Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Stefano Deliperi, per il Gruppo d'Intervento Giuridico onlus, in cui si chiede di proteggere l'ambiente delle Alpi Apuane.
"L'Amministrazione comunale di Vagli di Sotto, recentemente interessata da vicende giudiziarie che destano forte scalpore, negli ultimi mesi ha dato avvio alle procedure di varianti ai Piani Attuativi dei Bacini Estrattivi (P.A.B.E.) di Colubraia, Carcaraia, Monte Macina, Monte Pallerina (deliberazioni Consiglio comunale nn. 13 del 10 febbraio 2020, 7 del 19 febbraio 2020, 19, 20, 21 e 22 del 6 aprile 2020).
Tali procedure riguardano i piani attuativi dei bacini estrattivi (P.A.B.E.) che dovranno pianificare le attività estrattive in attuazione del Piano di indirizzo territoriale (P.I.T.) con valenza di piano paesaggistico e della legge regionale Toscana n. 65/2014 sul governo del territorio.
Ma questi siti di cava sono realmente legittimamente utilizzabili?
Infatti, è bene ricordare che gran parte delle Alpi Apuane rientra – oltre che nel parco naturale regionale delle Alpi Apuane – nella zona di protezione speciale (Z.P.S.) "Prateria primarie e secondarie delle Apuane" (codice IT5120015), dove in linea di massima non possono essere aperte nuove cave o riaperte quelle dismesse.
Per le zone di protezione speciale (Z.P.S.) individuate ai sensi della direttiva n. 09/147/CE sulla tutela dell'avifauna selvatica come parte della Rete Natura 2000 sussiste il divieto di "apertura di nuove cave e ampliamento di quelle esistenti, ad eccezione di quelle previste negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente atto o che verranno approvati entro il periodo di transizione" di 18 mesi (art. 5, comma 1°, lett. n, del D.M. Ambiente 17 ottobre 2007, che detta criteri minimi di salvaguardia delle Z.P.S.).
In proposito si deve ricordare anche che l'Ente Parco naturale regionale delle Alpi Apuane, in seguito a precedenti istanze del Gruppo d'Intervento Giuridico onlus - GrIG (18 ottobre 2018 e 3 aprile 2019), aveva comunicato (nota prot. n. 1193 del 30 aprile 2019) quali siano le cave ricadenti nelle ipotesi di esclusione dell'applicazione del divieto di cui all'art. 5, comma 1°, lett. n, del D.M. Ambiente 17 ottobre 2007, con volumetrie estratte e autorizzate alla data del 31 marzo 2019.
La risposta è stata chiara:
"L'elenco delle cave ricadenti nell'ipotesi di esclusione dell'applicazione del divieto di cui all'art. 5, comma 1, lettera n) del D.M. Ambiente 17 ottobre 2007 è il seguente, a seguito dell'informativa ricevuta dall'ufficio competente:
CAVA PIASTRAMARINA, Comune di Minucciano, PCA n. 2 del 10.04.2017 (valida per 4 anni dalla data di rilascio): volumi complessivi autorizzati 158.140 m3, di cui 53.140 a cielo aperto e 105.000 in sotterraneo (l'estrazione in galleria ricade in buona parte all'interno della ZPS "Praterie primarie e secondarie delle Alpi Apuane").
CAVA BORRA LARGA, Comune di Stazzema, PCA n. 5 del 25.03.2014 (valida per 5 anni dalla data di rilascio, in scadenza a fine marzo 2019): volumi complessivi autorizzati 40.000 m3 in sotterraneo (di cui una minima parte ricadenti all'interno della ZPS "Praterie primarie e secondarie delle Alpi Apuane").
Si fa presente che il valore delle volumetrie effettivamente estratte non è un dato a disposizione dell'Ente Parco".
Sono, quindi, solo due le cave escluse dall'applicazione del divieto di apertura di nuova cava o riapertura di quelle dismesse all'interno della zona di protezione speciale (Z.P.S.) che interessa l'area naturale protetta.
La Cava Piastramarina (gestita dalla Cave Focolaccia s.r.l.) è stata oggetto dell'ordinanza Pres. Parco di sospensione lavori e riduzione in pristino n. 6 del 28 novembre 2018 per mancata ottemperanza alla "prescrizione relativa alla tutela e salvaguardia della cavità carsica intercettata nel piazzale a quota 1591 m s.l.m.", nonché è stata oggetto dell'ordinanza Pres. Parco di sospensione lavori e riduzione in pristino n. 6 del 5 agosto 2016 per aver effettuato "lavorazioni non consentite" e una "non corretta gestione delle acque di lavorazione con produzione di polveri" e marmettola.
La Cava Borra Larga (gestita dalla Escavazione Arabescato Bianco s.r.l.) è stata oggetto dell'ordinanza Pres. Parco n. 8 del 20 giugno 2017 di sospensione lavori e riduzione in pristino per la "realizzazione di gallerie difformi da quanto autorizzato dal Parco, per complessivi 12.930 mc, dislocate in diverse porzioni del cantiere estrattivo in sotterraneo".
I P.A.B.E. (e le relativa varianti) concernenti Colubraia, Carcaraia, Monte Macina, Monte Pallerina in corso di approvazione da parte del Comune di Vagli di Sotto interessano eventualmente anche la Z.P.S. delle Alpi Apuane?
Così come già effettuato nel dicembre 2019 riguardo le previste attività estrattive in Comune di Massa, l'associazione ecologista Gruppo d'intervento Giuridico onlus ha in proposito inoltrato (3 giugno 2020) una specifica istanza di accesso civico, informazione ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti alle amministrazioni pubbliche competenti.
L'istanza ha coinvolto i Ministeri dell'ambiente e per i beni e attività culturali, la Regione Toscana, la Soprintendenza per archeologia, belle arti e paesaggio di Lucca, il Comune di Vagli di Sotto, il parco naturale regionale delle Alpi Apuane, i Carabinieri Forestale, informando, per opportuna conoscenza, la Commissione europea e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca.
Nel caso specifico del Comune di Vagli di Sotto, quali attività estrattive si vorrebbero attuare, vista l'ampia presenza della Z.P.S. sulle Alpi Apuane?
Lo stesso Ente Parco, con specifiche pronunce in sede di valutazione di incidenza ambientale (nn. 7-11 del 26 marzo 2019), e la stessa Autorità procedente in sede di valutazione ambientale strategica avrebbero indicato quali ricadenti nella Z.P.S. le cave Carcaraia B, Carcaraia Arabescato (Bacino Carcaraia), Colubraia Formignacola, Fiaccolata (Bacino Colubraia), Collettino Vagli Ovest, Collettino Vagli Est (Bacino Monte Macina), Borella, Fossa dei Tomei A (Bacino Monte Pellerina).
La prospettiva estrattiva generale rivela pesantissimi impatto ambientali: il censimento delle attività estrattive sulle Alpi Apuane condotto dall'Università degli Studi di Siena – Centro di Geotecnologie avrebbe portato a individuare ben 165 cave attive e 510 cave inattive potenzialmente riattivabili, mentre l'art. 113 della legge regionale Toscana n. 65/2014 subordina "l'apertura di nuove attività estrattive e la riattivazione delle cave dismesse" all'interno dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane –quali individuati dal P.I.T. con valenza di piano paesistico –alla approvazione di un Piano attuativo "riferito all'intera estensione di ciascun bacino estrattivo".
In proposito, non si è proprio compresa la posizione dell'Ente Parco naturale regionale delle Alpi Apuane che ha chiesto – con la deliberazione Consiglio direttivo n. 2 del dell'1 marzo 2019 – di ottenere dalla Regione Toscana un'interpretazione di manica larga per l'attività estrattiva nella Z.P.S.
Il ruolo del Parco naturale è quello di proteggere l'ambiente delle Alpi Apuane, già fin troppo massacrato dalle cave di marmo, o quello di favorire l'attività estrattiva?
Né è possibile dimenticare la sostanziale operazione di sanatoria per le attività estrattive abusive promossa in tempi recenti dalla Regione Toscana con l'approvazione dell'art. 58 bis della legge regionale Toscana n. 35/2015 e s.m.i.[1], operazione avversata dal Gruppo d'Intervento Giuridico onlus perché troppo permissiva e scandalosamente oggetto di ricorsi al T.A.R. da parte di Confindustria e 27 Imprese estrattive che avrebbero voluto ancora maglie più larghe per la loro attività, ma non han trovato conforto nei Giudici amministrativi.
L'associazione ecologista Gruppo d'Intervento Giuridico onlus auspica un risolutivo intervento delle amministrazioni pubbliche competenti per l'inibizione definitiva delle attività estrattive non consentite nella Z.P.S.
Soprattutto l'Ente Parco naturale regionale delle Alpi Apuane è chiamato a dare finalmente concretezza ed efficacia alle dichiarazioni inerenti la volontà di riduzione delle aree estrattive del 30% più volte effettuate.
Le Alpi Apuane possono e devono essere salvaguardate, per la difesa dell'ambiente e della stessa identità delle collettività locali".