L'evento
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Yamila Bertieri e Loreno Bertolacci a Bruxelles con Roberto Vannacci e non solo... Ecco (alcuni) dei tanti amici del generale
Dopo il volo Pisa-Bruxelles e una sosta in hotel e, poi, in centro, una fermata ad uno dei più famosi locali della città, l'ex birrificio The Beer Factory in piazza Lussemburgo. Oggi la visita al Parlamento Europeo
Elezioni ordinistiche per il quadriennio 2025-2028
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Lo champagne della famiglia Signorini dalla Francia ai Caraibi nella splendida isola di Barth
Ci sono isole da sogno che per essere raggiunte necessitano non solo di molte ore di viaggio in aereo, ma anche di un cospicuo bagaglio in euro se…
Il teatro per grandi e piccoli con "Matilde di Canossa, la donna che sfidò il suo tempo" a Barga e "Amerigo, il topolino che scoprì il mondo" a Borgo a Mozzano
Il teatro per grandi e piccoli in due appuntamenti a Barga e Borgo a Mozzano, sabato 16 novembre per il del terzo festival "I Musei del Sorriso", organizzato dal…
Una donna straordinaria, uno spettacolo per tutti. Sono aperte le prenotazioni per lo spettacolo "Matilde di Canossa, la donna che sfidò il suo tempo"
Ancora posti disponibili per assistere gratuitamente all'anteprima dello spettacolo "Matilde di Canossa, la donna che sfidò il suo tempo" nel calendario di questa settimana del terzo festival "I Musei del…
Consegnati il Premio Enzo Pedreschi e il Premio speciale alla memoria di Andrea Bertucci
Nell’ambito della cerimonia di apertura di “Garfagnana Terra Unica” alla tensostruttura di Castelnuovo, sono stati consegnati due importanti premi, il Premio Enzo Pedreschi e il Premio speciale alla memoria di Andrea Bertucci, assegnati a tre persone del territorio
Lions Club Antiche Valli Lucchesi - Lions Club Valle del Serchio, convegno su lavoro, diritto e produttività
I due Lions Club organizzano per martedì 12 novembre alle ore 16,30 presso la sala assemblea di Confindustria Toscana in piazza Bernardini 41 a Lucca un importante convegno…
A Milano la consegna dei premi di ricerca promossi dalla fondazione Carlo Erba e Kedrion Biopharma
Oggi a Milano, presso la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano (Via Francesco Sforza, 35), si è svolta la cerimonia di consegna dei Premi di ricerca 2023 promossi dalla Fondazione Carlo Erba e Kedrion Biopharma in collaborazione con INGM
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Scrivere un “articolo al contrario” rispetto al “verso” che ha preso tutto il mainstream nazionale sulla persona di Roberto Vannacci può non essere semplice. Magari estrapolando qualche battuta o qualche pezzo di un suo discorso decontestualizzandolo da tutto il resto sarebbe più facile. Per poi commentarlo e criticandolo senza argomentazioni. Ma non è il nostro caso, facendo parte di quel piccolo esercito di giornalisti appartenenti alle varie testate delle Gazzette che per anni, alla guida del direttore Aldo Grandi, hanno cercato di descrivere sempre fatti nel modo più obiettivo possibile, magari remando anche contro “correnti mediatiche al contrario” che caratterizzano spesso il mondo dell’informazione dei giorni nostri.
La serata andata in scena alla Versiliana si è aperta con il cosiddetto sold-out, meglio conosciuto in italiano “tanto per rimanere in tema di identità” con tutto pieno, non c’è più posto. Un tutto pieno stracolmo all’inverosimile, con centinaia di persone in piedi come difficilmente si sono viste durante le varie serate della Versiliana. Un palcoscenico dove si alternano personaggi conosciuti, più o meno osannati, dei nostri tempi. Insomma “al contrario” di quello che ci vogliono far pensare, Roberto Vannacci, ora eurodeputato, riesce a trascinare, è proprio il caso di dirlo, tante persone.
Perfetta l'organizzazione dell'evento. Un plauso alle ragazze che si sono occupate di accogliere e gestire i partecipanti all'evento. Un grazie al presidente della fondazione Versiliana Benedetti e dal vice-presidente Francesco Pellati che ha introdotto l'incontro. In prima fila anche il sindaco Alberto Giovannetti, presenza assolutamente gradita. Oltre ovviamente al braccio destro del generale ossia Massimiliano Simoni.
Un’apertura della serata che per l’occasione viene fatta proprio dal vicepresidente della fondazione Versiliana Francesco Pellati, che ringrazia il generale per aver accettato l’invito della Versiliana. Esordisce Pellati: “Versiliana che invita Roberto Vannacci come personaggio divenuto rilevante in poco tempo, sulle scene nazionali”. Non risparmia complimenti il vicepresidente al generale che, abbandonando il concetto del politicamente corretto, è ritornato al famoso concetto del “soggetto e predicato”, esprimendo il suo pensiero con chiarezza. Si capisce bene, insomma, quello che intende dire. Altro complimento per il generale è quello relativo alla sua pacatezza, definita quasi olimpica, con la quale reagisce agli insulti. Continua Pellati: “Beato lei che ci riesce”. Francesco Pellati continua indicando Aldo Grandi, storico e direttore delle Gazzette, giornale on line prezioso per sapere cosa accade a Lucca e nei dintorni, definendolo anche lui molto diretto e chiaro nelle sue espressioni. Due personaggi sul palcoscenico della Versiliana definiti proprio da Pellati “sulla stessa modalità di comunicazione.”
Apre la serata Aldo Grandi che, dopo i ringraziamenti di rito, comunica che l’evento della presentazione del libro di Roberto Vannacci è quello più seguito di tutta l’estate alla Versiliana. “Il coraggio vince”, titolo del secondo libro di Roberto Vannacci, è la storia della sua vita. Una storia raccontata in prima persona che segue il primo libro “il mondo al contrario” che ha avuto un successo incommensurabile a livello di vendite.
Il generale prende la parola con il solito entusiasmo e passione ringraziando il numerosissimo pubblico presente con la speranza di poter esprimere liberamente i concetti e i pensieri di grandissima attualità, concetti e pensieri oggetto di tanti commenti da parte di innumerevoli testate giornalistiche e reti televisive. Una sorta di festeggiamento quello sul palcoscenico della Versiliana quello di ieri sera. Difatti a distanza di poco più di una anno dalla presentazione da parte del direttore delle Gazzette Aldo Grandi del libro di Roberto Vannacci si ritrovano insieme per presentare si il suo secondo libro “il coraggio vince.” Ma questa volta non nelle vesti di un mero scrittore, bensì, dopo un percorso fulmineo degno di un generale incursore, in meno di un anno, con la conquista dello scranno di europarlamentare con poco meno, sempre per fare chiarezza sui numeri e fare buona informazione, di 560.000 voti.
Ma il libro è passato da subito in secondo piano, dovendo far notare la bassezza della qualità dell’informazione del giornale che, per penna di un suo manuense Fabrizio Roncone, erede di Matteo Pucciarelli che ha reso noto il generale in tutta Italia, ha dipinto il generale come il soggetto che “abbandona la vestaglia fru fru”, un accappatoio indossato da Roberto Vannacci in una vecchia foto pubblicata. Insomma il generale dipinto come... omosessuale, 'ferocemente astuto' fomentando, così,il grande male che alcuni vorrebbero rappresentasse. Per quando riguarda il libro di Vannacci il giornalista del Corriere lo ha definito nel suo articolo di sabato 24 agosto, un “lugubre successo“ per il numero di vendite.
Forse manca di argomenti il giornalista che ha continuato considerando il generale estremista solo perché ha cercato, con il suo libro, di risvegliare menti e anime sopiti da decenni contribuendo a riportare le persone ad argomentare e ragionare sui concetti identitari, religiosi, territoriali. Concetti relativi alla normale famiglia costituita da un uomo e una donna, alla sicurezza e alla giusta punizione per chi delinque. Insomma concetti banali che però il pensiero unico dominante e il mainstream omogenizzato a questo pensiero stanno cercando di cancellare nelle “menti pensanti” e si badi bene, non ho scritto ben pensanti, come avrebbe magari sottolineato qualcuno di quella sinistra radica chic che sta manipolando menti un po’ più labili delle nostre.
“Articoli al contrario”, come il libro di Vannacci del suo mondo. Sempre al contrario, cercando di spiegare come le razze, le idee più o meno condivise, i territori variegati e diversi tra di loro, gli usi e le consuetudini locali, il partiti, il credo religioso, costituiscono la ricchezza della nostra esistenza. E quanto più Vannacci, a nostro avviso troppo pacato e ipertollerante delle ingiurie e accuse, si sforza di scrivere e dire questo, tanto più vien additato e criminalizzato mettendo sulle sue labbra concetti contrari al suo pensiero.
Parlando sempre di ingiurie, Aldo Grandi, che ha la capacità di fomentare e provocare le discussioni, ha voluto evidenziare anche l’uscita a dir poco infelice, dell’onorevole Bersani che ha definito pubblicamente il generale, che non si è mai riparato “dietro la collina” per chi conosce la famosa canzone di Francesco De Gregori, anzi è sempre stato in prima linea nel suo lavoro e nella vita, un “coglione”.
Beh, un po’ di sale nella zucca e un po’ di onestà intellettuale ci volevano proprio al poliglotta Bersani prima di esprimersi in un modo scadente come questo. Il direttore Aldo Grandi ha voluto sottolineare, qualora ve ne fosse bisogno, le sei lingue che parla correntemente il generale Vannacci, che solo per questo non dovrebbe essere definito da chi “pettina le bambole” un coglione. Ma crediamo che non sia solo il fatto di parlare tante lingue un elemento discriminante. Anche chi ne parla solo una può non essere un coglione, basta che quella lingua e i termini della stessa vengano usati in modo appropriato senza offendere gratuitamente nessuno.
Poi, per capire che Roberto Vannacci non può essere definito così come lo ha definito Bersani, basta leggere il suo libro “il coraggio vince” e capire cosa ha fatto nella sua vita fino ad oggi, o meglio, fino a quando quei 560 mila... coglioni che l’hanno votato, non gli hanno permesso di diventare un parlamentare dell’Europa, quell’Europa e quell’Italia che lui ha sempre difeso a rischio della propria vita. Ma una sinistra priva di argomentazioni non poteva avere altro modo che quello di insultare, non potendo appunto argomentare concetti banali e logici difficili da scardinare.
E allora si è parlato di fascismo, dimenticandoci che è finito, morto e sepolto come ha evidenziato il generale alla Versiliana, oltre sedici lustri fa. Venuta in aiuto di Bersani, che non intende chiudere qui la questione offesa per la quale è stato condannato e sulla quale il generale avrebbe preferito mettere una pietra sopra, ma vuole andare a processo, è arrivata Rosi Bindi.
Anche lei si vuole immolare per entrare nel tritacarne giuridico di una potenziale denuncia del generale sfidandolo e definendolo “fascista”. Tutto per provare a provocarlo e per magari essere anche lei denunciata. Solo così si può ritornare a pieno titolo sulle testate giornalistiche nazionali, si spera.
Il libro vi consigliamo di leggerlo, ma del libro, grazie a tutti questi attacchi sulla persona e grazie al tempo che è stato da subito tiranno, sia Aldo Grandi che doveva fare le domande, sia il generale Roberto Vannacci, ne hanno parlato poco.
Un altro argomento di estrema attualità è stato tuttavia trattato, quello dello “ius scholae”, tanto per mettere sempre le lingue come il latino di mezzo. Tradotto come “diritto di scuola” molto più semplice da capire per chi, forse come Bersani, non parla le lingue del generale, è l’argomento del giorno sollevato da Antoni Tajani, leader di quel partito (S)Forza Italia che sta forse Sforzando l’Italia un po’ troppo in tempi come i nostri nei quali i problemi da risolvere, forse, sono altri.
Anche qui le argomentazioni del generale sono ineccepibili e le sue idee sono chiare e comprensibili. Anche alla “marea di persone”, tanto per rimanere in tema, che lo seguono. Non può essere un ciclo di studi a identificare e definire se una persona può essere dichiarata dallo stato dove vive da un certo periodo di tempo, cittadina Italiana. Le caratteristiche per la richiesta di cittadinanza debbono essere altre e più complesse, ma, in particolare, più profonde.
E qui va da esempio Vannacci, che ha dichiarato di essere stato e di aver vissuto da ragazzo per oltre dieci anni in Francia, ma di non avere mai avuto bisogno e desiderio di richiedere la cittadinanza. Al contrario, più era fuori dal suo paese e più sentiva il bisogno e la voglia di ritornare sentendo nel suo profondo l’appartenenza a quell’Italia in cui era nato e per la quale ha votato la vita, per difenderla. Anche qui Bersani poteva “asciugare gli scogli”, scavalcarli e provare a vedere cosa c’era oltre nella persona del generale.
Un inciso che fa pensare: in Francia un modo per ottenere la cittadinanza ci sarebbe. Dopo cinque anni di arruolamento nella Legione Straniera, difendo il territorio francese e dedicando questo tempo la patria di cui vuoi essere cittadino, la puoi richiedere. Aspettare di vedere chi se la merita, stabilire un percorso che dimostri l'accettazione integrale dei doveri della nazione e degli interessi nazionali.
Il tempo è trascorso in modo piacevole, rapidamente e, quando il conduttore ha chiesto qualche minuto di recupero per la serata purtroppo non è stato concesso visto già lo sforamento che c’era stato. Tante persone interessate che sarebbero state lì, alcune sedute e tante in piedi, ancora per ore ad ascoltare il generale. Se ne facciano una ragione i soloni della politica, a questo punto.
Una persona pacata abbiamo visto sul palco della Versiliana, un generale convinto che le proprie idee possano migliorare l’esistenza e la coesistenza di ognuno, che non si sente affatto offeso o disturbato se viene definito fascista perché il fascismo è finito 80 anni fa. Vannacci è anche tornato sulla X^ Mas, "glorioso reparto della Regia Marina che ha operato dal 1939 al 1943 per la Patria".
Sul “dress code”, ma sempre per essere italiani vogliamo scrivere “codice di abbigliamento”, Vannacci deride chi vorrebbe i suoi seguaci si incontrassero a settembre in un annunciato raduno in camicia nera dicendo: "Da me si può venire con la camicia bianca, a pallini, come si vuole. Mi interessano i principi e gli ideali, che porterò avanti finché avrò energia".
Foto Lauro Lenzoni
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Il Grande Giorno è arrivato. A distanza di un anno da quel 9 settembre 2023 in cui tutto, o quasi, è cominciato, ecco che Roberto Vannacci, il generale più amato - e, ovviamente, più odiato - dagli italiani sbarca nuovamente in Versilia nel cuore dell'estate e lo fa alla manifestazione più famosa e prestigiosa. Sabato 24 settembre alle 18.30 sul palco degli Incontri al Caffè - Spazio Romano Battaglia il direttore (ir)responsabile delle Gazzette Aldo Grandi intervisterà l'autore di due best-sellers in un anno, ad oggi unica e vera novità del panorama politico e culturale degli ultimi anni. Inutile aggiungere che è atteso il tutto esaurito e, paradossalmente, anche qualcosa di più dal momento che non esiste, attualmente, un personaggio così popolare e al centro dell'attenzione dei media come, appunto, Roberto Vannacci che, e diciamolo una volta per tutte, non fa niente, non muove un dito, non accenna un movimento o una parola, ma, sarà un caso o forse, no, un giorno si e l'altro pure è dappertutto reclamato, domandato ed ascoltato.
L'occasione dell'appuntamento sarà la presentazione del libro Il coraggio vince - Vita e valori di un generale incursore, edito da Piemme e in cui l'autore ripercorre la propria vita-carriera.
In questi 365 giorni da quel 9 settembre 2023, giorno in cui Vannacci si presentò per la prima volta sul territorio 'continentale' - lo aveva fatto pochi giorni prima, ma nella sua Sardegna - al Bagno Biondetti della famiglia Menici, molte cose sono avvenute e non è passato mese, ma che dico?, settimana, ma che dico?, giorno senza che quest'uomo colpevole, si fa per dire, solo di aver buttato giù per iscritto ciò che tutti pensano, non sia stato massacrato, offeso, denunciato, vilipeso, deriso, insultato, querelato. Una sorta di fuoco ininterrotto che, fortunatamente, ha trovato, però, una persona - un incursore - abituato ad affrontare di petto il fuoco sì, ma quello vero e che, quindi, di quello finto, ma altrettanto fastidioso e devastante, non sa cosa farsene.
Nonostante i Bersani, le Egonu, i Crosetto e via di questo passo, le procure di mezza Italia, militari e non, hanno archiviato le accuse destituite di ogni fondamento. Razzista e omofobo, addirittura truffatore: niente di tutto questo. Roberto Vannacci è un hombre vertical a tutti gli effetti e la sua patente di guida è la sua credibilità. Inattaccabile e intoccabile. In un mondo fatto a forma e sostanza di fogna, c'è ancora chi sfida l'ipocrisia del politicamente corretto per dimostrare che si può avere fiducia nel futuro e nell'uomo.
Eppure, nonostante la... verginità con cui Roberto Vannacci avanza nella mediocrità dilagante, non mancano coloro che fanno di tutto per insozzare la sua figura e ciò che dice. Abbiamo letto Giuliano Ferrara, sì, colui che si vantava di aver partecipato ai fatti di Valle Giulia nel 1969 salvo, poi, diventare a metà anni Ottanta un confidente della CIA che, per chi non lo sapesse, è la Central Intelligence Agency, il servizio segreto più segreto e incofessabile che ci sia. Lo stesso Ferrara, il cui giornale, Il Foglio, ha percepito negli anni milioni di euro di soldi pubblici nonostante non lo leggessero che i soliti quattro gatti, tra l'altro, probabilmente, sempre gli stessi. E perché non citare Pier Luigi Bersani, ex comunista, che definì Vannacci un coglione e che adesso si è beccato dai giudici un decreto penale di condanna, ma, spiega e annuncia, lui se ne frega e andrà a processo. Invece di chiedere scusa, questo esponente della peggiore nomenklatura politica che è vissuto per la maggior parte della propria esistenza nei e degli stipendi da politico piuttosto che da operaio o impiegato, ha accentuato la dose di cattiveria verso un uomo, Vannacci appunto, che non si è scomposto né spostato di un millimetro, ma ha risposto colpo su colpo ad ogni tonnellata di merda pardon di fango che gli è stata rovesciata addosso.
Bene, anzi male. Giornalisti invertebrati, intellettuali da un tanto al chilo, esponenti di quell'intellighenzia verniciata di rosso che fa a cazzotti con il buonsenso, stanno cercando in tutti i modi di convincervi e di convincerci che siamo persone malate, voi e noi che stimiamo quest'uomo pur senza adularlo o genuflettersi nei suoi confronti, persone, sostanzialmente, da rieducare, magari in qualche arcipelago Gulag di sovietica memoria. Secondo il Pensiero Unico Dominante tutti coloro che hanno votato Vannacci, oltre 550 mila preferenze, e tutti quelli che lo sostengono condividendone le idee e i principi, sarebbero da esiliare, espellere, esonerare, estirpare, magari per fare posto ad una umanità indefinita e senza identità così come vorrebbero la globalizzazione più spinta e e le menti più malate e distorte di questo emisfero e anche dell'altro.
E invece siamo qui, siamo ancora qui, siete ancora tutti qui, con gli occhi e le orecchie ben aperti, con la consapevolezza che il popolo italiano, tra tutti i popoli europei, è quello più rompicoglioni, quello che meno si adatta ai diktat di un'Unione Europea che ha il solo compito di portare al potere le élite e obbligare le masse a seguire le loro fasulle impostazioni. E Roberto Vannacci è uno di questi italiani, che non apre la bocca solo per meraviglia, ma per dare concretezza e logica a ciò che concreto e logico è. Da sempre.
Lo vorrebbero zittire, costringere a chissà quale pentimento, relegare in qualche angolo buio delle loro, delle vostre e delle nostre coscienze, ma non ci riescono e sapete perché? Perché sono dei beoti-idioti che non capiscono che cosa sia un incursore e quale sia il suo modo di pensare-agire, reagire. Un incursore attende il momento più adatto per colpire, per cogliere di sorpresa l'avversario, attende che quello faccia la sua mossa come sempre avviene e sceglie con ponderatezza, lucidità e coraggio quando scendere in pista o in campo. E' stato educato a comportarsi e colpire laddove nessuno se lo aspetta e quando meno se lo aspetta. Senza lacrime per le rose avrebbe scritto un guru della sinistra come Mario Tronti. Per chi, tra i novelli militanti del Pd e affini non sapesse chi è, che se lo vadano a rileggere.
Ecco, Roberto Vannacci, generale di (con)divisione e politico affidabile e affidato, sarà sabato pomeriggio alla Versiliana per raccontarsi, non per fare politica o proseliti ché, tanto, quelli arrivano da soli nonostante gli sforzi degli eunuchi intellettualmente impegnati e coinvolti che fanno di tutto per oscurarlo, come una giornalista di scarso spessore politico ha provato a fare inventandosi chissà quale paragone tra la parola camerata che Vannacci usa tra i propri colleghi e il Ventennio o, peggio ancora, il nazismo. Ma andate a studiare e, soprattutto, ridimensionatevi che la gente, quella vera, quella che sabato sarà a Marina di Pietrasanta, di questi pseudoportatori del Verbo, nel suo quotidiano, non sa cosa farsene.
Nella foto: Roberto Vannacci insieme a Massimiliano Simoni in Sardegna