Uno spettacolo così difficilmente verrà dimenticato in quel di Castelnuovo. Nella splendida cornice della fortezza di Mont’Alfonso, il cantautore Vinicio Capossela mette in atto un vero e proprio compendio di interpretazione artistica e musicale, deliziando per più di tre ore un pubblico da grandi occasioni, con più di mille tagliandi strappati per l’occasione.
Dopo un piacevolissimo antipasto offerto dal gruppo garfagnino Staindubatta, Capossela ha iniziato il suo personale show, esortando gli spettatori a seguirlo nel suo personale viaggio attraverso le epoche e i miti: una danza perfetta, fatta di suoni, parole, estrema delicatezza e proverbiale forza.
Come un moderno giullare della tradizione medievale, Capossela incanta e rapisce la folla, rappresentando, attraverso i suoi gesti e la sua voce, scenari sognanti e cruente realtà.
Accompagnato da svariati strumenti, e strumentisti di prim’ordine – come Raffaele Tiseo, Vincenzo Vasi, Alessandro Asso Stefana e Giovannangelo De Gennaro – il cantautore cresciuto a Scandiano mette in scena un repertorio di sonorità sincretiche tipiche del suo percorso artistico, che spaziano da struggenti soliloqui al pianoforte alla frenesie delle melodie balcaniche e mediterranee; dalle atmosfere medievali al glam rock fino a momenti di puro folk.
Nel narrare l’Ariosto – uomo, poeta e governatore – sembra che Capossela cerchi di narrare un favola, un mito, una storia ahimè troppo vera: un combinazione esplosiva e paradossale, che non può che intrigare, divertire e far riflettere. Una vera e propria “lacrima di cristallo” – come direbbe lo stesso artista – da conservare gelosamente a memoria di una limpida notte d’estate garfagnina fuori dal tempo.
Un sogno sì, ma con i piedi ben saldi a terra. L’impegno civile, il voler discutere e ragionare sui dilemmi dell’oggi è forte, e donano una profondità unica a tutto lo spettacolo e ai brani di Capossela, tra grandi classici e testi rivisitati proprio in funzione della serata castelnovese.
Anche i due componimenti pensati appositamente per Mont’Alfonso – “Ariosto Governatore” e “Ode all’Archibugio” – sono un sunto di pensieri che mescolano l’esperienza di Ludovico Ariosto in Garfagnana e le sfide e le “follie” del mondo contemporaneo: un filo invisibile ma spessissimo, che vede l’uomo continuamente assoggettato alle dinamiche di potere e di violenza, in una catena di sopraffazione che vede la creazione di armi sempre più letali. In questo scenario, la sensibilità, il quieto vivere, la gioia, il “Senno”, sembrano essere perduti per sempre; forse, come scritto nell’Orlando Furioso, partiti – per mai tornare – verso la lontana luna.
Eppure, nonostante la situazione, Capossela non si arrende: si rialza, mostra il sorriso, batte le mani col pubblico. È un’inesauribile fonte di improvvisazione, giochi di parole, riflessioni; un vero mattatore in grado di intrattenere lo spettatore di ogni età.
Il suo messaggio è contagioso: è gioia, nonostante le avversità.