A pochi passi dalla piazza centrale di Castelnuovo di Garfagnana, al civico 3 di via Farini, esiste un luogo fuori dal tempo. Si scende qualche gradino, come per entrare in un rifugio discreto, quasi nascosto. Lì si apre la "Formaggeria Marovelli": non un semplice negozio, ma una vera e propria bottega esperienziale, dove formaggi, profumi, vini e racconti si intrecciano come fili di uno stesso tessuto.
L'idea è di Romina Marovelli, curatrice sensoriale, sommelier FISAR e professionista formatasi tra l'Istituto Alberghiero di Barga e la Luiss di Roma, con specializzazioni in food & beverage e tourist management. Da anni lavora per tradurre in esperienza concreta ciò che il territorio offre in forma grezza: sapori, odori, gesti, memoria.
Dentro la formaggeria si ha la sensazione di entrare in una biblioteca olfattiva: ogni formaggio è un "libro da sfogliare" con il naso e con il palato, ogni scaffale racconta storie diverse ma armoniche. Accanto ai volumi, accuratamente selezionati, i prodotti scelti da Romina portano con sé radici, identità e possibilità di abbinamento.
All'ingresso, la prima "casa madre" che accoglie il visitatore è Pasta Felicetti, con la sua linea Monograno: una sola varietà di grano, coltivata in aree selezionate, trafilata al bronzo e lavorata con acqua di sorgente dolomitica. Un concetto semplice e raffinato, proprio come la filosofia del locale.
Più avanti si apre il cuore dello spazio: a destra la selezione di formaggi affinati, provenienti anche dall'Alto Adige; a sinistra, la zona degustazione con una piccola selezione di vini, dove ogni abbinamento è pensato come un abito su misura. Il banco centrale è una vera attrazione: tra i protagonisti, il Bagiòlo, formaggio morbido a crosta fiorita, nato da una lunga ricerca della madre di Romina, "la Casara". Un prodotto che ha ricevuto riconoscimenti da Alma – Scuola Internazionale di Cucina Italiana – e si è classificato secondo al Cibus.
Il suo nome ha un doppio significato: evoca uno strumento da casaro, ma anche un neologismo affettivo che il nonno di Romina usava rivolgendosi alla moglie: "Ida, vieni qua che ti do un bagiòlo". È così che il formaggio diventa racconto, memoria, gesto d'amore.
Tra le curiosità più originali del locale ci sono i bottoni di madreperla rossi, realizzati da Romina con il siero del latte: un esempio concreto di economia circolare, dove nulla si spreca e tutto si trasforma.
La Formaggeria Marovelli non è solo un punto vendita. È uno spazio di consulenza, un laboratorio sensoriale, un luogo di rifugio e scoperta. Nasce nel 1998 da un'intuizione condivisa con la madre Sara, come se il destino fosse già inscritto nei nomi e nelle mani.
Romina, dinamica e instancabile, ha attraversato negli anni concorsi, corsi, certificazioni, fiere e tavole importanti. È entrata nel Guinness dei Primati nel 2014 per la tavola più lunga del mondo realizzata sulle mura di Lucca, e fu contattata da Antonino Cannavacciuolo per entrare nel suo staff. Ma ha scelto di restare, per portare avanti un lavoro che è radice e visione allo stesso tempo.
Perché in fondo, come ama dire lei stessa, perdersi nei sapori può essere un modo per ritrovarsi.
Foto di Nicola Tognetti