"La comunità scolastica ha bisogno di ripartire a settembre in presenza e senza didattica a distanza o forme miste in tutti gli ordini della scuola, perchè senza una scuola non c'è politica, non c'è giustizia, non c'è uguaglianza, non c'è crescita né umana né economica".
Questo è quanto emerso a Lucca, come in altre 50 città italiane (all'interno infatti di una giornata di mobilitazione nazionale), durante il presidio che si è svolto nel pomeriggio di ieri (giovedì 25 giugno) in piazza San Michele dove si sono riuniti il comitato Priorità alla Scuola di Lucca, i Cobas scuola della provincia di Lucca, Potere al Popolo, il Comitato nazionale docenti precari (CNDP) e il Coordinamento nazionale precari scuola (CNPS).
Per questo sono state ribadite alcune richieste fondamentali che qui a Lucca sono già state enunciate nei presidi del 23 maggio e del 9 giugno e nella lettera aperta che due settimane fa ha raccolto oltre 350 adesioni: c'è bisogno di risorse straordinarie per il rilancio della scuola; riduzione del numero degli alunni per classe (massimo 15); assunzione straordinaria di tutti i docenti con 36 mesi di servizio e degli Ata con 24 mesi dalle GAE, dalle GM e con concorsi per soli titoli; impegno di comuni e provincia a trovare spazi nuovi o dismessi per tutte le scuole di ogni ordine e grado; investimenti strutturali per l'edilizia scolastica; prevenzione sanitaria nelle scuole.
"Siamo a due mesi dall'inizio della scuola – ha dichiarato Rino Capasso dei Cobas scuola – e non c'è un'idea seria di come farla ripartire quando invece in tutta Europa è già ripartita. Il governo ha deciso di stanziare 3 miliardi per l'Alitalia e solo un miliardo e mezzo per la scuola. Le priorità per il Paese dovrebbero essere nell'ordine sanità, scuola e trasporti; per far ripartire in sicurezza la scuola ci sarebbe bisogno di almeno 5-6 miliardi che il governo ha a disposizione e allora perchè non usarli?".
I presenti al presidio hanno inoltre sottolineato che non sono accettabili la riduzione dei tempi scuola, le esternalizzazioni (tutto lavoro precario) per completare il tempo scuola, le lezioni di 40 minuti e la conferma della DAD come parte strutturale dell'orario di scuola.
In una nota congiunta hanno dichiarato: "Purtroppo il Ministero dell'Istruzione e gli USR si stanno muovendo 'in direzione ostinata e contraria': hanno applicato i vecchi criteri per la formazione delle classi, ma con la riduzione degli alunni, dovuta alla mancanza di 'ripetenti', ciò ha significato tagliare le classi già concesse prima del Covid-19, provocando di fatto un incremento di alunni per classe e numerosi classi con oltre 30 alunni, tra cui spicca l'ipotesi di una classe di 35 alunni in una scuola superiore di Borgo a Mozzano. Con questi numeri come si fa a garantire il distanziamento? Inoltre è notizia ormai confermata e denunciata in un precedente comunicato, il taglio di 43 cattedre nelle scuole della provincia di Lucca che corrispondono a circa 50 classi in meno: un clamoroso dietrofront da parte dell'Ufficio Scolastico Regionale che aveva annunciato il congelamento di tale taglio".
Hanno poi concluso la nota con queste parole: "Chiediamo, quindi le dimissioni della ministra Azzolina per dare un segno di discontinuità nella linea politica portata avanti dal governo: non sono più accettabili la confusione e i continui cambi di posizione delle ultime settimane e, soprattutto, lo stanziamento di soli 1,5 miliardi di euro per il rilancio della scuola, peraltro destinati in buona parte alle attrezzature digitali e alla didattica a distanza. Tali fondi vanno moltiplicati almeno per 10 volte per un intervento straordinario per l'edilizia scolastica e il potenziamento degli organici. E questa volta i fondi ci sono, visto che con il recovery fund arriveranno dall'Unione Europea circa 170 miliardi, che vanno destinati prevalentemente a scuola, sanità, trasporti e ai servizi pubblici in generale".