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Sabato 1 Marzo 2025
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Scritto da andrea cosimini
Castelnuovo
28 Febbraio 2025

Visite: 152

Siamo tutti onesti se accettiamo che questo è un mondo di ipocriti. Di falsi, di corrotti. Di burattini nelle mani di un demone folle che è l'amore. 

Croce e delizia degli uomini, nel suo nome sono stati compiuti i gesti più aulici e le più basse nefandezze. Sarà che l'amore non trasforma le persone, le rivela. Sarà che un malvagio, ama con malvagità. E un buono, con bontà. L'amore non è mai migliore di chi ama. Non c'è salvezza nel sentimento in sé.

L'Otello messo in scena al Teatro Alfieri sembra ricalcare, in parte, l'Orlando dell'Ariosto. Un eroe che perde il senno della ragione. Anche se, in questo caso, la tragedia sta nel fatto che non lo ritrova. Né sulla luna, né sulla terra. Né mai. È un dramma che si consuma fino all'ultimo, inesorabile, atto. 

Il dramma della gelosia. L'antica favola di Amore e Psiche che si ripete: il dubbio che, malignamente, viene insinuato nella mente innocente e che, come la cera di una candela che rimane per troppo tempo accesa, lentamente si scioglie fino a decomporsi del tutto. 

Cosa ci insegna questa rivisitazione dell'opera, che sta tra Shakespeare e Pasolini: innanzitutto la futilità con cui si commettono certi crimini, se rapportati ai motivi scatenanti la collera; quindi il troppo peso dato alle chiacchiere che ingigantiscono i problemi e, molto spesso, creano esse stesse i presupposti per uno scontro; infine, lo smarrimento che si prova di fronte al tradimento che, quasi sempre, è fiducia malriposta verso il prossimo.

Lo spettacolo diretto dal regista Emanuele Gamba, su traduzione e adattamento di Francesco Niccolini, con un magistrale Giuseppe Cederna nelle vesti del malefico Jago, è un ritratto spietato - ma, purtroppo, fedele - dell'umanità. Un'umanità che ha perso la bussola, perché non è più in grado di ascoltare quella vocina interiore che sa, a prescindere dall'urlo e il furore del mondo, cosa siano verità e menzogna.    

Foto di Tommaso Teora

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