È stato un evento poco affollato, quasi riservato, ma di certo le opere del fotografo Florian D’Angelo hanno saputo attrarre e catturare l’attenzione di chi ha deciso, anche per un breve saluto, di passare questo pomeriggio al ristorante Alfonso in Piazza Angelio di Barga.
Uno scatto all’apparenza semplice quello dell’artista svizzero-cilentano ma versiliese d’azione, senza dubbio minimalista, in cui il forte contrasto tra il bianco e il nero caricano di forza e vita le grandi protagoniste della sua esposizione: le radici.
“Radice” è infatti il titolo che D’Angelo ha voluto dare al suo nuovo album: una raccolta di “ritratti” arborei, in primo piano, quasi sospesi in un vuoto d’oscurità che riesce ad astrarre le radici, donandole un valore e una pregnanza simbolica che va ben oltre il mero valore botanico.
“Questo progetto fotografico indaga le analogie e i significati metaforici che questo complesso sistema di ramificazioni ha con la vita dell'uomo. Una radice – spiega l’artista – scava, penetra, avvolge, si propaga, assicura sostegno e alimentazione alla pianta, vita ai nuovi getti. Radix in latino, e radicis in senso figurato, significano origine, inizio, principio, causa. La locuzione "mettere radici" significa stabilirsi con solidità, mettere su casa. Le radici costituiscono la storia di ciascuno di noi; in senso più ampio citiamo le radici culturali di un popolo o di uno Stato. La radice di una parola ne indica il significato fondamentale". Una pianta senza radici muore. Ma non tutte le radici daranno alberi dai buoni frutti. Un uomo senza radici è un uomo senza identità. Ma la devozione delle proprie “radici” può originare mostruosi regimi”.
Le parole di D’Angelo, “esposte” anch’esse tra le fotografie, guidano lo spettatore a un diverso modo di guardare le radici, trasportando lo sguardo verso l’interiorità di chi guarda: una ricerca del proprio percorso individuale e del valore che ogni persona sa dare al proprio e multiforme retroterra di ricordi, paesaggi, affetti, dolori.
L’inaugurazione, a cui ha partecipato anche la consigliera Maresa Andreotti, è ormai passata, ma sarà possibile ammirare lo studium di D’Angelo fino al 30 aprile, sempre tra le stanze del noto ristorante barghigiano (è inoltre possibile visionare il lavoro di D’Angelo sul sito personale dell’artista, https://www.floriandangelo.it/).
Con questa mostra, Barga si conferma come polo di assoluto interesse per gli amanti dell’arte contemporanea e della fotografia: un sapiente e lungimirante lavoro che ha coinvolto artisti e cittadini negli anni passati, tra cui è impossibile non citare la galleria d’arte OXO Collection, che sembra stia dando finalmente i frutti sperati.