Ho voluto titolare questa mia breve riflessione con le parole di una nota canzone di Vasco Rossi. Dopo mesi di "silenzio stampa" per quanto mi riguarda, non avrei mai pensato di dover scrivere un pezzo su Andrea Cosimini e sulla sua uscita dalle Gazzette.
Ho seguito sempre e da vicino i giornali anche se, da tempo e per ragioni mie ed esclusivamente personali, non ho scritto articoli come facevo prima della morte della mia mamma. Ma questo non vuol dire che non lo farò d'ora in avanti. E, come dice Vasco, sono ancora qua. Sono qua a ringraziare l'amico Andrea per il grande lavoro svolto nelle Gazzette, per la grande mano che ha dato a ognuno di noi nel difficile compito del giornalista, quello di "stare sulla notizia".
Io, personalmente, anche se non più giovane, posso dire di avere imparato molto da Andrea Cosimini e da Aldo Grandi. Forse entrambi inconsci di avermi aiutato a superare momenti di vita particolari, lasciandomi libero sfogo alla passione più nobile che esista, quella di scrivere.
In un periodo in cui gli eventi climatici spesso si definiscono eccezionali, anche nel nostro piccolo un repentino quanto inaspettato (soprattutto per il sottoscritto) cambiamento climatico ha provocato il classico "fulmine a ciel sereno" Eh si, il cielo delle gazzette è sempre apparso sereno e questa fulminea comunicazione di abbandono ha lasciato, credo, tutti abbastanza sorpresi.
La "bella persona di Andrea" non si può dimenticare e per questo le porte delle Gazzette sono e saranno sempre aperte per i collaboratori che, come Lui, tanto hanno fatto per la crescita di queste testate. La persona e il ruolo che ha rivestito Andrea nelle Gazzette è ben descritto nell'intervista del 23 aprile di Giulia del Chiaro, dove si sono evidenziate le caratteristiche di crescita professionale del giornalista, da buon st(r)agista come lo definiva Aldo agli inizi della carriera fino a divenire quel braccio destro (e anche sinistro) del direttore.
Che dire, una decisione, quella di Andrea, da rispettare ed anche da condividere per certi versi, che ha fatto suo, come scrive lui stesso, il motto del direttore: "Vola solo chi osa farlo". Noi tutti gli auguriamo quanto di meglio possa riservargli il suo "volo nella vita professionale", confermandogli quella porta aperta e quella libertà che da sempre le Gazzette hanno lasciato a chi ha collaborato con le testate.
Per quanto mi riguarda, dopo un periodo di assenza ingiustificata cercherò, nella mia veste di condirettore della Gazzetta del Serchio, insieme ad Aldo Grandi, di dedicare tempo a fare quello che mi ha sempre entusiasmato e gratificato, scrivere articoli e dare notizie.
Sono ancora qua e la futura gestione del giornale che mi accingo a intraprendere insieme all'(ir)responsabile direttore della Gazzetta del Serchio richiederà un maggior impegno da parte di tutti. Sono certo che le Gazzette, avendo sempre osato, voleranno sempre più in alto, nell'onestà intellettuale che le ha sempre distinte, con il mantra che risuona costantemente nella nostra mente e ci deve sempre accompagnare: "Recte agere, nihil timere".