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Scritto da andrea cosimini
gallicano
26 Dicembre 2024

Visite: 560

La chiesa di Sant'Andrea non è solo un luogo di culto. È - come tutte le piccole cappelle di paese - un presidio per la comunità, uno spazio di ritrovo.

Si affaccia sulla strada della via omonima, quella che da Gallicano giunge a Fornovolasco. Raramente suona il campanile. Nella chiesa - se si eccettuano funerali ed altre particolari liturgie - si celebra la santa messa, essenzialmente, solo in due occasioni: per Sant'Andrea e Santo Stefano. Stop. Quando suonano le campane, però, tutti le odono. Tutti, intorno, sanno perché. 

Oggi è il 26 dicembre, il giorno dopo Natale. Ieri si è celebrato l'evento, lietro, della nascita di Gesù; oggi la morte, atroce, del proto-martire cristiano, Stefano, che, per primo, dette la vita per il vangelo precedendo persino gli apostoli - persino San Giacomo (o Jacopo) che, a Gallicano, è venerato nel bellissimo duomo a lui intitolato.

Don Fiorenzo è il parroco di questa chiesa, così ben tenuta e conservata, che ha il privilegio di avere l'imponente Pania sullo sfondo. L'edificio merita una visita all'interno, non solo per l'arte sacra che ospita, ma anche - e soprattutto - per la suggestiva colonna in pietra con capitello scolpito che sostiene la struttura della torre.

Qui, sono presenti alcuni quadri. Quello maggiormente di pregio è, senza dubbio, dietro l'altare. Un dipinto che spiega il perché si celebra proprio in Sant'Andrea la messa per Santo Stefano. La tela è del '500. Fu commissionata dalla famiglia Guidiccioni di Lucca, come conferma il simbolo raffigurato dall'artista nell'opera, e acquistato, da qualcuno, proprio per inserirlo in questa chiesa. Qualche illuminato, che conosceva bene il messaggio evangelico. 

Nel quadro - che, probabilmente, in origine era più grande e che, in seguito, è stato tagliato per essere affisso nella posizione attuale - si vedono: in alto, una Madonna con il bambino; sotto, nella fascia centrale, il suddetto stemma della famiglia commissionatrice; e infine, ai lati, i Santi Andrea (a sinistra), patrono della chiesa, e il diacono Stefano (a destra). 

Stefano ha, nella mano destra, un ramo di palma che, nell'iconografia cristiana, è il simbolo del martirio; nella sinistra, invece, una sorta di recipiente, di vassoio, con all'interno qualcosa di non ben identificato: due pagnotte, perché i diaconi erano coloro che portavano da mangiare ai poveri; o, più probabilmente, due sassi a simboleggiare proprio la tortura alla quale il santo fu sottoposto. Si pensi, infatti, che, a quel tempo, le esecuzioni venivano effettuate mediante lapidazione. Una pratica barbara. Crudele. Inumana. Stefano fu ucciso a sassate. 

Piccoli frammenti di storia locale, ma che è bene fissare su carta - o, meglio, sul web - affinché la loro memoria non vada perduta.

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