Le giovani eccellenze sono il motore del futuro culturale, e valorizzarle significa investire su un patrimonio che arricchisce l’intera comunità. In un’epoca in cui la conoscenza e la ricerca hanno bisogno di nuovi slanci, eventi come la Vagantes Conference on Medieval Studies diventano occasioni preziose per dare voce ai giovani studiosi e per costruire ponti tra passato e futuro.
È con questo spirito che La Gazzetta del Serchio ha raggiunto Leonardo Umberto Conti Marchetti, borsista presso la fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi (Firenze). Il giovane barghigiano è appena rientrato dalla 24^ edizione della Vagantes Conference, una delle più prestigiose nel panorama internazionale della medievistica, svoltasi dal 3 al 5 aprile presso la Duke University e la University of North Carolina a Chapel Hill.
Leonardo ha presentato il suo contributo “In Transition: Bono da Ferrara, stylistic coherence and expressive plurality between the Middle Ages and the Renaissance”, dedicato a Bono da Ferrara, artista del XV secolo, collaboratore di Pisanello e Mantegna.
“A livello professionale - racconta - è stato molto interessante incontrare metodologie di ricerca diverse da quelle a cui siamo abituati in Italia. Da noi siamo avvantaggiati dalla massiccia presenza di opere d’arte; negli Stati Uniti, si punta molto di più sulla metodologia della ricerca, che diventa un modo per far dialogare ancora di più il passato con il presente.”
Leonardo sottolinea anche un altro aspetto: la presenza, presso il Nasher Museum, di un dipartimento di diagnostica interno che consente uno studio approfondito delle opere dal punto di vista materiale. Un approccio che gli è apparso particolarmente stimolante.
Dal punto di vista personale, aggiunge, l’esperienza è stata altrettanto significativa: “L’ambiente accademico americano è molto più orizzontale rispetto al nostro: non c’è quella forte gerarchia che spesso si percepisce in Italia. C’è una maggiore facilità di dialogo con i professori, e nel mio caso sono stati proprio loro a pormi domande e a interessarsi al mio lavoro.”
Un altro aspetto positivo è stato il confronto diretto con altri giovani studiosi provenienti da tutto il mondo, alcuni dei quali Leonardo continua a sentire anche dopo il ritorno in Italia.
Alla domanda su come sia arrivato a presenziare a una conferenza tanto prestigiosa, Leonardo spiega: “Ogni anno Vagantes viene ospitata da una diversa università del Nord America e viene pubblicato un bando aperto a tutti. Ho inviato il mio progetto, composto da un titolo, un abstract e il curriculum. Se la proposta viene ritenuta valida e originale, si viene selezionati per presentarla.” Così è stato per lui, che ha visto accettato il suo contributo su Bono da Ferrara.
Il suo intervento, ha riscosso feedback positivi. Leonardo racconta di aver presentato un approfondimento nato come appendice della sua tesi magistrale, incentrata sulla complessa figura di Bono da Ferrara, artista vissuto tra tardo medioevo e rinascimento. “Ho ricostruito il catalogo di Bono da Ferrara, problematizzando la sua figura dal punto di vista critico. Abbiamo solo due opere firmate da Bono - spiega - una molto tardogotica e l’altra già rinascimentale. Dato che entrambe le firme sono considerate autentiche da provati studi scientifici, ho cercato di trovare un filo rosso tra questi due estremi stilistici, per capire se fosse possibile unificare la loro lettura attraverso strumenti teorici ancora poco utilizzati in Italia, basati sugli studi di Kubler, Schapiro e Belting.”
Durante il dibattito finale, Leonardo ha ricevuto domande specifiche sia sugli strumenti bibliografici utilizzati, sia sulla metodologia adottata, riscontrando grande interesse da parte del pubblico accademico.
Non manca da parte sua un sentito ringraziamento: “Se ho potuto partecipare a questa esperienza è stato anche grazie al sostegno della società benemerita Giovanni Pascoli, che mi ha assegnato una borsa di studio. Ringrazio in particolare il presidente Gabriele Giovannetti, che ha supportato le mie ricerche.”
Il giovane studioso si dice inoltre affascinato dal modello di campus universitario americano: “È come entrare in una vera città universitaria, tutta dedicata alla cultura e alla formazione. È stato divertente vivere per qualche giorno questa realtà così diversa dalla nostra.” Poi conclude raccontando cosa si porta a casa da questa esperienza: “Mi lascia con lo stimolo ad approcciarmi agli studi storico-artistici in maniera più interdisciplinare, con un bel ricordo e con il desiderio, magari in futuro, di intraprendere un percorso di dottorato che possa prevedere un partenariato con un’università americana.”
Prima della partecipazione alla Vagantes Conference, Leonardo ha avuto l’occasione di impegnarsi in un importante progetto di approfondimento storico-artistico a Lucca. Dopo il convegno di Barga, infatti, aveva espresso il desiderio di continuare a lavorare su quel periodo storico, concentrandosi proprio sulla realtà lucchese. L’idea è stata proposta a Luisa Berretti, direttrice dei musei nazionali di Lucca, e a Virginia Caramico, assegnista di ricerca presso Imt e docente all’università di Firenze, che l’hanno accolta con entusiasmo. Il risultato è stato l’evento “Arti in dialogo: Lucca alla fine del Medioevo”, tenutosi il 27 e 28 marzo al museo nazionale di Villa Guinigi. L'obiettivo era valorizzare il carattere internazionale che Lucca aveva già nel quattrocento, con forti scambi culturali, in particolare con la Spagna. Leonardo racconta che il convegno ha voluto accendere i riflettori sugli artisti che operarono in quel contesto così dinamico, contribuendo a rendere la città un importante crocevia culturale. Grande attenzione è stata data anche al coinvolgimento di giovani studiosi, con una presenza di particolare prestigio come Christopher Daly, del Metropolitan museum di New York. Il riscontro è stato molto positivo, sia per l’alto livello scientifico degli interventi sia per l'interesse dimostrato dai partecipanti.
Poi spiega: “Nel 1998 a Lucca è stata fatta una mostra bellissima e completa sugli artisti lucchesi e internazionali che avevano operato nella città, durante il periodo gotico. Questo è stato il volume che ha aperto le porte a tutti gli altri tipi di studi. Noi abbiamo cercato di aggiungere qualcosa a questo, ed è stato motivo di soddisfazione che, anche chi ha partecipato a quegli studi del 98, abbia riconosciuto un progredire della ricerca in questo ambito.” Di grande rilevanza anche la collaborazione importantissima com Imt, università di lucca, e la presenza della prorettrice ai saluti istituzionali che ha permesso di corroborare quel legame che già esiste tra Imt e il museo lucchese.
Questo convegno si è posto in ideale continuità rispetto a quello dedicato al Maestro di Barga (1 settembre 2024). I due percorsi si legano non solo geograficamente, ma anche cronologicamente. La figura del Maestro di Barga resta ancora avvolta nel mistero: Leonardo Conti condivide l'ipotesi, sostenuta anche dal professor Andrea De Marchi, che identificherebbe questo anonimo artista con Simone di Francesco. Come ricordato, fu Federico Zeri, uno dei più importanti storici dell'arte, a riconoscere un gruppo di opere stilisticamente coerenti, attribuendole a un “Maestro di Barga”, in assenza di firme o documenti certi. A differenza del convegno barghigiano, molto partecipato ma più specialistico, l’evento di Lucca ha voluto ampliare lo sguardo, coinvolgendo altri artisti che operarono nel territorio lucchese, per costruire un quadro ancora più articolato.
Determinante per la realizzazione di questi progetti è stato il sostegno dell’Unitre di Barga, indicata da Conti come il primo motore organizzativo. Un ringraziamento speciale va a Sonia Ercolini, presidente dell'associazione, per aver creduto sempre nell'importanza di questi percorsi di ricerca. Conti osserva: “In realtà locali come la nostra la ricerca storica e artistica ha un ruolo fondamentale: permette di valorizzare anche i contesti periferici, mostrando che la storia dell’arte non si racconta solo attraverso capolavori celebri, ma anche attraverso opere meno conosciute, capaci di riflettere anche questioni identitarie e cultuali di un territorio. Ne è prova la grande partecipazione che ogni volta caratterizza Barga, una comunità che mostra un'attenzione viva e profonda per la propria storia.”
Guardando al futuro, Leonardo Conti sta gettando le basi per lavorare alla realizzazione del catalogo della collezione del Conservatorio Santa Elisabetta, di cui è membro del consiglio di amministrazione con delega come curatore alla collezione dipinti e sculture. Un progetto che vedrà il coinvolgimento di studiosi di alto profilo. È inoltre prevista la pubblicazione degli atti del convegno di Lucca, per la quale si attende una risposta dalla direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali del ministero della cultura. Tra i progetti in cantiere, anche un nuovo convegno in collaborazione con il professor Fabrizio Lollini dell'università di Bologna, dedicato alle forme, funzioni e iconografie nell’arte e nell’architettura religiosa medievale tra Lucca, la Valle del Serchio e la Garfagnana.
Gli studi artistici sul nostro territorio continuano, insomma, a generare idee, riflessioni e nuove connessioni, nel segno di una ricerca che valorizza le radici storiche locali, guardando al tempo stesso con apertura e ambizione al panorama nazionale e internazionale.