Saranno fischiate le orecchie al maestro, lo scorso anno e quello precedente. 38 presentazioni, 38 occasioni per omaggiare uno dei più grandi - per qualcuno, tra cui il sottoscritto, il più grande in assoluto - cantautori italiani di sempre: Paolo Conte.
L'avvocato di Asti compie oggi - giorno di epifania - 88 anni. Cantautore, compositore, polistrumentista, pittore - chi scrive aggiunge, senza timore, anche intellettuale e poeta. Un artista acclamato dalle nicchie di tutto il mondo; quelle stesse nicchie che, se messe insieme, fanno un unico grande pubblico internazionale che si emoziona ogni volta che ascolta le note universali della sua musica.
Paolo Conte è uno degli ultimi geni viventi. Un uomo nato, vissuto, cresciuto e ancorato al secolo passato: quel novecento che ha cantato, suonato e dipinto e sul cui palcoscenico è venuto naturale, a questa penna, farlo esibire con un altro gigante dell'arte come Woody Allen.
Quello che doveva essere un duetto inedito solo per una sera - riprendendo i vecchi claim di Broadway (dove, per inciso, mister Allen ha mosso i suoi primi passi nel teatro) - si è rivelato un vero e proprio tour che ha concesso repliche in ogni dove: dalla Garfagnana alla Lucchesia, dalla Versilia alla Lunigiana, dalla costa apuana all'entroterra spezzino, fino alla rinascimentale Firenze, all'etrusca Perugia e alla divina Napoli.
Qualcuno, sicuramente, avrà storto il naso all'accostamento - azzardato, senza dubbio, ma, perlomeno, originale - tra lo chansonnier astigiano e il regista di Manhattan. Eppure, quante suggestioni ha suscitato questo magico connubio: il jazz fumoso che risuona nelle romantiche sere di pioggia parigine; l'amaro calice della solitudine consumato nei malinconici night-club dei sobborghi; i vorticosi ritmi africani che si mescolano allo smog della nevrotica metropoli newyorkese...
Quanti, piccoli, aneddoti che questo affascinante viaggio ha rievocato: il concerto - memorabile - di Paolo Conte al "Lucca Summer Festival" del 2022, rimandato - per ben due volte - a causa del Covid; l'altrettanto indimenticabile esibizione (con tanto di esecuzione al clarinetto di "Bella ciao") che, nel 2005, Woody Allen e la sua jazz band (The Eddy Davis New Orleans Jazz Band) fece al Teatro del Giglio di Lucca, quando presidente della provincia era Andrea Tagliasacchi - oggi sindaco di Castelnuovo - e il vulcanico Andrea Colombini ricopriva la carica di direttore artistico del festival "Cittadella jazz and more" che si teneva alla Cittadella del Carnevale di Viareggio - dove, per altro, si esibì per ben tre volte (2002, 2004 e 2006) Paolo Conte.
E ancora: quella volta che Woody Allen annullò il concerto alla cavea del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino di Firenze perché chiamato a mettere in scena, nientepopodimenoché alla Scala di Milano, il "Gianni Schicchi" del compositore lucchese Giacomo Puccini. Quella stessa Scala, tempio della lirica, che ha accolto Paolo Conte, il quale ha ammesso, però, di essere più "verdiano" che "pucciniano" (ma gli vogliamo bene lo stesso...)
Ogni presentazione del libro, ogni serata, ogni spettacolo (che amo definire, con il maestro, d'arte varia) ha arricchito l'autore e - questa la speranza - anche chi vi ha partecipato e assistito. In primis, grazie ai tanti - tantissimi - ospiti che hanno condiviso questa avventura: cantanti, musicisti, vignettisti, scrittori, giornalisti, librai, registi, attori, attivisti e chi più ne ha, più ne metta.
Oggi, maestro, le suoneranno le orecchie un'altra volta. Lo prenda come un 'rientro in cuffia' della musica - celestiale - che lei ci ha regalato in questi oltre 60 anni di onorata carriera.
Auguri da quaggiù, sotto il palco, avvocato.
Come vede, siamo in tanti.
Auguri, Maestro!
Scritto da andrea cosimini
L'evento
06 Gennaio 2025
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