La marchesa Cristina Pallavicini, vedova di Ippolito Malaspina di Fosdinovo e reggente del feudo, è ricordata come una donna crudele, affascinante e con una vita macchiata di delitti. La leggenda racconta che in vita sua ebbe molti amanti, che ospitava nel suo castello e poi uccideva freddamente. La marchesa passava tutta la notte con loro e dopo essere stati insieme, se ne sbarazzava facendoli precipitare nella botola posta al centro della sua stanza da letto.
Si hanno prove documentarie che nel 1677, ma anche altre volte, Cristina Pallavicini si recò alle Verrucole in visita al capitano Francesco Accorsini. Da due lettere della cancelleria del Duca di Modena non si nasconde un certo imbarazzo per il fatto che la famosa Marchesa -capo di stato straniero- sarebbe andata a caccia nell'Alpi di Vibbiana, nei boschi e praterie soprastanti la Fortezza di Verrucole e a ridosso della Pania di Corfino, accompagnata solo dal fido Accorsini, pernottando poi da lui nella Rocca Tonda.
Tutti sapevano, quindi, ma nessuno doveva apparire informato. Il Governatore di Garfagnana, consapevole che la "Marchesa solo si lascerà servire da quel Castellano nella Fortezza delle Verrucole, senza voler venire in codesto Castello (di Castelnuovo)", fu invitato dal Duca "a mandare colà un rinfresco proprio, e conveniente conforme parerà alla prudenza di lei, e faccia presentarlo alla detta signora Marchesa in nome dell'Altezza Serenissima".
Il sodalizio fra i due, continuato sicuramente per quasi un decennio, arrivò perfino ad organizzare, a detta del Tribunale di Modena, una missione di dodici
uomini, comandati dal complice Giovanni da Granaiola, per tentare di
uccidere con un'imboscata il vescovo di Sarzana, di ritorno da una
visita pastorale.
C'è chi dice di sentire ancora oggi, nelle notti estive, galoppare due cavalli nei boschi di Verrucole e Vibbiana, nelle notti estive.
(da Manuele Bellonzi, Il Castellano delle Verrucole, Garfagnana editrice, 2013)