I consiglieri Maria Teresa Baldini, Cesare Leri, Iacopo Mori e Mario Lorenzo Tocchini hanno chiesto di mettere all’ordine del giorno dell’assemblea consortile la discussione sul programma, sulla scelta del direttore generale e sulla parità di genere perché sono preoccupati della mancanza di scelte ed indirizzi chiari da parte della nuova presidenza.
"Ci preoccupano soprattutto le assenze del presidente sia su vasti territori del comprensorio sia ad appuntamenti fondamentali per il Consorzio 1 Toscana Nord" esordiscono. "Dobbiamo infatti rilevare che in tutta la Piana di Lucca, l’area pisana e l’Appennino pistoiese, il presidente non ha ancora avuto tempo di fare sopralluoghi sui cantieri e le opere consortili, mentre in Versilia e nella provincia di Massa è stato più volte presente".
"Ciò che è più grave - incalzano - è però l’assenza del presidente del Consorzio Toscana Nord alla riunione con il presidente della Regione Giani. Tutti i presidenti dei consorzi toscani erano presenti in prima persona, vista l’importanza della riunione. Certo, delegare va benissimo ma ci sono appuntamenti e ruoli che non sono delegabili ai quali deve partecipare il massimo rappresentante dell’ente consortile".
"Il presidente Sodini - attaccano i consiglieri - continua a rilasciare dichiarazioni di circostanza, valorizza quello che ha fatto la precedente amministrazione, ma non ha detto cosa intende fare lui: ad oltre due mesi dall’insediamento non ha ancora presentato il programma politico di mandato: oltre a dire che il Consorzio va benissimo, è suo dovere politico dire quali sono le scelte che lui vuole portare avanti nei prossimi anni".
"Inoltre - aggiungono -, mentre tutti i consorzi della Toscana hanno deciso cosa fare rispetto alla direzione generale del Consorzio (o rinnovano l’attuale o fanno un bando pubblico), anche su questa scelta fondamentale il presidente non decide, rinvia, e, in questo modo, fa mancare all’ente consortile e a tutto il personale l’autorevolezza necessaria ad una figura fondamentale".
"Dobbiamo infine sottolineare - concludono - la grave incoerenza tra la sbandierata certificazione sulla parità di genere e il suo mancato rispetto negli organi di governo dell’ente: infatti nell’ufficio di presidenza non è presente alcuna donna. Le quote rosa sono, prima di tutto, un dovere morale e civile per chiunque ricopra un ruolo pubblico al quale dovrebbero seguire comportamenti coerenti e non una certificazione formale fatta, evidentemente, più per propaganda che per reale convinzione".