L'enoturismo sale sul palco
Vinitaly 2025 ha segnato un passaggio fondamentale: per la prima volta, l'enoturismo è stato riconosciuto come format ufficiale della manifestazione, con uno spazio dedicato, una programmazione strutturata e una nuova consapevolezza. Le cantine non sono più solo luoghi di produzione, ma diventano spazi di accoglienza, racconto e relazione.
«Il turismo enogastronomico non è solo una tendenza: è un modo profondo di viaggiare, che mette al centro il legame tra territorio, identità e cultura alimentare. Permette di scoprire un luogo attraverso i suoi sapori, le sue pratiche e le persone che li custodiscono. È un'esperienza che coinvolge i sensi, attiva la memoria e genera relazioni autentiche. Oggi rappresenta una delle chiavi più forti per valorizzare le aree interne e costruire un'economia culturale sostenibile.»
Romina – La Penisola dei Sensi
Lo confermano anche i dati: nel 2024, il 77% degli italiani ha visitato un'impresa di produzione, con le cantine al primo posto nelle preferenze, seguite dai caseifici. Un segnale forte e chiaro dell'interesse crescente verso esperienze autentiche e radicate nel patrimonio culturale del Paese. A sottolinearlo è Roberta Garibaldi, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Enogastronomico.
Come ha ricordato anche Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente del Movimento Turismo del Vino, l'enoturismo rappresenta oggi una delle risorse più forti per la crescita delle aree interne, capace di generare valore culturale, economico e identitario.
Verona
Vinitaly da anni è accolto da una città come Verona che non finisce mai di stupirti della sua eleganza, si lascia scoprire tra i silenzi del primo mattino o le luci tiepide del tramonto. Ho scoperto in occasione del Vinitaly una parte di Verona stupenda tra Ponte Pietra e Castel San Pietro, dove la città si mostra in tutta la sua grazia verticale.
È lì che il mio pensiero è andato a Federico II di Svevia, alla sua figura affascinante e irregolare, al suo amore per i falchi e alla leggenda che lo lega a Montefalco. Un legame che oggi si ritrova nel lavoro della Cantina Caprai, custode di un'idea di "vino monastico" che affonda le sue radici in secoli di equilibrio tra spiritualità e agricoltura.
E come in un volo che attraversa l'Italia, da Montefalco ho seguito il filo fino all'Abbazia di Novacella, in Alto Adige, dove il vino è ancora espressione di sapere e di devozione. Luoghi che non comunicano tra loro con le mappe, ma con il senso profondo della memoria.
E così, tra Vinitaly e Verona, è emerso con chiarezza ed eleganza quel filo visibile e invisibile che unisce i territori attraverso la cultura, la storia e i sensi.
Un filo che cuce il tempo come un abito e che dà forma a una nuova esperienza di viaggio: profonda, radicata, rigenerante.
FOCUS ON – Il filo invisibile
È un intreccio sottile, ma potente, che costruisce esperienze capaci di attraversare i sensi e lasciare tracce durature nella memoria.
È da questo intreccio che nasce La Penisola dei Sensi, progetto culturale e sensoriale ideato da Romina, che mette in relazione luoghi, persone, artigianalità e benessere attraverso un percorso che unisce degustazione, narrazione storica e cammini olfattivi.
"Quando il gusto incontra l'arte e la natura, non si crea solo un'esperienza: si attiva un racconto. E il racconto è la vera forma del viaggio."