In tempo di coronavirus abbiamo preso confidenza la tecnologia, divenuta insostituibile e indispensabile: agli italiani, chiusi in casa da quasi un mese, è comunque concessa la propria “finestra sul mondo”, mai come oggi fondamentale. Lo è non solo per lo svago, per hobby o per restare in contatto con le altre persone, ma in tanti casi per ragioni lavorative. Termini quali “smart working” sono divenuti usuali, quando fino a ieri in pochi ne conoscevano l’esistenza. Peccato che tali termini restino sul piano teorico in alcune fette di territorio, rimaste indietro dal punto di vista tecnologia a causa di una non completa copertura della linea internet veloce oppure addirittura scoperte a causa di problemi sulla linea telefonica.
E’ il caso di Cune, frazione montana distante poche centinaia di metri dal capoluogo: la fibra quassu non è ancora arrivata, quindi gli abitanti si accontentano di una linea internet non all’avanguardia. Sufficiente per i consueti utilizzi di internet ma insufficiente per chi aveva necessità di trasferire l’ufficio a casa, di fare, appunto, “smart working”.
Si aggiungono i problemi, quasi storici, sulla linea telefonica, con continue segnalazioni a Tim da parte degli abitanti. Ci segnalano che alcune zone del paese sono completamente prive di linea telefonica (ovviamente anche di internet), in altre la linea va ad intermittenza. Una situazione di disagio che viene amplificata dal difficile momento in cui la popolazione vive quotidiani disagi. “Quassù è impossibile lavorare da casa, per questo sono costretta a recarmi in ufficio” protesta una cittadina.