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Scritto da Redazione
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08 Ottobre 2021

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Una delle caratteristiche, peculiari e vincenti, della tattica di Napoleone Bonaparte sui campi di battaglia fu la rapidità d’azione e proprio per questo, per suoi viaggi e spostamenti, utilizzava una carrozza accuratamente organizzata.

Le scuderie reali del castello di Versailles furono, dal 1600 al 1830, così famose in tutta Europa che contribuirono alla grandezza ed al prestigio della Francia. La capacità dei validissimi scudieri, oltre ad una innovativa arte nell’addestramento, permisero di raggiungere una perfetta sintonia ed affiatamento tra cavallo e cavaliere. Anche Napoleone ebbe un rapporto speciale con i cavalli, ne possedeva molti sia per uso personale sia per trainare le sue carrozze.

La carrozza dell’Imperatore,pratica, ricercata e sontuosa, con le porte contrassegnate dallo stemma imperiale, quando attraversava le città veniva preceduta da un primo gruppo di vetture di servizio seguite, a sua volta, da altre che trasportavano topografi, ufficiali, e segretari. Ad ogni tappa prevista dal piano di marcia i funzionari, ben prima dell’arrivo di Napoleone, installavano un Gabinetto di lavoro provvisorio per permettergli di mettersi subito all’opera senza perdere tempo prezioso.

Ciascuno di questi veicoli veniva scortato e protetto dai soldati di cavalleria, da uno scudiero e da ufficiali di ordinanza, armati di fucili e pistole in modo da essere sempre pronti a proteggere i loro superiori.

La carrozza di Napoleone si posizionava nel terzo convoglio della colonna che comprendeva le carrozze del chirurgo, degli aiutanti di campo e dei valletti.

La berlina dell’Imperatore presentava all’interno alcuni cassetti estraibili, una piccola biblioteca ed una scrivania così che Napoleone avesse modo di scrivere e leggere come nel suo Gabinetto privato. Poteva lavorare anche la notte illuminato dalle quattro lanterne presenti all’interno della carrozza.

Sotto i sedili si conservavano le bevande ed in caso di necessità Napoleone poteva chiedere all’ufficiale che lo accompagna di versare il suo vino preferito, lo Chambertin, che preferiva tagliato con acqua, o altro di suo gradimento che, come si conviene ad un imperatore, veniva servito in bicchieri di cristallo molato a punta di diamante, conservati all’interno di preziose custodie.

Per riposare ai valletti dell’Imperatore bastava sollevare il letto riposto sotto i sedili ed appoggiare il materasso coordinato per la brandina.

Per conversare con gli ufficiali a cavallo che affiancavano il convoglio a Napoleone bastava aprire i quattro grandi vetri della carrozza imperiale.

Una volta percorso il tragitto più lungo, Bonaparte si avvaleva, per l’ultimo tratto, di una berlina più leggera, ed anche più costosa, il landau, progettata da Jean Ernest Auguste Getting, fornitore ufficiale di Palazzo. Questa carrozza presentava la parte superiore completamente decappottabile in modo che Napoleone potesse osservare lontano con un cannocchiale.

L’Imperatore per i suoi spostamenti preferiva partire alle prime ore dell’alba e così fece anche il 12 giugno 1815 quando all’alba uscì dalla residenza dell’Eliseo accompagnato dal generale Henry Gatien Bertrand, conte dell’Impero. Fortemente legato a Napoleone, il generale Bertrand lo seguì in tutto il suo percorso militare, dalla campagna d’Egitto sino all’esilio prima sull’Isola d’Elba e poi a Sant’Elena. Salito sulla sua berlina, Napoleone dette il segnale della partenza ai sei cavalli che la trainavano.

Sul sedile anteriore sedeva il mammelucco Etienne Saint-Denis, conosciuto come Ali, pronto a proteggere l’imperatore in caso di necessità. Secondo valet de chambre di Napoleone, Ali era giovane, riservato, colto, meticoloso, intelligente ed appassionato di libri tanto che Napoleone a Sant’Elena gli affidò l’incarico di copista e bibliotecario, incarico prestigioso se si considera che Napoleone dava enorme importanza alle sue ricche biblioteche. Dai cento giorni sino all’esilio a Sant’Elena, Ali fu sempre presente per aiutare il suo Imperatore il quale lo ricompensò con affetto sincero tanto da ricordarlo con un lascito nel testamento.

Quel mattino il convoglio imperiale si dirigeva verso il Belgio dove, consumata la drammatica sconfitta di Waterloo, Napoleone fu costretto ad abbandonare la berlina ed il landau per risalire a cavallo e raggiungere le carrozze del convoglio.

La berlina con i vetri a prova di proiettile ed il landau vennero saccheggiati dai prussiani, come bottino di guerra, con tutti gli effetti personali dell’Imperatore. Raggiunte anche le ultime carrozze del convoglio che formava il corteo imperiale si appropriarono dei tesori nascosti.

L’acerrimo nemico di Napoleone, il generale prussiano Gebhard Leberecht von Blücher, battuto in battaglia più volte da Napoleone, riscattò sul campo di fango di Waterloo l’odio profondo provato verso Bonaparte.

Inviata a Londra ed esposta al famoso museo delle cere di Madame Tussauds, la preziosa berlina venne distrutta durante l’incendio avvenuto nel 1925.

Il landau dopo essere sopravvissuto anche alla disastrosa campagna di Russia oggi è esposto al Museo Nazionale Castello di Malmaison, donato nel 1973 dagli eredi del generale Blücher.

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