La memoria storica non è soltanto un esercizio del passato: è un dovere verso il presente e una responsabilità verso il futuro. Ricordare la resistenza, la lotta per la libertà e i sacrifici di chi ci ha preceduto significa custodire quei valori fondamentali come libertà, democrazia, giustizia che oggi rischiano di apparire scontati. Con l’80° anniversario della liberazione, non celebriamo solo una vittoria militare, ma riaffermiamo il nostro impegno a difendere ogni giorno quei diritti conquistati con il coraggio.
La conferenza "La nostra Linea Gotica", tenuta dal colonnello (Ris.) Vittorio Lino Biondi, ha offerto un'occasione preziosa per riflettere sulle radici della nostra libertà e su come anche la nostra terra, la Valle del Serchio, sia stata teatro di episodi di eroismo, sofferenza e resistenza che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. L’evento è stato organizzato da Fondazione Ricci in collaborazione con Unitre Barga, comune di Barga e istituto storico lucchese sez. Barga.
Il colonnello Biondi, Ufficiale del genio della brigata par. "Folgore", ha successivamente prestato servizio presso il comando forze speciali dell’esercito, partecipando a numerose missioni militari e umanitarie, curando la logistica per la ricostruzione di infrastrutture danneggiate dalla guerra. Ha inoltre preso parte a operazioni di sminamento, bonifica e messa in sicurezza di depositi esplosivi, motivo per cui è membro permanente della commissione provinciale materiali esplodenti presso le prefetture di Lucca e Pisa. È stato insignito del titolo di "ufficiale" dell’ordine al merito della repubblica Italiana e vanta numerose decorazioni.
Da anni Biondi mette a disposizione della cultura le sue competenze: ha pubblicato "La battaglia di Sommocolonia", tradotto in inglese e adottato come testo di storia contemporanea dalla Charleston University (South Carolina), e il saggio "Soldati Italiani. Storie della Grande Guerra", all’interno del catalogo della mostra "La Grande Guerra in Valle del Serchio a cento anni dall'armistizio 1918-2018". Fa parte della sezione militare dell’associazione "Napoleone e Elisa: da Parigi alla Toscana", e tiene annualmente conferenze storico-militari sulle campagne napoleoniche, oltre a incontri sulla storia militare contemporanea nelle scuole di ogni ordine e grado.
Ad aprire l'incontro, le parole di Cristiana Ricci, presidente della Fondazione Ricci, che ha sottolineato come questo anniversario rappresenti un’occasione fondamentale per ricordare l’importanza della libertà, della Resistenza e della democrazia, valorizzando il sacrificio dei partigiani e ribadendo la necessità di difendere i diritti conquistati. Sono intervenuti anche i saluti istituzionali da parte di Alessio Barsotti, consigliere comunale di Barga.
Nella sua conferenza, Biondi ha proposto una visione ampia del conflitto, spiegando i due principali teatri di guerra: quello europeo e quello del Pacifico. Sul fronte europeo, ha illustrato tre principali direttrici: l’avanzata dell'Unione Sovietica da est verso ovest, le forze alleate sbarcate in Normandia e, infine, il fronte italiano che, partito dal Nord Africa e dalla Sicilia, avanzava lentamente nella penisola.
Il colonnello ha spiegato che i tedeschi, per rallentare l'avanzata alleata, decisero di adottare un sistema difensivo statico, da cui nacque la Linea Gotica, o meglio la "Grüne Linie" (Linea Verde), come ribattezzata da Hitler. A differenza della Prima Guerra Mondiale, quella in corso era una guerra motorizzata, dinamica, che comportava un cambiamento nei concetti operativi. Le migliori divisioni tedesche vennero destinate al fronte orientale contro l'Unione Sovietica, e il generale Albert Kesselring, con poche divisioni rimaste in Italia, scelse di "spalmare" le truppe lungo un vasto fronte che si estendeva da Rimini a Forte dei Marmi.
La Linea Gotica non era un'unica linea, ma un complesso sistema di difese profonde, con posizioni di resistenza e irrigidimento che si estendevano dai 20 ai 40 km di spessore. Il settore più importante era quello adriatico, in particolare la zona di Rimini, teatro della battaglia più sanguinosa.
Biondi ha poi illustrato il peso delle figure di potere del tempo: Roosevelt, Stalin e Churchill, sottolineando il ruolo delle due principali operazioni alleate: Operazione Olive: offensiva britannica lungo la costa adriatica; Operazione Dragoon: lo sbarco alleato in zona Nizza, voluto da Stalin per aprire un nuovo fronte e distrarre sette divisioni dal fronte italiano.
Queste operazioni determinarono un indebolimento del fronte tirrenico, e Operazione Olive non riuscì a sfondare la Linea Gotica, favorendo invece l'avanzata sovietica su Berlino.
Passando alla situazione locale, Biondi ha raccontato come, di fronte all'indebolimento delle proprie forze, Kesselring diede inizio a una strategia del terrore: proclami contro i partigiani e stragi di civili, con la regola di uccidere dieci italiani per ogni soldato tedesco caduto.
In questo contesto si inserisce la Battaglia di Natale a Barga e nella Valle del Serchio. Il colonnello ha descritto come, nella notte del 25 dicembre 1944, due reggimenti austriaci riuscirono a sfondare il fronte, arrivando fino a Ponte all’Ania. La sorpresa fu favorita dal fatto che anche gli americani, durante il Natale, avevano abbassato la guardia, lasciando la difesa del territorio ai soli patrioti locali.
La battaglia di Sommocolonia, il punto più drammatico, vide gli austriaci avanzare fino a Fornaci di Barga. Sorprendentemente, pur trovandosi davanti alla Smi - la più grande fabbrica di munizioni del territorio - i tedeschi scelsero di non occuparla, ma anzi tornarono indietro con gli zaini pieni di cibo e medicinali.
Biondi ha ricordato con emozione la figura di John Robert Fox, militare afroamericano che, circondato dai tedeschi a Sommocolonia, ordinò deliberatamente di far aprire il fuoco sulla sua stessa posizione per rallentare l'avanzata nemica. Decorato postumo con la Distinguished service cross - e solo nel 2000, grazie a Bill Clinton, anche con la Medal of honor - Fox pagò anche il pregiudizio razziale della sua epoca. Biondi ha raccontato che gli stessi soldati afroamericani furono accusati ingiustamente di essere "poco combattivi" per la disfatta di Sommocolonia, ma il generale Mark Clark difese il loro valore, attribuendo la responsabilità al comando del reggimento.
Il colonnello ha poi ricordato come, dopo la battaglia, il paese di Sommocolonia fu isolato dagli inglesi con filo spinato e successivamente saccheggiato. Un pensiero è stato dedicato anche al nucleo di polizia militare che alloggiava a Villa Pieroni, tra cui anche il padre del colonnello Biondi.
In chiusura, il relatore ha condiviso alcune curiosità sugli stemmi e le formazioni militari presenti sul territorio, come la Quinta Armata americana, la Feb brasiliana e il battaglione Nisei, formato da giapponesi-americani che combatterono per riscattare l’onore dopo Pearl Harbor. Infine un ricordo alla famiglia Biondi con una foto dell’epoca, dove mancavano il capofamiglia Vittorio che si chiama come il colonnello, morto su una mina e lo zio Adelmo che morì per togliere un ordigno dalle mani di un bambino che giocava.
Oggi, 27 aprile, alle 16, presso la Sala Consiliare di Palazzo Pancrazi, si terrà la conferenza “La continuità delle forze armate italiane nella guerra di liberazione”, sempre a cura del colonnello (Ris.) Vittorio Lino Biondi. Conoscere la nostra storia significa dare forza al presente e coraggio al futuro.
Solo attraverso il ricordo possiamo davvero onorare chi ha lottato per la libertà che oggi viviamo.
Foto di Nicola Tognetti