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Scritto da Redazione
Ce n'è anche per Cecco a cena
05 Dicembre 2020

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Cutitul la os, il coltello all'osso. Un'espressione, questa, presa in prestito dalla lingua rumena propria del fotografo della Gazzetta di Lucca, il mitico Cip al secolo Ciprian Gheorghita. Significa, letteralmente, il coltello all'osso e a noi è sembrata assolutamente rappresentativa del periodo che stiamo vivendo. Essa significa che non ce n'è più, che sono scomparse pazienza, fiducia, speranza, comprensione, sopportazione, tolleranza. In sostanza, non c'è più carne o ciccia in cui affondare il coltello, resta solo, ormai, l'osso, ossia niente. Ciprian Gheorghita e sua moglie Lisa sono sbarcati in Italia alla fine degli anni Novanta e, loro, sanno realmente cosa significa essere e vivere da clandestini per tre anni in attesa di qualcuno o qualcosa che ti dia il diritto, pur lavorando e senza percepire alcunché dallo stato, a sentirti un essere umano. Non come adesso dove, quando arrivi, se non ti stendono il tappeto rosso poco ci manca. Vero, non ne possiamo più, non ce n'è più per nessuno, tantomeno per questa truppa di governanti che non sanno fare altro che distruggere, in noi, ogni speranza che il mondo possa tornare quello di prima. Già, ma prima quando? Perché se fosse per noi, cari lettori, ci sarebbe da fare un bel salto indietro per ricominciare a credere che questa società abbia uns enso e un futuro. Siamo, invece, a tutti gli effetti, un paese senza: senza tutto quello che servirebbe a essere e restare - cosa che non siamo più - un paese indipendente e autonomo. Al contrario, siamo sempre più servi e schiavi di organismi sovranazionali che gestiscono, con la complicità delle nostre classi digerenti, le nostre vite come fossimo dei burattini. Del resto, pensate un po' a cosa significherebbe, per una famiglia, indebitarsi a più non posso nei confronti di un istituto di credito.

Diventerebbe un inferno e non sarebbe più libera di fare alcunché senza il permesso del suo creditore. E' quello, in poche parole, che sta succedendo con l'Unione Europea e non solo, aggiungiamoci anche altri organismi sovranazionali come l'Onu, una delle istituzioni più inutili e ridicole esistenti, l'Oms organizzazione mondiale della sanità, le varie istituzioni finanziarie che sorvbintendono alla distribuzione della moneta e dei finanziamenti agli stati.

La verità è che l'Italia non è più uno stato sovrano e noi non siamo più un popolo libero. L'avvento del Covid-19, né più né meno di quando arrivarono gli altri virus definiti devastanti - aviaria, suina, Sars-1 - permetterà di fare milioni e miliardi di euro alle solite industrie farmaceutiche che venderanno dosi di vaccino che resteranno sigillate nelle celle frigorifere. Ma così è, se vi pare.

Intanto noi continuiamo a ricevere appelli e lettere di ristoratori, commercianti, baristi, lavoratori che non sanno quale sarà il loro presente figuriamoci il loro futuro. Veniamo a sapere che milioni di persone sono, ormai, precipitate in vere e proprie crisi di identità, nelle quali non sanno più distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che davvero fa male da ciò che, al contrario, non fa quasi nulla. La paura è stata diffusa a dosi massicce e, soprattutto, quegli individui che non possiedono una struttura caratteriale particolarmente robusta, stanno precipitando in un abisso senza fine. Gli adolescenti sono in crisi perché non socializzano, non vanno a scuola, non escono, non hanno più il gruppo e nemmeno possono fare attività fisica. Come sfogare la propria irruenza naturale?

Questa classe digerente, buona solamente a percepire stipendi fissi, milionari e garantiti, pensa soltanto a se stessa e a tutelare i privilegi di una élite che niente ha a che spartire con la maggioranza della popolazione, costretta a tentare di sopravvivere senza nemmeno sapere dove sbattere la testa. Hanno tolto ai morti e ai vivi che rimangono anche il diritto all'ultimo saluto. Impediscono l'accesso alle Rsa nonostante sia stato chiaro sempre a tutti che infilare un anziano in un ricovero è come metterlo da parte e frgarsene o quasi delle sue esigenze. Spesso, ci si lava la coscienza pensando che non gli mancherà nulla, peccato che, forse, gli mancherà proprio quello che noi non siamo più disposti a dargli: la pazienza e l'affetto. Ora, invece, sembriamo tutti diventati dei volontari dediti a occuparci delle esistenze di chi è arrivato alla fine del proprio percorso. Quanta ipocrisia. E con questa scusa si limita e si distrugge il diritto alla crescita delle giovani generazioni.

Coltello all'osso davvero. Ma non per tutti perché, ad esempio, coloro i quali sanno di poter contare sui soldi dell'assistenzialismo spinto, continueranno a supportare il potere di una élite capace di governare il mondo spostando capitali come fossero piatti sul tavolo.

Anche noi, lo confessiamo, siamo all'osso. Vessati, perseguitati, massacrati da chi vorrebbe che scrivessimo niente di quello che scriviamo e ci accontentassimo di fare il conto alla serva pubblicando le notizie che non fanno male a nessuno e i commenti che piacciono a tutti perché non si capisce nemmeno a chi sono rivolti. Il politicamente corretto vuole cambiare il nostro modo di pensare e financo di vivere. Niente più spirito critico e obbligo di utilizzare vocaboli specificatamente indicati dai nuovi soloni della lingua non più italiana.

Che cosa accade, amici miei, quando il coltello non rova più la carne e sbatte contro l'osso?

Ai posteri, che siamo, in fondo, proprio noi, l'ardua sentenza.

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