Cari amici (e non) delle Gazzette vi scrivo, dopo un breve periodo di “silenzio stampa” da parte mia. Ma la voglia di scrivere prevale su qualsiasi cosa e allora si riprende a scrivere, con maggiore entusiasmo di prima.
La nota canzone di Lucio Dalla calza a pennello per descrivere lo stato d’animo di questo fine anno e dell’anno, sempre tanto atteso, che ci aspetta. Le festività appena trascorse hanno rappresentato per tutti (o quasi) un giusto momento di riposo, con scambi di auguri spesso colmi di ipocrisia e di retorica. Ci siamo augurati tanta serenità per il prossimo anno, quella serenità che tutti anelano ma che mai arriva, neppure quando viene augurata dai politici di lungo corso che fanno a gara a farsela tradendo anche la fiducia, quasi sempre mal riposta, di tutti noi.
Un anno trascorso il 2019 ricco di notizie importanti nella nostra valle, dal pirogassificatore alle elezioni comunali per arrivare ai vari fatti di cronaca locale. Però nulla è cambiato, nulla cambia e forse nulla cambierà. Anche se, grazie anche al modo di fare giornalismo delle Gazzette, qualche cosa negli animi più sensibili si smuove.
Cari amici (e non) vi scrivo così mi distraggo un po’, sempre parafrasando la nota canzone. Mi distraggo un po’ dalla vita quotidiana, fatta di amarezze e di tanta brava gente ma anche di tante persone dalle quali avresti preso il perdono (nel vero senso della parola) e invece si sono rivelate quello che non avresti mai pensato. Mi distraggo un po’ dai problemi quotidiani pensando che qualche cosa di buono possa dare una testata giornalistica dove si scrive in libertà, senza le costrizioni di un sistema che ti vuole indicare come descrivere fatti o argomenti. O spesso non te li fa proprio scrivere per non molestare quell’equilibrio ormai labile costituito in anni di potere. Qualche cosa sembra stia cambiando e tutti se lo augurano, in silenzio però, senza darlo tanto a vedere.
“Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno… e senza tanti disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età”. Tutti ci auguriamo forse questo, un avvicendamento nello scenario locale, nella vita, anche politica, dei personaggi che per anni sono rimasti lì, incollati alle poltrone. Una volta si chiamava “alternanza democratica”, ora si può definire “giusto ricambio di facce troppo note” che non significherà forse migliorare qualche cosa, ma senz’altro si metteranno in gioco altre persone, facce nuove che perlomeno in un primo momento ci auguriamo portino nuove idee e si diano da fare.
“L’anno che sta arrivando, conclude la nota canzone, tra un anno passerà ed io, come tutti noi, ci stiamo preparando, forse a qualche cosa di nuovo e a qualche cambiamento, questa forse questa è la sola novità. Non perdere mai la speranza per qualche cosa che rinnovi la nostra vita e la migliori, con la fiducia e la consapevolezza che onestà intellettuale e correttezza alla fine premiano, in qualsiasi situazione e in qualsiasi ruolo.
“Vedi (vedete) caro(i) amico(i) cosa si deve inventare, per poterci ridere sopra, (e soprattutto) per continuare a sperare. E se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io”. La dice lunga questa canzone. Quindi è importante che ci siamo anche noi, con le nostre Gazzette, a rendere ancora più importante e intrigante “l’anno che verrà”.