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Scritto da andrea cosimini
L'evento
31 Marzo 2025

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Quando si è gente di mondo, più che tanti discorsi, è la prova pratica quella che conta. Così, dopo essere stati incuriositi dal menù - raccontato con passione dal proprietario Massimiliano che, con la socia Silvia, gestisce il ristorante-pizzeria "Il Nido dell'Aquila di Mary" a Colle Aginaia - ci siamo messi al tavolo e, contando anche sul supporto di una food blogger d'eccezione, la italo-beninese Josette Sedami Agbo, abbiamo voluto provare le specialità della casa. 

Per iniziare, subito due antipasti: uno di terra e uno di mare. Il primo, molto ricco e colorato, ideale per i buongustai. Il secondo, più fine e raffinato, adatto per chi è in cerca sapori, oltre che sfiziosi, pure delicati. 

A Josy, così la conoscono i più - e così, ormai, hanno imparato a conoscerla i lettori de "La Gazzetta del Serchio" (www.lagazzettadelserchio.net) dove cura una rubrica, intitolata "Tea & Ribollita", che cerca di unire due terre alle quali è profondamente legata: la Toscana, dove è cresciuta e si è formata, e la capitale inglese, Londra, che da circa due anni l'ha accolta -, l'onore di assaggiare l'antipasto misto di terra.

Abbondante. Crostini generosi, salumi prelibati e formaggi paradisiaci (su tutti il vaccino, una goduria). Questo piatto è un'esplosione di gusto e di colori. Irresistibile la tentazione di una foto prima di inforcare il primo boccone. Certo, le quantità sono quelle tipiche di queste zone: non si lesina sulle porzioni. Per cui, armatevi di appetito quando entrate. Azzeccata l'idea di abbinare il tutto con un bel piattino di olive (con nocciolo, of course) per ripulire il palato.

Al sottoscritto, invece, il privilegio di degustare l'antipasto di mare che, nel nostro caso, si è tradotto in un'acciughina del Cantabrico da leccarsi i baffi. Accompagnata con del pane abbrustolito, spalmato con dell'ottimo burro, l'acciuga risalta in tutta la sua bontà: salata, certo, ma con una nota dolce che è un'istigazione a concedere il bis. L'acciuga è servita nell'apposita scatoletta, da aprire al momento. Libidinosa.

Per il primo, si opta per un unico piatto: il tanto decantato, dal padrone di casa, raviolo di farina di castagne, ripieno di ricotta e castagne, condito da un fondo di gorgonzola e speck. Divino. Un piatto rustico, rurale. Il tortello (fatto rigorosamente in casa) è consistente e di carattere. Ad ogni morso, sprigiona dolci ricordi d'infanzia. Il parmigiano grattugiato sopra è un'aggiunta che si può anche evitare perché il piatto è già perfetto così. Non ha bisogno di altro. 

Per il secondo, invece, non poteva mancare il frutto misto di mare. Dice il titolare che vengono addirittura da Viareggio per mangiarlo. E allora assaggiamolo. Totani, calamari e gamberetti. Classico. Porzioni? Neanche a dirlo. Basta per un'abbuffata. La frittura è leggerissima. La cucina ricorre alla farina di riso. Anche i celiaci la possono mangiare. Il pesce è ben cotto, risalta nel suo sapore, e il fritto non prevale sull'insieme. Il tutto è accompagnato da patatine fritte che, in realtà, sono delle sofisticate chips che ben si sposano con i molluschi. Consiglio: fatevi portare, comunque, un pugno di insalata verde per mandare meglio giù il tutto e non appesantirvi. 

Spazio per il dessert, come si suol dire, lo si trova sempre. E allora eccoci serviti: due eleganti monoporzioni di panna cotta fatta in casa, letteralmente affogata in una marmellata di frutti di bosco, e di una mousse particolare, al gusto di cioccolato e amaretto, sovrastata da croccanti noci. La ciliegina sulla torta di una cena indimenticabile.

Un'esperienza, sicuramente, da ripetere. Le cameriere in sala sono simpatiche e premurose. Così come tutto il resto dello staff. Bravo Massimiliano, brava Silvia, bravi tutti.

Rimane il rimorso di quella grappa che solo il nuovo, stringente, codice della strada mi ha costretto a rifiutare... 

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