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Scritto da andrea cosimini
Bagni di Lucca
09 Marzo 2025

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Pensa al cibo tutto il giorno, ha sempre fame. E mangia di continuo, con la testa. Guarda video online sul cibo in continuazione. Al bar si riempie gli occhi di zucchero, creme, calorie. Poi, però, prende un cappuccino. A pranzo, una mela, e neppure sempre. E se la bilancia, quella elettronica suscettibile ad ogni minimo cambiamento - come, ad esempio, se si ha urinato o no -, segna un etto in meno, quel giorno ha vinto; ma se segna un etto in più, ha perso clamorosamente la battaglia di quel giorno.

Claudio Gemignani ha 43 anni, è alto 1.80 metri, e pesa 66 chili, 14 in meno di quelli necessari per essere considerato un adulto "sano". Nella vita è consigliere comunale a Bagni di Lucca, impegnato politicamente a livello provinciale. Attivo nella parrocchia e nell'associazione del suo paese, Gombereto, Claudio ha anche una vita privata importante. È insegnante di religione alla scuola primaria.

Fa parte della minoranza maschile che soffre di disturbi alimentari. Racconta l’anoressia come una partita a carte: da un lato lui, uomo e non più giovanissimo, dentro un inferno considerato dalla società malattia esclusivamente femminile; dall’altro “la bastarda” - come la chiama lui -, ovvero la malattia subdola che lo sfida da 10 anni. Astuzie, bugie, vergogna: mette tutto sul piatto perché altri trovino il coraggio di farlo. Perché “tutti possono chiedere aiuto e salvarsi”.

Claudio, ecco la domanda da non fare mai: perché non mangi?

“La risposta classica di un anoressico infastidito è: non lo so. Ma può andare bene anche il vecchio slogan, magro è bello. Io mi sono ridotto al sondino naso gastrico, sono stato cinque mesi in una struttura nel 2024 e ora sono di nuovo in struttura per un percorso che durerà circa quattro mesi. Attualmente ho già fatto la prima tappa di questo nuovo ricovero. Però sono furbissimo e non scheletrico e quindi maschero bene. Anzi mi preoccupo quando in giro mi dicono: ti vedo in forma. Una delle peggiori affermazioni che possono farmi. Associo la frase a “mi vede bene, quindi mi vede aumentato di peso..." Un dramma. Quindi restringo ancora di più. Compensazione immediata”.

Compensazione in che senso?

“Mangiare ancora meno, camminare di più. Galleggio soffrendo e patteggio con la bilancia elettronica: quella non sgarra mai, ma io prima di salirci mi svuoto, evito di bere. Tolgo anche la catenina. Un cappuccino a colazione, a pranzo niente mensa ma una mela in macchina saltuariamente, un succo di frutta a metà pomeriggio per non cascare a terra e una cena abbastanza decente (arrivo alla cena con una fame da lupi) Da piano terapeutico dovrei assumere circa 3 mila calorie e non arrivo a meno della metà. Il problema è quando ti invitano al ristorante”.

Come è iniziato?

“Mi ci sono trovato dentro, anche se ho sempre scelto lo yogurt magro. Lo intuivo, me lo hanno spiegato: è tutto legato al controllo. Nel mio caso, come in tanti altri, il problema alimentare va a braccetto con il disturbo ossessivo compulsivo. La mela per esempio: deve essere messa in un determinato posto e restare lì. L’acqua pure”.

Tu non ti nascondi. Essere consapevoli significa già avere svoltato.

“Inutile nascondersi. Ho un ruolo pubblico che mi porta ad essere abbastanza conosciuto. Quindi mi sono chiesto come potevo, in questo forte dolore, “far valere” questo mio ruolo per aiutare chi, come me, soffre di dca. Dovevo dirlo, dovevo utilizzare tutti i canali possibili per arrivare a più persone in assoluto. E allora giornali online, quotidiani locali e nazionali, trasmissioni locali e nazionali. E un importante progetto in corso di realizzazione che annunceremo appena pronto. So che da solo non riesco a venirne fuori, ho chiesto e trovato aiuto in una squadra di medici e infermieri fantastici. Sono tornato davanti alle mie paure, a piangere davanti a un piatto che non riesco a buttare giù, ad esitare anche davanti ad un bicchiere d’acqua. Ho deciso di collaborare anche con A. C. C. A. Lucca odv., l’associazione che si occupa di seguire persone con disturbi del comportamento alimentare e di organizzare eventi di sensibilizzazione. Quando uscirò organizzeremo alcune iniziative anche a Bagni di Lucca, coinvolgendo le realtà sul territorio, come la Croce Rossa che ha già dato la sua disponibilità e che ringrazio. E magari coinvolgendo le istituzioni pubbliche”.

Quali sono le tue più grosse paure?

“Siamo sempre lì: aumentare di peso e perdere il controllo. Tanti soffrono in silenzio, io ho deciso di rendere pubblica la relazione con questa malattia che ti manipola. Pensi di fregarla ma è lei a dirti di non mangiare la brioche. E tu in fondo sei felice. Ero felice anche dopo un crollo drammatico a 60 chili che ha richiesto il sondino: lo attaccavo alle sacche e poi tornavo a fare le mie cose come se nulla fosse. Per questo mi faccio curare. Voglio il mio bene ed è inutile continuare a fare il furbo”.

Come sta procedendo il tuo ricovero?

“Tra alti e bassi. Tra momenti di sconforto e momenti dove mi sento più in forza. C’è tanto dolore qua dentro. Che il mondo fuori non riesce neanche ad immaginare. Sto cercando di sviscerare più a fondo le cause o la causa che mi ha portato a questo punto. Non è facile, ma ci stiamo lavorando. In un certo senso, questo ricovero è più pesante dello scorso anno. Abbiamo capito che ciò che mi ha portato ad essere qui non è stato un trauma in particolare, ma tante piccole scalette che mi hanno portato alla vetta dell’anoressia. Ogni volto qua dentro racconta una storia fatta di sofferenza e di specchi che, guardandoli, si sono rotti, Ma qua dentro ci sono tante piccole storie  di voglia di riscatto che ognuno di noi porta. Si può guarire? Risposta difficile, ma sicuramente si può pensare di tornare ad urlare alla vita che è, in fondo, troppo bella”.

Un po’ di numeri: su 12.032 casi assistiti dalle varie strutture che si occupano di curare i disturbi alimentari, solo il 9 per cento sono uomini: questo non vuol dire che ci sono meno uomini che sono affetti da dca, ma che gli uomini non si fanno curare. Sono due le fasce d’età in cui l’anoressia nervosa lavora maggiormente: 18/21 anni il 52 per cento, 26/40 anni il 69  per cento. Per quanto riguarda il disturbo non specificato, sono due anche qui le fasce d’età colpite maggiormante: 26/40 anni il 117 per cento e 41/50 anni il 90 per cento. Per quanto riguarda la bulimia nervosa, qui è una la fascia d’età maggiormente colpita, quella tra i 26 e i 40 anni per ben il 66 per cento (fonte del ministero della salute del 2021).

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