno si sogna di avere come la maggior parte delle donne italiane, che non ama leccare il culo ai potenti, che ha conquistato il diritto ad essere chiamata direttore d'orchestra quando sarebbe stato molto più semplice e politicamente corretto accettare la declinazione al femminile di direttrice. Ma possibile che nessuna intellettuale di Sinistra, di quelle che parlano bene e razzolano male, abbia sentito la necessità o anche solamente la voglia di scendere in pista per manifestare a questa donzella lucchese davvero coraggiosa e di grande temperamento, che la sua esibizione di ieri sera è stata non solo stupenda, ma appassionata e degna di tutti i complimenti possibili?
Il consigliere comunale Gianni Giannini, comunista o post comunista non sappiamo bene, uno che deve sempre aprire la bocca in consiglio comunale anche quando, come nel caso di Bianucci, se ne farebbe volentieri a meno, dopo aver esordito magistralmente ammettendo di essere andato in piazza Napoleone senza i classici paraocchi, è scivolato riconoscendo di aver, invece, indossato, i paraorecchie proprio come i cavalli contro mosche e zanzare e così da non sentire se non quello che vogliono ossia nulla. Giannini ha accusato di ipocrisia Beatrice Venezi e, in sostanza, di aver proposto a fine serata l'Inno a Roma, meraviglioso inno patriottico scritto nel 1918 da Fausto Salvatori e musicato da Giacomo Puccini, peraltro sempre nello stesso anno, quando i fasci di combattimento dovevano ancora vedere la luce e Mussolini era ancora interventista e da poco fuoriuscito dal partito socialista.
Ipocrita, caro Giannini, non è la Venezi, ma siete voi, che di Puccini volete ascoltare solamente le opere tradizionalmente conosciute dal popolino, ma che quando sentite la musica dell'inno più bello del mondo dopo quello di Mameli, ve la fate sotto dalla paura che, un giorno o l'altro, da qualche angolo di questo disgraziato Paese, venga fuori un nuovo Benito. Tranquilli, di mediocri ne è pieno il mondo e continuano a crescere in grande quantità anzi, si moltiplicano come i pani e i pesci. Di Mussolini, che ha condotto l'Italia alla dittatura prima, alla rovina e alla tragedia, poi, provocando centinaia di migliaia di morti e di distruzioni, ma che era un grande giornalista e, almeno per una decina d'anni, un altrettanto ineccepibile statista, in giro non se ne sono visti, non se ne vedono e non se ne vedranno - per fortuna - mai più.
Giacomo Puccini quando ha musicato l'Inno a Roma nemmeno sapeva cosa fosse il fascismo né che il regime avrebbe acquisito il componimento come proprio inno. Che c'entra, quindi, oggi, accusare Beatrice Venezi di essere neofascista? Andando così dietro a quei miserabili gauchistes di merda d'Oltralpe che a Nizza non la vorrebbero far dirigere? Beatrice Venezi oltre ad essere lucchese è italiana con la I maiuscola, una donna con le palle a differenza di tanti, troppi uomini che le palle, ormai, le hanno dappertutto fuorché nell'unico posto dove madre natura gliele ha attribuite.
L'Inno a Roma ha subìto un ostracismo ingiusto proprio perché adottato dal fascismo mentre sarebbe il caso che tutta l'Italia lo riscoprisse come opera d'arte.
La Gazzetta di Lucca per Beatrice Venezi è disposta anche a mobilitarsi, a prendere a pesci in faccia chiunque si azzardi a toccarla o anche solo a sbeffeggiarla, a distribuire una robusta dose di calci in culo a chi pensa di storpiare la musica e la cultura dipingendola con i colori di un presunto neofascismo che soltanto gli imbecilli di Sinistra vedono compresa quella Elly Schelin che soltanto a guardarla e a sentirla parlare ci viene l'itterizia.
Attenzione gente. Vogliono stravolgerci, distruggerci, devastare le nostre radici, modificare le nostre consuetudini approfittando della grassa ignoranza di una società che si abbevera alla fonte della stupidità e del consumismo sfrenati. Sanno che il Pensiero Unico Dominante proprio degli organismi sovranazionali è in grado di modificare persino le identità degli individui, producendo terzi, quarti e quinti sessi a seconda delle necessità del mercato delle grandi multinazionali del profitto a tutti i costi.
Vogliono, a noi della Gazzetta, tapparci la bocca e la decisione del collegio di disciplina del (di)ordine dei giornalisti de Lazio nei nostri confronti che pubblicheremo a breve, ne è la testimonianza. Ma noi, cari amici, come nel caso del Covid, non molliamo di un centimetro e, anzi, siamo contenti di poterci scontrare con i parassiti del pensiero autonomo e indipendente. Saremo chiamati populisti, sovranisti, fascisti, razzisti, omofobi, maschilisti: sottoscriviamo. Siamo tutto questo e anche di più se a voi così vi pare. Abbiamo gli attributi per potercelo permettere e a tutti quelli che credono di poterci chiudere il becco, diciamo che fino all'ultimo respiro continueremo a vomitare addosso all'ignoranza travestita di perbenismo e, questa sì, ipocrisia, tutto il nostro disprezzo.
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E adesso sarete tutti contenti. Finalmente anche quelli che se la sono fatta addosso per la paura durante il Covid potranno essere certi che, vita natural durante, ci sarà qualcuno che penserà al loro posto a tutelarne la salute. E' stato, infatti, appena siglato un accordo tra l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e la Commissione europea che prevede l’adozione del sistema di certificazione digitale Covid19 dell’Ue - il cosiddetto Green Pass - per dare vita ad un nuovo sistema di controllo uniforme della salute dei cittadini degli stati membri così da facilitare la mobilità globale e proteggere (sic!) l'umanità dalle minacce sanitarie attuali e future, pandemie incluse. Il famigerato Green Pass senza il quale non si poteva né lavorare né accedere ai servizi delle persone comuni, diventerà, così, un vero e proprio passaporto sanitario digitale primo passo verso una digitalizzazione estrema dell'esistenza quotidiana. Da qui all'inserimento, nel futuro, di microchip sottopelle, il passo è breve, ma al di là di ogni remora, ci sarà ben poco da fare: o così, o pomì. Nessun complottismo, ma la conferma che gli organismi sovranazionali e le grandi istituzioni finanziarie oltre al World Economic Forum di Davos, mirano a quello che, fino a qualche lustro fa, era inimmaginabile o visibile solo nei film di fantascienza. Saranno contenti, adesso, tutti coloro che non vedono l'ora di cedere autonomia e indipendenza a chiunque garantisca loro una vita da polli di allevamento, dove in cambio di una salute, si fa per dire, di ferro e magari con la promessa dell'immortalità, si sarà disposti a rinunciare al libero pensiero, ma, in particolare, al tanto faticoso esercizio di vivere. 1984 sarà una realtà e chi non si accoderà, finirà, noi per primi, in qualche riserva con tanto di recinzione.
Quando tentavamo di spiegarvi, come provava a fare con i suoi libri Ida Magli, che la società ipertecnologica altro non è se non la fine del libero arbitrio per la maggioranza dell'umanità; che pensare, in fondo, è una grande fatica che vogliono assolutamente evitarci per tutta la vita; che i grandi organismi sovranazionali sono la fine della sovranità non soltanto dei singoli stati per la nascita dei quali milioni di individui hanno pagato con la vita i loro aneliti di libertà e indipendenza; che quando un Paese non ha più una propria moneta e non è più libero di stamparla, è come se fosse schiavo di chi, ovviamente, il denaro gli dà, ma solo se si adegua ai suoi diktat. Ecco, in sostanza, cari lettori, accadrà quello che sta già accadendo in grande e che, prima o poi, succederà anche per l'essere singolo.
Volete un esempio semplice semplice? Bene, prendiamo due persone che chiameremo A e B e due entità che definiremo 1 e 2. B e 2 hanno un impellente necessità di soldi per poter portare avanti la propria attività, qualunque essa sia. Ma non solo non hanno denaro a sufficienza, ma nemmeno possono procurarselo da sé perché l'unica valuta accettata e utilizzabile la produce e la distribuiscono A e 1. A questo punto, consapevoli di questo, sia B sia 2 decidono di rivolgersi, convinti di trovare una accoglienza positiva se non, addirittura, entusiasta, ad A e a 1 chiedendo loro di poter avere del contante.
Ma A e 1, ossia una qualsiasi persona fisica o un organismo statale o anche sovranazionale, spiegano ai loro interlocutori che se anche volessero dare loro dei soldi, essi, in cambio, dovrebbero fare qualcosa. E quando viene domandato cosa, la risposta è molto chiara: ve lo faremo sapere. Così, quando B e 2 sono, ormai, alla frutta, l'appello diventa una preghiera con la disponibilità ad accettare tutto purché in cambio si riceva la possibilità di avere soldi per poter sopravvivere. E ogni volta sarà sempre peggio fino a quando B e 2 diventeranno dei satelliti incapaci di muoversi sulle e con le proprie gambe.
Questo è quello che sta accadendo all'Italia, dove Giorgia Meloni, che proviene da un ambiente dove il nazionalismo inteso come difesa della propria identità, dovrebbe essere il mantra, al contrario si comporta né più né meno come tutti coloro che l'hanno preceduta e che provenivano, vedi i Monti, i Brodi pardon i Prodi e i Draghi, da una pseudocultura che non riconosce confini né geografici né di altro genere.
Avete idea di che cosa accadrà qualora, prima o poi, più prima che poi, dovesse arrivare un'altra pandemia come tutte le Cassandre del WEF di Davos, cercano di annunciare? Ci sarà la corsa a vendersi l'anima ammesso che qualcuno ne abbia ancora la proprietà.
Avete letto di quel povero disgraziato che, in Emilia Romagna, è morto come un topo all'interno della sua abitazione ipertecnologica inondata dall'acqua? Aveva creduto, anche lui, nel potere sovrumano della tecnologia, della digitalizzazione, della vita intesa senza sforzi e votata al dio della scienza. Ma, purtroppo, è accaduto l'impensabile ossia quello che, a chi è dotato di un minimo di buonsenso, sarebbe subito venuto in mente: ma se va via la corrente elettrica, come si fa a far funzionare tutto?
Andatelo a spiegare alle migliaia di dipendenti bancari, loro sì tanto simili a pecorelle più o meno smarrite in cerca di un pastore che sono convinte che il bancomat e le carte di credito digitalizzate possano sostituire in tutto e per tutto e con grande comodità, il denaro contante. L'economia virtuale ha preso il posto dell'economia reale, ma noi preferiamo di gran lunga il baratto.
Tornando al Green Pass Globale che cercheranno di spacciare come l'ennesima chiave di volta per liberare l'umanità dai suoi legami, noi qui giuriamo che mai lo accetteremo né mai ce ne serviremo. Ci sono molti modi di vivere e altrettanti di morire, ma, alla fine, in entrambi i casi essi si riducono ad uno soltanto: vivere e/o morire con dignità. Tutto il resto è aria fritta che tanto piace ai masturbatori mentali di professione.