Ormai è una routine parlare del Generale Roberto Vannacci dato che è un caso nazionale. Quattro "cocchi di mamma" per volergli bene continuano ad attaccare me e la mia amicizia con lui anche dopo l'incontro con i cittadini e la presentazione del suo libro avvenuta con successo l' 11 novembre presso il teatro Colombo di Valdottavo. Non avrei mai creduto che l'amministrazione in carica avrebbe cercato di censurare l'evento in tutti i modi, ma la mia tenacia ha prevalso pagando di tasca mia il teatro.
Facciamo però un po' di chiarezza perché fin quando si scherza con qualche battuta va bene, fa parte della vita quotidiana, ma il troppo stroppia. Chi è il generale Roberto Vannacci?
Chi lo giudica a prescindere sono certa non sappia rispondere perché non si documenta. Io, però, voglio farlo conoscere sul mio territorio in maniera più accurata e sotto un altro aspetto a differenza di ciò che parte della sinistra cerca di far credere fuorviando la verità. Vannacci è una persona che entra in accademia militare di Modena per iniziare la sua carriera. Frequenta la scuola Applicativa di Torino e il suo impegno lo fa progredire fino a raggiungere l'obiettivo di tre lauree magistrali e un Master nel settore militare.
Inquadrato successivamente nel nono Reggimento Paracadutisti "Col Moschin" appartenente ad un reparto d'élite, assume l'incarico di comando delle forze operative terrestri, comandando la Task Foce 45 durante il duro periodo in Afghanistan e partecipando in zone calde come Herat e Farah.
Grazie alla sua esperienza, successivamente gli viene dato il comando del nono reggimento paracadutisti "Col Moschin" di stanza a Livorno, reparto sempre pronto in prima linea a rispondere a particolari esigenze di crisi sia nazionali che non e che eredita tale nome dalla dura battaglia della prima guerra mondiale sul monte Col Moschin (reparto arditi) dove gli Italiani, con enorme sacrificio, hanno combattuto contro gli austriaci respingendoli.
Le varie missioni hanno visto, inoltre, il genenrale Vannacci sempre più impegnato in operazioni in Somalia, in Ruanda e nello Yemen assumendo il comando della Task Force 45 e adempiendo al suo dovere di comando in operazioni che noi comuni cittadini non riusciamo nemmeno ad immaginare.
Successivamente nel 2016 gli viene dato l'incarico di comandare la leggendaria "Brigata Paracadutisti Folgore" che è sempre presente in teatri particolari molto rischiosi per garantire, insieme ad altri reparti, la sicurezza militare e, a noi cittadini, la spensieratezza e la tranquillità quotidiana di cui possiamo godere.
La stessa brigata che, però, spesso viene etichettata fascista e che in anni passati qualche politico alla festa della Repubblica del 2 giugno l'ha insultata con smorfie di disprezzo.
Nel 2011 grazie alle sue competenze Roberto Vannacci partecipa alla rischiosa operazione in Libia riuscendo a mantenere un profilo diplomatico in un paese in rivolta. Nel 2013 assume l'incarico di capo di Stato maggiore delle forze speciali NATO per poi, nel 2020, essere nominato addetto diplomatico italiano a Mosca.
Oggi si scopre un termine sempre poco citato, quasi nuovo, la terzietà. Una parola che deve essere conosciuta, soprattutto dai vertici, i quali dovrebbero imparare e fare critiche nel momento giusto e non a prescindere o nei confronti di una persona con tale curriculum!
Io non posso sapere il futuro di noi tutti e tanto meno quello del generale, ma una cosa è certa, io lo ringrazio perché in gran silenzio ha contribuito a detenere la sicurezza del mio paese sia a livello nazionale che internazionale. È facile alzarsi la mattina e vivere la propria vita con spensieratezza e con una certa qualità, ma ricordiamoci che se possiamo farlo è perché, fortunatamente, ci sono persone come Roberto Vannacci che vivono nell'ombra per garantirci tutto questo.
Quindi, invece di puntare il dito e di dare fiato alla bocca, sarebbe meglio cari "Bamboccioni" pensarci bene e studiare prima di giudicare.