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Scritto da Redazione
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26 Aprile 2020

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa amara riflessione di una lettrice abitante a Castelnuovo Garfagnana la quale racconta la vicenda del padre ricoverato nella Rsa di Gallicano:  

La pietas un sentimento, non ignoto al mondo antico, si è dileguato nel pressapochismo, l’opportunismo e la stupidità dei giorni nostri. Vi racconto una storia triste: mio padre è ricoverato nella RSA di Gallicano e sono ormai quasi due mesi che, per le restrizioni dovute al covid 19, non posso fargli visita, nonostante sia cieco e alquanto disorientato. Questo sacrificio che mi è costato molto, è stato però del tutto inutile, perché, nel frattempo, mio padre si è infettato ed ora risulta positivo. Come? Sarà la magistratura a stabilirlo, ma certamente posso osservare che non è una scelta saggia decidere che, in un centro dedicato agli anziani, ci siano anche posti letto a disposizione dell’ospedale di Comunità: perché, anche al di là dell’emergenza Covid, tutti ormai sappiamo che chi subisce un intervento chirurgico, spesso non muore per l’intervento stesso, ma per le infezioni che si porta al seguito.

Ma non è finita qui, perché due o tre giorni fa, la struttura che gestisce il centro, in accordo con la Asl e il sindaco di Gallicano, ha accettato di trasformare la residenza in un centro per le cure intermedie del Covid 19. Non c’è più posto per gli anziani che, se risulteranno negativi, saranno trasferiti chissà dove, anche se, inizialmente, ho pagato la retta per intero di circa 3000 euro, purché mio padre rimanesse nella RSA Puccetti, dove avrebbe potuto riconoscere le voci degli ospiti e degli operatori, poiché aveva frequentato il centro diurno, prima di diventare cieco.

Se invece, questi poveri vecchi continueranno ad essere positivi, rischieranno di incontrarsi prima o poi, con i nuovi ingressi e di essere esposti ad una carica virale assai più alta o a nuove infezioni, se è vero che il virus ha già dato luogo a ceppi diversi, per via delle sue mutazioni. In assenza poi, sul territorio, di centri di terapia intensiva, ad ogni più grave emergenza, così stanchi e sfiniti ,moriranno in attesa di un’ambulanza o sull’interminabile strada che dovrebbe condurli a Lucca.

Così lontano dai centri di rianimazione, io sono convinta che anche per i nuovi ospiti, questo centro potrà diventare una sorta di Lazzaretto.

Per quanto mi riguarda, ho fatto tutto il possibile (anche un esposto alla magistratura) ed ora posso soltanto pregare che mio padre ce la faccia ad uscire da lì e che questa peste non continui, come la scopa di Don Abbondio, a spazzare via innocenti e colpevoli, ma, se proprio deve fare altre vittime, piuttosto ci liberi di chi governa questo paese senza pietà e intelligenza.

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