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Scritto da loreno bertolacci
L'evento
25 Agosto 2024

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Scrivere un “articolo al contrario” rispetto al “verso” che ha preso tutto il mainstream nazionale sulla persona di Roberto Vannacci può non essere semplice. Magari estrapolando qualche battuta o qualche pezzo di un suo discorso decontestualizzandolo da tutto il resto sarebbe più facile. Per poi commentarlo e criticandolo senza argomentazioni. Ma non è il nostro caso, facendo parte di quel piccolo esercito di giornalisti appartenenti alle varie testate delle Gazzette che per anni, alla guida del direttore Aldo Grandi, hanno cercato di descrivere sempre fatti nel modo più obiettivo possibile, magari remando anche contro “correnti mediatiche al contrario” che caratterizzano spesso il mondo dell’informazione dei giorni nostri.

La serata andata in scena alla Versiliana si è aperta con il cosiddetto sold-out, meglio conosciuto in italiano “tanto per rimanere in tema di identità” con tutto pieno, non c’è più posto. Un tutto pieno stracolmo all’inverosimile, con centinaia di persone in piedi come difficilmente si sono viste durante le varie serate della Versiliana. Un palcoscenico dove si alternano personaggi conosciuti, più o meno osannati, dei nostri tempi. Insomma “al contrario” di quello che ci vogliono far pensare, Roberto Vannacci, ora eurodeputato, riesce a trascinare, è proprio il caso di dirlo, tante persone.

Perfetta l'organizzazione dell'evento. Un plauso alle ragazze che si sono occupate di accogliere e gestire i partecipanti all'evento. Un grazie al presidente della fondazione Versiliana Benedetti e dal vice-presidente Francesco Pellati che ha introdotto l'incontro. In prima fila anche il sindaco Alberto Giovannetti, presenza assolutamente gradita. Oltre ovviamente al braccio destro del generale ossia Massimiliano Simoni.

Un’apertura della serata che per l’occasione viene fatta proprio dal vicepresidente della fondazione Versiliana Francesco Pellati, che ringrazia il generale per aver accettato l’invito della Versiliana. Esordisce Pellati: “Versiliana che invita Roberto Vannacci come personaggio divenuto rilevante in poco tempo, sulle scene nazionali”. Non risparmia complimenti il vicepresidente al generale che, abbandonando il concetto del politicamente corretto, è ritornato al famoso concetto del “soggetto e predicato”, esprimendo il suo pensiero con chiarezza. Si capisce bene, insomma, quello che intende dire. Altro complimento per il generale è quello relativo alla sua pacatezza, definita quasi olimpica, con la quale reagisce agli insulti. Continua Pellati: “Beato lei che ci riesce”. Francesco Pellati continua indicando Aldo Grandi, storico e direttore delle Gazzette, giornale on line prezioso per sapere cosa accade a Lucca e nei dintorni, definendolo anche lui molto diretto e chiaro nelle sue espressioni. Due personaggi sul palcoscenico della Versiliana definiti proprio da Pellati “sulla stessa modalità di comunicazione.”

Apre la serata Aldo Grandi che, dopo i ringraziamenti di rito, comunica che l’evento della presentazione del libro di Roberto Vannacci è quello più seguito di tutta l’estate alla Versiliana. “Il coraggio vince”, titolo del secondo libro di Roberto Vannacci, è la storia della sua vita. Una storia raccontata in prima persona che segue il primo libro “il mondo al contrario” che ha avuto un successo incommensurabile a livello di vendite.

Il generale prende la parola con il solito entusiasmo e passione ringraziando il numerosissimo pubblico presente con la speranza di poter esprimere liberamente i concetti e i pensieri di grandissima attualità, concetti e pensieri oggetto di tanti commenti da parte di innumerevoli testate giornalistiche e reti televisive. Una sorta di festeggiamento quello sul palcoscenico della Versiliana quello di ieri sera. Difatti a distanza di poco più di una anno dalla presentazione da parte del direttore delle Gazzette Aldo Grandi del libro di Roberto Vannacci si ritrovano insieme per presentare si il suo secondo libro “il coraggio vince.” Ma questa volta non nelle vesti di un mero scrittore, bensì, dopo un percorso fulmineo degno di un generale incursore, in meno di un anno, con la conquista dello scranno di europarlamentare con poco meno, sempre per fare chiarezza sui numeri e fare buona informazione, di 560.000 voti.

Ma il libro è passato da subito in secondo piano, dovendo far notare la bassezza della qualità dell’informazione del giornale che, per penna di un suo manuense Fabrizio Roncone, erede di Matteo Pucciarelli che ha reso noto il generale in tutta Italia, ha dipinto il generale come il soggetto che “abbandona la vestaglia fru fru”, un accappatoio indossato da Roberto Vannacci in una vecchia foto pubblicata. Insomma il generale dipinto come... omosessuale, 'ferocemente astuto' fomentando, così,il grande male che alcuni vorrebbero rappresentasse. Per quando riguarda il libro di Vannacci il giornalista del Corriere lo ha definito nel suo articolo di sabato 24 agosto, un “lugubre successo“ per il numero di vendite.

Forse manca di argomenti il giornalista che ha continuato considerando il generale estremista solo perché ha cercato, con il suo libro, di risvegliare menti e anime sopiti da decenni contribuendo a riportare le persone ad argomentare e ragionare sui concetti identitari, religiosi, territoriali. Concetti relativi alla normale famiglia costituita da un uomo e una donna, alla sicurezza e alla giusta punizione per chi delinque. Insomma concetti banali che però il pensiero unico dominante e il mainstream omogenizzato a questo pensiero stanno cercando di cancellare nelle “menti pensanti” e si badi bene, non ho scritto ben pensanti, come avrebbe magari sottolineato qualcuno di quella sinistra radica chic che sta manipolando menti un po’ più labili delle nostre.

Articoli al contrario”, come il libro di Vannacci del suo mondo. Sempre al contrario, cercando di spiegare come le razze, le idee più o meno condivise, i territori variegati e diversi tra di loro, gli usi e le consuetudini locali, il partiti, il credo religioso, costituiscono la ricchezza della nostra esistenza. E quanto più Vannacci, a nostro avviso troppo pacato e ipertollerante delle ingiurie e accuse, si sforza di scrivere e dire questo, tanto più vien additato e criminalizzato mettendo sulle sue labbra concetti contrari al suo pensiero.

Parlando sempre di ingiurie, Aldo Grandi, che ha la capacità di fomentare e provocare le discussioni, ha voluto evidenziare anche l’uscita a dir poco infelice, dell’onorevole Bersani che ha definito pubblicamente il generale, che non si è mai riparato “dietro la collina” per chi conosce la famosa canzone di Francesco De Gregori, anzi è sempre stato in prima linea nel suo lavoro e nella vita, un “coglione”.

Beh, un po’ di sale nella zucca e un po’ di onestà intellettuale ci volevano proprio al poliglotta Bersani prima di esprimersi in un modo scadente come questo. Il direttore Aldo Grandi ha voluto sottolineare, qualora ve ne fosse bisogno, le sei lingue che parla correntemente il generale Vannacci, che solo per questo non dovrebbe essere definito da chi “pettina le bambole” un coglione. Ma crediamo che non sia solo il fatto di parlare tante lingue un elemento discriminante. Anche chi ne parla solo una può non essere un coglione, basta che quella lingua e i termini della stessa vengano usati in modo appropriato senza offendere gratuitamente nessuno.

Poi, per capire che Roberto Vannacci non può essere definito così come lo ha definito Bersani, basta leggere il suo libro “il coraggio vince” e capire cosa ha fatto nella sua vita fino ad oggi, o meglio, fino a quando quei 560 mila... coglioni che l’hanno votato, non gli hanno permesso di diventare un parlamentare dell’Europa, quell’Europa e quell’Italia che lui ha sempre difeso a rischio della propria vita. Ma una sinistra priva di argomentazioni non poteva avere altro modo che quello di insultare, non potendo appunto argomentare concetti banali e logici difficili da scardinare.

E allora si è parlato di fascismo, dimenticandoci che è finito, morto e sepolto come ha evidenziato il generale alla Versiliana, oltre sedici lustri fa. Venuta in aiuto di Bersani, che non intende chiudere qui la questione offesa per la quale è stato condannato e sulla quale il generale avrebbe preferito mettere una pietra sopra, ma vuole andare a processo, è arrivata Rosi Bindi.

Anche lei si vuole immolare per entrare nel tritacarne giuridico di una potenziale denuncia del generale sfidandolo e definendolo “fascista”. Tutto per provare a provocarlo e per magari essere anche lei denunciata. Solo così si può ritornare a pieno titolo sulle testate giornalistiche nazionali, si spera.

Il libro vi consigliamo di leggerlo, ma del libro, grazie a tutti questi attacchi sulla persona e grazie al tempo che è stato da subito tiranno, sia Aldo Grandi che doveva fare le domande, sia il generale Roberto Vannacci, ne hanno parlato poco.

Un altro argomento di estrema attualità è stato tuttavia trattato, quello dello “ius scholae”, tanto per mettere sempre le lingue come il latino di mezzo. Tradotto come “diritto di scuola” molto più semplice da capire per chi, forse come Bersani, non parla le lingue del generale, è l’argomento del giorno sollevato da Antoni Tajani, leader di quel partito (S)Forza Italia che sta forse Sforzando l’Italia un po’ troppo in tempi come i nostri nei quali i problemi da risolvere, forse, sono altri.

Anche qui le argomentazioni del generale sono ineccepibili e le sue idee sono chiare e comprensibili. Anche alla “marea di persone”, tanto per rimanere in tema, che lo seguono. Non può essere un ciclo di studi a identificare e definire se una persona può essere dichiarata dallo stato dove vive da un certo periodo di tempo, cittadina Italiana. Le caratteristiche per la richiesta di cittadinanza debbono essere altre e più complesse, ma, in particolare, più profonde.

E qui va da esempio Vannacci, che ha dichiarato di essere stato e di aver vissuto da ragazzo per oltre dieci anni in Francia, ma di non avere mai avuto bisogno e desiderio di richiedere la cittadinanza. Al contrario, più era fuori dal suo paese e più sentiva il bisogno e la voglia di ritornare sentendo nel suo profondo l’appartenenza a quell’Italia in cui era nato e per la quale ha votato la vita, per difenderla. Anche qui Bersani poteva “asciugare gli scogli”, scavalcarli e provare a vedere cosa c’era oltre nella persona del generale. 

Un inciso che fa pensare: in Francia un modo per ottenere la cittadinanza ci sarebbe. Dopo cinque anni di arruolamento nella Legione Straniera, difendo il territorio francese e dedicando questo tempo la patria di cui vuoi essere cittadino, la puoi richiedere. Aspettare di vedere chi se la merita, stabilire un percorso che dimostri l'accettazione integrale dei doveri della nazione e degli interessi nazionali.

Il tempo è trascorso in modo piacevole, rapidamente e, quando il conduttore ha chiesto qualche minuto di recupero per la serata purtroppo non è stato concesso visto già lo sforamento che c’era stato. Tante persone interessate che sarebbero state lì, alcune sedute e tante in piedi, ancora per ore ad ascoltare il generale. Se ne facciano una ragione i soloni della politica, a questo punto.

Una persona pacata abbiamo visto sul palco della Versiliana, un generale convinto che le proprie idee possano migliorare l’esistenza e la coesistenza di ognuno, che non si sente affatto offeso o disturbato se viene definito fascista perché il fascismo è finito 80 anni fa. Vannacci è anche tornato sulla X^ Mas, "glorioso reparto della Regia Marina che ha operato dal 1939 al 1943 per la Patria".

Sul “dress code”, ma sempre per essere italiani vogliamo scrivere “codice di abbigliamento”, Vannacci deride chi vorrebbe i suoi seguaci si incontrassero a settembre in un annunciato raduno in camicia nera dicendo: "Da me si può venire con la camicia bianca, a pallini, come si vuole. Mi interessano i principi e gli ideali, che porterò avanti finché avrò energia".

Foto Lauro Lenzoni

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