Flai Cgil Toscana evidenzia il ruolo chiave dei lavoratori extra-comunitari nel settore agricolo, rispondendo anche alle dichiarazioni di Coldiretti Toscana riguardo alle problematiche riscontrate questo anno nell'inserimento lavorativo degli operai agricoli stranieri.
"Il peso di tale fenomeno è ancor più evidente nel settore agricolo - spiegano -, dove nel 2023 erano 249.331 i lavoratori extracomunitari impegnati. Nel periodo 2014-2023 il peso dei lavoratori extracomunitari in agricoltura è passato dal 14,7% del 2014 al 25,1% del 2023. Tra le regioni in cui è esponenzialmente cresciuto il contributo dei lavoratori stranieri vi è sicuramente la Toscana. Per questo condividiamo pienamente le preoccupazioni espresse in questa Regione dalle organizzazioni dei datori di lavoro".
"È innegabile - proseguono Bellegoni e Borselli - che il fabbisogno di manodopera sia difficilmente esauribile attraverso il meccanismo dei flussi che, ancora oggi, vede il prevalere di una logica "politica", e non invece pragmatica, nell'assegnazione delle quote. Nonostante poi l'ulteriore intervento del governo, attraverso il recente DL 145 del 2024, i meccanismi burocratici contribuiscono a rendere ancora più complicato ottenere lavoratori attraverso tale canale".
"Certo - incalzano - ci sono diverse azioni che andrebbero attuate come modificare il meccanismo di assegnazione delle quote, rendendo ancora più centrale il ruolo delle parti sociali; alleggerire ulteriormente le incombenze burocratiche; rendere effettiva la conversione dei permessi di soggiorno, già prevista della nuova normativa, per evitare che i lavoratori si ritrovino d'improvviso irregolari sul nostro territorio e che dunque possano cadere più facilmente nella spirale dello sfruttamento e del caporalato".
"Tutto giusto, necessario e condivisibile, ma la domanda da farsi è: vale la pena continuare a salvaguardare l'impianto di una normativa sull'immigrazione che consegna un dato chiaro e cioè che essa è punitiva verso centinaia di migliaia di donne e uomini ed è fortemente limitante per i tanti imprenditori sani che ormai, da anni, di stagione in stagione, sono alla disperata ricerca di manodopera? - si chiedono i due - È necessario abolire la legge Bossi-Fini e riscrivere una legislazione sull'immigrazione non solo improntata alla solidarietà, ma che sappia anche guardare a una logica di sviluppo per il nostro Paese. Questo alla luce del fatto che avremo bisogno di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri nei prossimi anni sia per mantenere gli attuali livelli produttivi sia per assicurare gli stessi di livelli di welfare, a partire dal sistema pensionistico che, come è ben noto, è solidaristico e quindi abbisogna di un numero adeguato di lavoratori in forza per poter pagare la pensione a chi meritatamente l'ha ottenuta".
"Vi è poi una questione sociale non più rinviabile in un settore, come quello agricolo, che ha visto un valore aggiunto di oltre 40 miliardi di euro nel corso del 2023 (oltre i 2,5 miliardi in Toscana) - aggiungono -: non è più tollerabile che il contributo essenziale alla creazione di questa ricchezza da parte dei lavoratori stranieri avvenga attraverso meccanismi di marginalizzazione, sfruttamento e costante ricatto".
"Ecco perché è essenziale l'introduzione di nuovi strumenti - concludono - come il permesso di soggiorno per ricerca lavoro ma anche il pieno funzionamento di quelli già esistenti, a partire dalla legge 199 del 2016, passando ai Consigli Territoriali per l'immigrazione. Senza dimenticare che partendo dall'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, dobbiamo rilanciare assieme alle associazioni datoriali il ruolo delle Sezioni della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, e quello dei CTI, perché sempre di più il tema dell'immigrazione diverrà fondamentale per lo sviluppo del territorio ed è quanto mai necessario superare la visione ideologica negativa che purtroppo ha afflitto la società e la politica negli ultimi tempi, mirando a valorizzare maggiormente le nostre risorse".
"All'alba di un nuovo click day, scopriamo puntualmente il valore fondamentale del lavoro svolto dalle lavoratrici e dai lavoratori stranieri nel nostro Paese" così esordiscono Matteo Bellegoni, capo dipartimento politiche migratorie Flai-Cgil, e Mirko Borselli, segretario generale Flai Cgil Toscana.
"Non solo l'inverno demografico in corso - sottolineano -, con uno studio del 2023 effettuato dalla Fondazione Di Vittorio che, in proposito, ci dice che nel 2043 la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) sarà inferiore di 6,9 milioni di persone, e che per contrastare almeno parzialmente questo fenomeno l'attuale saldo migratorio dovrebbe aumentare di almeno +150 mila persone all'anno, ma il costante grido d'allarme lanciato dalle associazioni datoriali lo conferma".
"Il peso di tale fenomeno è ancor più evidente nel settore agricolo - spiegano -, dove nel 2023 erano 249.331 i lavoratori extracomunitari impegnati. Nel periodo 2014-2023 il peso dei lavoratori extracomunitari in agricoltura è passato dal 14,7% del 2014 al 25,1% del 2023. Tra le regioni in cui è esponenzialmente cresciuto il contributo dei lavoratori stranieri vi è sicuramente la Toscana. Per questo condividiamo pienamente le preoccupazioni espresse in questa Regione dalle organizzazioni dei datori di lavoro".
"È innegabile - proseguono Bellegoni e Borselli - che il fabbisogno di manodopera sia difficilmente esauribile attraverso il meccanismo dei flussi che, ancora oggi, vede il prevalere di una logica "politica", e non invece pragmatica, nell'assegnazione delle quote. Nonostante poi l'ulteriore intervento del governo, attraverso il recente DL 145 del 2024, i meccanismi burocratici contribuiscono a rendere ancora più complicato ottenere lavoratori attraverso tale canale".
"Certo - incalzano - ci sono diverse azioni che andrebbero attuate come modificare il meccanismo di assegnazione delle quote, rendendo ancora più centrale il ruolo delle parti sociali; alleggerire ulteriormente le incombenze burocratiche; rendere effettiva la conversione dei permessi di soggiorno, già prevista della nuova normativa, per evitare che i lavoratori si ritrovino d'improvviso irregolari sul nostro territorio e che dunque possano cadere più facilmente nella spirale dello sfruttamento e del caporalato".
"Tutto giusto, necessario e condivisibile, ma la domanda da farsi è: vale la pena continuare a salvaguardare l'impianto di una normativa sull'immigrazione che consegna un dato chiaro e cioè che essa è punitiva verso centinaia di migliaia di donne e uomini ed è fortemente limitante per i tanti imprenditori sani che ormai, da anni, di stagione in stagione, sono alla disperata ricerca di manodopera? - si chiedono i due - È necessario abolire la legge Bossi-Fini e riscrivere una legislazione sull'immigrazione non solo improntata alla solidarietà, ma che sappia anche guardare a una logica di sviluppo per il nostro Paese. Questo alla luce del fatto che avremo bisogno di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri nei prossimi anni sia per mantenere gli attuali livelli produttivi sia per assicurare gli stessi di livelli di welfare, a partire dal sistema pensionistico che, come è ben noto, è solidaristico e quindi abbisogna di un numero adeguato di lavoratori in forza per poter pagare la pensione a chi meritatamente l'ha ottenuta".
"Vi è poi una questione sociale non più rinviabile in un settore, come quello agricolo, che ha visto un valore aggiunto di oltre 40 miliardi di euro nel corso del 2023 (oltre i 2,5 miliardi in Toscana) - aggiungono -: non è più tollerabile che il contributo essenziale alla creazione di questa ricchezza da parte dei lavoratori stranieri avvenga attraverso meccanismi di marginalizzazione, sfruttamento e costante ricatto".
"Ecco perché è essenziale l'introduzione di nuovi strumenti - concludono - come il permesso di soggiorno per ricerca lavoro ma anche il pieno funzionamento di quelli già esistenti, a partire dalla legge 199 del 2016, passando ai Consigli Territoriali per l'immigrazione. Senza dimenticare che partendo dall'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, dobbiamo rilanciare assieme alle associazioni datoriali il ruolo delle Sezioni della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, e quello dei CTI, perché sempre di più il tema dell'immigrazione diverrà fondamentale per lo sviluppo del territorio ed è quanto mai necessario superare la visione ideologica negativa che purtroppo ha afflitto la società e la politica negli ultimi tempi, mirando a valorizzare maggiormente le nostre risorse".