Come prelude il titolo di questa puntata, l'argomento, o meglio la pietanza dell'assaggio è il tanto famoso "sushi".
Ormai è di moda, tutti ne parlano e tutti lo mangiano. Amatissimo dai giovani e apprezzato spesso anche dai meno giovani (forse per curiosità), sicuramente il sushi rientra tra gli alimenti più consumati nel nostro paese.
Sushi, letteralmente, vuole dire "dal sapore aspro" e si intende principalmente del riso condito con aceto, detto "su-meshi", abbinato ad un altro ingrediente (possibilmente pesce crudo o frutti di mare) chiamato "nera", una sorta di polpettina di riso cotto trattato con aceto di riso, zucchero e sale con una guarnizione. Tuttavia, il termine sushi è, in realtà, un termine generico che copre un'ampia gamma di sottovarietà, che possono essere realizzate con una miriade di ingredienti diversi e in altrettante forme e prestazioni.
In origine, questa pietanza era solo un metodo di conservazione del pesce, sviluppato per la prima volta nel sud-est asiatico (dalla Cina e, per alcuni, addirittura dalla Corea), ma poi raggiunse il Giappone nell'ottavo secolo.
Nel tempo, il piatto si è lentamente trasformato e nel 19° secolo fu inventato il sushi come lo conosciamo oggi. Oltre al riso, che può essere bianco, marrone o rosso, altri ingredienti includono carne e verdure, che possono essere crude o cotte. Altre preparazioni che si possono trovare sono: "sashimi", pesce crudo tagliato finemente e servito con salsa di soia e rapa daikon tagliata a filamenti. Uno dei più pregiati è di tonno (maguro) di cui, a seconda della parte del pesce, si possono scegliere generalmente tre tagli: otoro, chutoro o akame; i giapponesi considerano più pregiata la parte più grassa.
Il "nigirizushi" consiste in piccole polpettine di riso guarnite con una fettina di pesce e con l'aggiunta di wasabi, mentre il "norimaki" è invece un rotolino di riso, verdure o pesce, avvolto in un foglio di alga Nori e, successivamente, tagliato a rondelle. Altra variante, è la varietà pressata chiamata "oshizushi; "inarizushi", infine, sono infine sacchi di tofu frutti contenenti un ripieno.
Che dire, la cucina giapponese si distingue da quella di ogni altra parte del mondo. Poco conosciuta, è, in realtà, molto più complessa di quanto appaia e non si riduce solo al consumo del pesce crudo con riso. In Giappone la cucina cambia a seconda della regione d'origine: ad esempio, quella di Kyoto propone ricette molto raffinate e servite in piccole porzioni; il pesce viene consumato possibilmente cotto e, in generale, i sapori tendono ad essere più leggeri e delicati. A Tokyo, invece, si incontrano gusti più decisi.
Il viaggio sensoriale nell'impero dei sapori orientale sembra arrivato alla fine, ma non prima di avervi lasciato un'ultima curiosità: vi siete mai chiesti come mai in Giappone e in Cina si mangia utilizzando le bacchette? La leggenda più famosa narra che nel 2 mila 100 a.C, durante l'epoca delle grandi inondazioni, un uomo di nome Da Yu, incaricato dall'imperatore Shu di trovare il modo di bloccare le acque, preso dalla fame (visto che lavorava ininterrottamente) approdò su un'isola: qui cucinò della carne e, dall'impazienza che si raffreddasse, raccolse, per imboccarsi, due rami e da allora cominciò la diffusione di questo sistema per alimentarsi. Quindi le bacchette, chiamate "kuài zi" in cinese e "hashi" in giapponese, sono state adottate, in primis, per allontanare il calore del cibo, senza scottarsi le mani e la bocca; poi perché in questi paesi sono totalmente assenti i coltelli; inoltre mangiare con le bacchette permette di fare piccoli bocconi e lenti, così sarà più facile sentirsi sazi: in questo modo si favorisce la digestione, rendendola più veloce.
Beh, è stato un percorso pieno di dettagli, ma interessante; e come direbbe un proverbio giapponese: "Ogni volta che mangi qualcosa aggiungi un giorno alla tua vita".