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Scritto da andrea cosimini
Castelnuovo
29 Marzo 2025

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C'è tutto in quell'immagine che solo un bravo scrittore (e cronista) come Ernest Hemingway poteva cogliere per immortalare l'essenza di un fenomeno che, come un "fiume alla rovescia", avrebbe esondato con la stessa velocità con la quale si sarebbe, poi, prosciugato: la facciata di un duce assorto nella lettura di un libro che, visto di spalle, si rivela un dizionario capovolto.

Una farsa, una posa, una messa in scena. Una grande sceneggiata alla quale molti hanno applaudito, per convinzione o convenienza, e che altri hanno fischiato, per dignità o coraggio, pagandone il prezzo più alto: la libertà, la vita. 

Stefano Massini viviseziona sul lettino il cadavere di un corpo ancora caldo: "Matteotti (anatomia di un fascismo)", andato in scena stasera al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana, altro non è che la cronaca di una morte annunciata. Ottavia Piccolo, supportata da I Solisti dell'Orchestra Multietnica di Arezzo, racconta il rapimento - e il conseguente delitto - del deputato che osò denunciare le illegalità commesse dalla nascente dittatura di Benito Mussolini.

Lui, Giacomo Matteotti, "Tempesta" - come lo soprannominarono nelle Polesine - lo fu davvero. La sua testimonianza di vita getta una luce su una pagina oscura del nostro recente passato. Un uomo pericoloso. Con in testa idee, non barbabietole. Una voce fuori dal coro che stride con l'omertà di chi, tacendo, asseconda i soprusi che lo circondano. Uno che "scalcia come un'asina" invece di voltare lo sguardo dall'altra parte.

"Il fascismo nasce sempre per difendersi da qualcosa". E, come scriveva Umberto Eco, quando questo "qualcosa" - ovvero il nemico - non esiste, lo si costruisce. "Il fascismo si nutre di paura". Mette ordine, nel disordine. Fa cadere l'uomo nell'umana tentazione di zittirsi per salvare la pelle. Sua e degli altri. Il male del mondo non è soltanto l'azione delle persone cattive, ma anche e soprattutto il silenzio di quelle buone.

Spesso ci si interroga se parlare di fascismo oggi non sia anacronistico. Beh, forse lo è parlare di quel fascismo. Ma attenzione: perché questa malattia, anzi - per dirla con Albert Camus - questo flagello che affligge l'umanità è come la peste. Sale dai bassifondi, fa i suoi morti, e poi se ne torna nel sottosuolo. Sta lì. In attesa. Pronta per risalire al primo alito di odio.

Ciò che uccide l'uomo è il male silenzioso che non ha sentito crescere dentro di sé.

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