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Scritto da Redazione
Borgo a Mozzano
08 Febbraio 2020

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I consiglieri di Borgo a Mozzano, Lorenzo Bertolacci e Yamila Bertieri, di Bagni di Lucca, Claudio Gemignani e Laura Lucchesi, e di Coreglia, Pietro Frati e Donatella Poggi, unitamente a Manuele Domenici, coordinatore di Fratelli d'Italia Bagni di Lucca, ricordano questo triste avvenimento.

"Nelle Foibe, cavità carsiche, simili ad un pozzo, presenti in grande numero nella Venezia Giulia - esordiscono -, i partigiani di  Tito, durante l'ultimo scorcio della guerra civile (1943/1947) gettarono un numero imprecisato di italiani, colpevoli solamente di non avere scelto di diventare comunisti o, semplicemente di non avere osteggiato il fascismo".

"Non tutti tra questi vi furono gettati da cadaveri - spiegano -, in molti erano ancora vivi e moltissimi tra loro erano civili, donne e bambini e moltissimi sacerdoti. Il 10 febbraio, solennità civile nazionale istituita finalmente nel 2004 dal Governo Berlusconi, è una giornata dedicata al loro ricordo. Tale data è stata prescelta a memoria del momento storico in cui tutto iniziò, ossia in occasione del fatidico  8 settembre 1943, quando fu annunciato l'avvenuto armistizio, siglato a Cassibile pochi giorni prima. Massacri terminati, almeno ufficialmente, all'indomani del 10 febbraio 1947, il giorno in cui furono firmati i trattati di pace di Parigi, allor quando alla Jugoslavia furono assegnati il Quarnaro, l'Istria e la maggior parte della Venezia Giulia, tutti territori prima appartenenti all'Italia". 

"Il 10 febbraio - proseguono -, un giorno che ricorda e rinnova  la memoria  di quella tragedia e dell' esodo dalle loro terre di migliaia di istriani, fiumani e dalmati. Connazionali che dovettero fuggire e che, peraltro, la madrepatria, l'Italia, nemmeno accolse dignitosamente. Furono ghettizzati, spesso relegati all'interno di  campi profughi e divennero cittadini di serie B. Quasi nessuno si mosse in loro aiuto. Numerose le testimonianze, le storie che potrebbero essere citate. Storie che nonostante il velo di silenzio imposto dai vincitori e quindi nonostante il silenzio servile della  storiografia ufficiale dei primi decenni post bellici, silenzio che ha rappresentato  una vergogna nazionale, negli ultimi anni hanno anche ispirato poeti, scrittori , sceneggiatori. Grave e complice anche il silenzio di certa politica e di molti prelati che ben si guardarono dal rendere giustizia alle vittime".

"Il presidente Giulio Andreotti durante un dibattito sul tema, organizzato nel 2005 nel salotto buono di Bruno Vespa - ricordano -, ebbe sostanzialmente a dire che, pur conoscendo i fatti, si era preferito tacere per non "provocare la reazione degli ex partigiani comunisti". Una lunga serie dunque di gravi mancanze e di totale assenza di un qualsivoglia senso di pietas e più che altro di una totale assenza di rispetto per la verità storica. Verità storica a cui non si può derogare nel nobile intento di costruire un futuro più giusto. Sono quindi solamente 16 anni che questa data viene celebrata, nonostante appunto rappresenti uno dei momenti più tristi (ovviamente non il solo) e critici della nostra storia".

"Ogni azione ingiusta, ogni genocidio, ogni crimine compiuto contro inermi cittadini - affermano - va condannato a prescindere da chi siano le vittime ma anche a prescindere da chi siano i carnefici. Non solo, dunque, rispetto  per le opinioni di chiunque ma anche e soprattutto rispetto per la verità  e crediamo che non vi siano colori politici che possono giustificare tali atti. Riteniamo dunque necessaria una forte attenzione ed un giusto riconoscimento verso ogni evento che abbia causato vittime innocenti. Sarebbe sicuramente lodevole e sintomo di buona volontà  intitolare una via o una piazza a uno dei tanti martiri  morti, magari  dopo ripetute violenze nel 1943 nelle terre della Venezia Giulia. Norma Cossetto, ad esempio è considerata il simbolo di questo terribile periodo".

"Quando ogni fazione politica avrà guardato nei propri armadi ed avrà scoperto gli scheletri che vi sono nascosti e se ne assumerà la responsabilità senza tentennamenti e tanto meno senza tentativi negazionisti, quali quelli notoriamente messi vergognosamente in atto in questi giorni da alcuni appartenenti all'ANPI, nel tentativo di screditare o addirittura di sminuire quanto subito dagli infoibati (come rispetto ad altri crimini) - concludono i consiglieri -, solo allora potremmo affrontare con serenità e compostezza una proficua analisi della storia recente del nostro passato. Il futuro di un popolo non può essere costruito sulla menzogna o su verità parziali. Il futuro di un popolo deve essere costruito, pur nell'ambito di legittime divergenze di posizionamento politico, su una storia comune condivisa. Purtroppo, eccetto alcuni lodevoli casi anche di amministratori locali che in qualche modo hanno iniziato a celebrare la ricorrenza del 10 febbraio, ce ne sono altri che, benché impegnati ad organizzare alcune cerimonie, nei fatti sembrano non voler concedere la stessa dignità e la stessa rilevanza a tutti i crimini compiuti contro l'umanità".

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