"Premiata Pasticceria Bellavista" è una commedia teatrale scritta da Vincenzo Salemme nel 1997. Da allora, ha visto varie edizioni, compreso un film nel 2000 con Salemme come protagonista.
Questa versione riproposta dalla compagnia del Teatro Nest ha debuttato per la prima volta nel 2023 con il benestare dell'autore. È stata rappresentata in moltissimi teatri italiani in questi due anni. Quest'anno è approdata alla Fondazione Toscana Spettacolo Onlus e sta girando i teatri toscani. Ieri sera è stata replicata al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana.
Il testo è complesso, le battute sono a raffica, e alcuni spettatori hanno avuto problemi con il napoletano che, invece, è divertente e frizzante, con battute riadattate per i giorni nostri come lo slogan della premier Giorgia Meloni "Sono una donna, sono una madre, sono cristiana..." o un'altra dove si ipotizza che Silvio Berlusconi possa essere resuscitato.
I personaggi sono grandiosi: tra loro spicca Francesco Di Leva (Aldo) - che molti lo hanno riconoscito come il "Russo" nella nuova versione del Gattopardo (la serie in onda da poco su Netflix) - il quale lavora nella pasticceria ed è amante della Giuditta Bellavista (Viviana Cangiano), bravissima e divertentissima, proprietaria della pasticceria con il fratello e la madre (in realtà, tutto è proprio della madre).
Aldo ha un'altra amante, Rosa (Cristel Checca), che lavora in pasticceria e fa le consegne. Un'altra donna, che cerca di farsi rispettare, è Romina (Dolores Gianoli), la fidanzata dell'altro proprietario della pasticceria, Ermanno (Giuseppe Gaudino), ed è fortissima tanto che Ermammo ha paura di lei, ma non cede perchè teme di perdere l'eredità della madre, come la sorella. La madre incombe su di loro, ma non si vede in scena. Si sente solo attraverso il megafono che minaccia di diseredare i figli. Il suo letto sovrasta la pasticceria, infatti è in alto rispetto a tutta la scena.
Ad un certo punto, arrivano tre "strani" personaggi introdotti dal brano musicale di Vinicio Capossela, "I pagliacci", che è perfetto per la scena. E lì si apre tutta una nuova prostettiva sulla commedia, a sfondo etico ma in chiave divertente, su una presunta donazione (che poi non era) di cornea a cui aveva fatto ricorso Ermanno per problemi gravi di vista, ignaro del vero svolgimento dei fatti. E questo fa infittire la trama fino ad un finale quasi a sorpresa!
Tra i tre ultimi personaggi troviamo Carmine (Adriano Pantaleo), che è diventato cieco - poi si capisce perché -, Memoria (Stefano Miglio) che è incredibile: è capace di impersonare personaggi totalmente diversi e di sembrare convincente (si va dal tipo siculo, al bergamasco di montagna che dice "pota" e che racconta alla fine di essere stato un poliziotto sotto copertura che ha perso la ragione); e poi c'è Gelsomina (Alessandra Mantice) che dice di essere di Sassuolo, ma che nessuno capisce. Di fatto, aiuta Carmine nella sua cecità. Questi tre cambiano totalmente la narrazione, che diventa molto più caotica, ma anche troppo divertente, in un crescendo di battute tutte da ridere, e si ride davvero molto.
Seguitemi nella mia rubrica "Il teatro è servito", ovviamente insieme a tutto quanto fa spettacolo!