L'inizio è meta-teatrale. Il capocomico e regista, che è Jago, introduce i personaggi, anzi ce li presenta e li confronta - pare - con quelli di allestimenti precedenti: "Abbiamo avuto una Desdemona più giovane...; un Otello più scuro..."
In effetti, Otello è bianco sulla scena, ma molto imponente. Nonostante sia grande e grosso, si fa però abbindolare da Jago (interpretato da Giuseppe Cederna), piccoletto ma malvagio. Molto malvagio. Jago insinua in lui il dramma della gelosia verso la nostra Desdemona che, inizialmente, devo dire, appare molto più lussuriosa di quanto non sia in verità. Soprattutto nella seconda parte dello spettacolo.
Il meta-teatro ricompare anche alla fine del primo atto, scandito dagli stessi attori che si preparano al secondo direttamente sul proscenio, senza fermare la messa scena: come se il sipario girasse per vedere cosa accade dietro le quinte.
Racconta il regista Emanuele Gamba in un'intervista: "Jago - per amore di Desdemona o per amore del teatro chissà - allestisce un labirinto, quello della mente del Moro - Otello - in cui finte parole accendono passioni vere, che portano dritte a epiloghi di morte". Jago non tollera la felicità di chi gli sta attorno e sembra voler vedere il mondo precipitare verso l'inferno. Un momento emblematico, a tal proposito, è la sua danza con Otello sulle note di "Cheek to cheek", noto brano di Irving Berlin, scritto nel 1935 per un film con Ginger Rogers e Fred Astaire. "Haeven, I'm in heaven..." canticchia sul palco. Jago non spiega perché trama contro tutti e, sopratutto, contro Desdemona e Otello, ma lo fa con una cattiveria e una ferocia, che sembra raccontare il male assoluto.
Molti attori sono toscanacci doc, come la moglie di Jago, Giuliana Colzi, che ha recitato in film come "Bagnomaria" che ci appare molto familiare. Cederna, che solitamente siamo abituati a vedere in parti da "buono" con la sua voce pacata e rassicurante, è convincente nella parte del cattivo.
La scenografia è essenziale e contiene sia le scene di Otello che quelle del suo meta-teatro, con piccoli accorgimenti, come il baule con la scritta "Otello" o la scritta in alto "Vietato fumare" - disattesa poi dagli attori stessi - e le rastrelliere con gli abiti di scena che restano sul palco in bella vista. Divertente, infine, la trovata di raccontare Venezia, allestendo sul palcoscenico svariate bacinelle bianche che simboleggiano l'acqua che la circonda.
Seguitemi nella mia rubrica "Il teatro è servito", ovviamente insieme a tutto quanto fa spettacolo!