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Scritto da Redazione
Barga
24 Febbraio 2020

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Il gurppo di minoranza di Barga, "Progetto Comune", interviene dopo la prima fase dell’inchiesta pubblica sul gassificatore KME, svoltasi venerdì 21 febbraio, in cui è stato presentato il progetto da parte dell’azienda.

"Inchiesta pubblica indetta, ricordiamo, dalla Regione stessa - sottolinea il gruppo - come contributo al procedimento autorizzativo in corso, per “misurare” l’opinione degli abitanti della Media Valle; ebbene sì, abbiamo capito bene, anche se sembra una barzelletta dopo oltre due anni di lotte con consegna di 9000 firme in Regione, una manifestazione di 4000 persone come non si vedeva da decenni in Media Valle, un processo partecipativo il cui esito lascia pochi dubbi sulla contrarietà del territorio ecc.. ci si chiede ancora “come la pensano gli abitanti”; e noi, allibiti ma caparbi, non demordiamo e se per farci ascoltare è necessario formalizzare il nostro dissenso in un procedimento codificato dalla Regione stessa, non ci tiriamo indietro".

"Ciò a cui non siamo disposti però - attaccano i consiglieri - è perdere tempo ed energie se si tratta di uno strumento solo illusoriamente democratico, creato per nascondere "giochi già giocati" da politica e interessi economici. Per questo Progetto Comune vuole segnalare che come inizio non è stato dei più brillanti. Più che ad un’inchiesta venerdì scorso abbiamo assistito ad una conferenza scientifica ai limiti della comprensibilità: quattro ore ininterrotte in cui si sono avvicendati relatori (ingegneri, epidemiologi, architetti ecc..) di indiscutibili qualità oratorie ed altrettanta incapacità di sintesi non tecnica, con una conclusione intorno alle 22 in cui i pochi “superstiti” del pubblico si sono sentiti sconsigliare di intervenire dallo stesso presidente del procedimento data l’ora tarda".

"Senza entrare nel merito del quadro idilliaco che è stato dipinto dai relatori sull’inserimento del gassificatore nel contesto della valle - incalza il gruppo -, una critica è necessaria se non altro per sperare in un taglio diverso dei prossimi incontri. Visto che il fine supremo dell’inchiesta è misurare la risposta del pubblico, composto non da tecnici ma da cittadini medi, è fondamentale che il messaggio dei relatori raggiunga tutti; la qualità dell’esposizione in questo contesto quindi non sta nello sfoggio di terminologie altamente tecniche, ma nella capacità di conformarsi alla tipologia di pubblico, sempre che il fine sia farsi capire. Siamo consci della complessità e tecnicità dei temi trattati, ma è necessario fare uno sforzo per dare senso all’iniziativa; così forse, a titolo di esempio, nella descrizione architettonica del progetto, più che dilungarsi in un’introduzione sulle cartografie di P.I.T., P.S.I., P.S., R.U. ecc... sconosciute e poco comprensibili dalla maggioranza del pubblico, sarebbe stato più efficace proporre un paragone concreto fra l’altezza della nuova ciminiera di 50 metri (presentata arditamente come “non invasiva” per le visuali da e verso il Serchio) e la fatiscente torretta dell’ex fonderia, nota a tutti: i circa 20-25 metri in più della nuova ciminiera rispetto alla suddetta torretta esistente avrebbero reso più di qualsiasi termine tecnico per capire l’invasività del nuovo progetto sul paesaggio".

"Per concludere - terminano i consiglieri -: siamo tutti disponibili ad “investire” ulteriore tempo per ripetere il nostro no al gassificatore in Valle del Serchio, ma deve essere garantita un’inchiesta pubblica comprensibile da tutti e ben calibrata nelle tempistiche delle esposizioni per assicurare il giusto spazio agli interventi del pubblico, cuore dell’iniziativa".

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