Che fosse un mondo al contrario o alla rovescia non c'era bisogno ce lo venisse a spiegare Roberto Vannacci, il generale di divisione che, a tutti gli effetti e alla faccia degli intellettuali invertebrati e dei giornalisti eunuchi di questo Stivale, è l'unico, vero personaggio dell'anno, di quel 2023 appena andato in archivio, ma anche di questo inizio 2024 visto che non muove foglia ovunque sia che non venga interrogato, ripreso, criticato. Peccato per queste voci bianche di un emisfero sempre più privo di attributi, ma il fatto è che Roberto Vannacci da La Spezia e abitante a Viareggio non solo piace alla maggioranza 'normale' degli italiani, ma riesce a cavalcare benissimo, con umiltà e saggezza, l'improvvisa e, ormai, nemmeno più di tanto, fama - meritata - che gli è piovuta addosso.
Tra la sinistra debosciata e priva, ormai, di qualunque identità che non sia un fluido senza capo né coda, impossibile trovare un barlume non tanto di intelligenza che quella, ormai, se ne è andata a quel paese, quanto un minimo di obiettività e onestà intellettuale. Se così non fosse, all'unanimità giornali e Tv avrebbero ammesso senza tante storie e ipocrisie che l'unico, vero personaggio dell'anno non era certo la sorella della povera Giulia, incensata ed esaltata solamente per aver gridato quel bruciate tutto che sa tanto di piromani pericolosi per sé e, soprattutto, per gli altri, bensì un uomo - incredibile, ma vero, anche gli uomini pensano, scrivono, combattono per un mondo più giusto e più vero - che in soli quattro mesi ha venduto oltre 240 mila copie del libro che ha pubblicato da solo senza aver firmato alcun contratto con gli editori famelici né aver sottostato a chissà quali condizionamenti.
Gli editori e i loro dirigenti, che stupidi non sono, si sono guardati in faccia durante uno dei loro tanti briefing inutili e hanno scoperto che non era mai successo, da quando esiste l'editoria e da quando esistono i rilevamenti statistici delle vendite delle copie, che un libro avesse avuto un successo così perentorio e progressivo senza alcun battage pubblicitario, senza, in particolare, essere stato distribuito e pubblicato dai soliti colossi della carta stampata. Eppure, nonostante questo, su Roberto Vannacci sono state rovesciate tonnellate di sterco che, tuttavia, non hanno prodotto altro risultato che fargli vendere ancora di più e, udite udite, far nascere l'idea di un nuovo libro. Certo, lo hanno già scritto, da qualche parte, ma un conto è scriverlo così, tanto per mangiare l'uovo in culo alla gallina e un altro è dirlo con certezza. Roberto Vannacci pubblicherà a primavera, giorno più, giorno meno, la sua nuova fatica alla quale ha lavorato sin da settembre, quando si è reso conto dell'incredibile audience che si era formata nei confronti del suo Mondo al contrario.
Non sarà un libro di analisi o considerazioni di carattere politico o sociale, non sarà, in sostanza, un altro mondo al contrario dal momento, poi, che per capirlo ne è stato sufficiente uno che non lascia spazio a dubbi e perplessità. E se fosse, ad esempio, la storia della sua vita?, una vita, indubbiamente, ricca di avventure in giro per il mondo al seguito di quella divisa e di quella bandiera tanto vilipese dai giornalisti mezze seghe che vorrebbero tutto senza dover fare niente per ottenerlo e difenderlo. Non sappiamo quale sarà il contenuto, ma di sicuro il volume uscirà per una grande casa editrice che saprà creare intorno all'evento la giusta aspettativa e l'altrettanto indispensabile promozione anche se, a dirla tutta, il passaparola ha già fatto vedere di cosa è capace in occasione del primo.
Personaggio dell'anno non solamente e non soltanto per aver venduto più di tutti anche degli intellettuali invertebrati di cui sopra. Personaggio dell'anno anche per la sua capacità di saper stare in mezzo alla gente e saper, soprattutto, parlare al cuore della gente, quella semplice però, quella che vive e cresce nel buonsenso italico massacrato dai codici deontologici e dalle campagne oscurantiste del politicamente corretto. Personaggio dell'anno per aver percorso in largo e, presto, anche in lungo, l'intera penisola per rispondere al desiderio di centinaia di migliaia di italiani di vedere finalmente e ascoltare qualcuno che usa il cervello senza averlo mandato all'ammasso.
Vannacci ha capito quello che, perdonateci l'ardire, ma non è certo piaggeria né nostalgia di un tempo o dell'uomo che fu, aveva compreso il politico più amato dagli italiani ossia Giorgio Almirante che non stava con le chiappe sulla poltrona, ma scendeva e saliva dai treni di tutto il servizio ferroviario nazionale per tenere comizi e andare a trovare le persone. Si chiamava contatto umano, una cosa che, oggi, con la boiata dei social, non esiste più, convinti come sono, i pezzenti della politica di professione, che basti un post per accaparrarsi la stima degli uomini di buona speranza.
Che dire, quindi? La Gazzetta di Lucca è il solo giornale che si può permettere di scrivere quello che vuole anche contro l'imbecillità dilagante del pensiero unico dominante. Non ci sono interessi economici, politici o finanziari dietro i suoi titoli e i suoi articoli. Conta solamente il merito e, consentitecelo, l'unico merito che riusciamo a scorgere in questo orizzonte di mediocrità, proviene proprio da Viareggio. E si chiama Roberto Vannacci, con o senza la divisa.