Un colpo che investe in pieno una categoria già fortemente penalizzata, quello inferto dal nuovo DPCM al settore ristorativo, che si trova ora con misure strettissime da seguire ed in molti casi con le stesse possibilità di guadagno (tramite consegne da asporto) di quando il paese era in pieno lockdown.
Chiusura alle 18 e massimo quattro persone non conviventi ai tavoli sono le nuove direttive che gravano maggiormente, con pub e pizzerie costrette a chiudere all'orario in cui normalmente alzavano la serranda e ristoranti aperti solo a pranzo con capienza ulteriormente ridotta.
Una situazione che, ovviamente, ha colpito il settore anche nella Mediavalle e Garfagnana con i suoi numerosi ristoranti. Tra questi, Il Flamingo di Ponte all'Ania, la cui proprietaria, Manuela Martinelli, ha rilasciato un commento caustico sulle nuove misure: "Bisogna vedere come reagirà la gente per prevedere i prossimi incassi – ha affermato -; quello che non mi sta bene, però, è che non sono i bar o i ristoranti che diffondono il Covid: se si chiudono loro, perché allora si non chiudono anche le fabbriche, i mezzi pubblici e le scuole? I ristoranti e i bar – ha continuato la proprietaria - sono i meno a rischio perché hanno da subito usato tutte le precauzioni del caso. Quindi: chiudi solo i bar e lasci il resto aperto? Non è normale. Fino alle 18 il Covid dov'è? Dorme? Questa situazione non ha una logica" ha concluso.
Parole cariche di dubbi per il futuro anche da Massimo Pastorini, proprietario del Pub 46 di Barga: "Con l'incertezza di prima, questo non fa altro che mettere altre preoccupazioni per quello che accadrà. Faremo il meglio che possiamo, nei limiti del consentito e speriamo che arrivi qualcosa di meglio come contributo dallo Stato rispetto alla scorsa volta; purtroppo ci credo poco, anzi meno di poco: "faremo, aiuteremo", dicono sempre così, però alla fine siamo noi che si rimane col cerino in mano acceso. Continueremo con la pizza da asporto e, a seconda di come risponderà la clientela, vedremo di adattarci" ha concluso Pastorini.
Una richiesta di aiuti che arriva anche dal Drop Club, storico locale di Piano di Coreglia, erede dello Syklab, che in questa fase di chiusura completa per le discoteche si era riconvertito in pub serale solo per vedersi costretto nuovamente alla chiusura.
"Questo nuovo DPCM ci ha colto sicuramente male – ha affermato Lorenzo Biagioni, uno dei proprietari del club -; sono d'accordo che ci chiudano per una questione di sicurezza, ma servono finanziamenti, aiuti, prestiti con tassi agevolati, serve un piano di sostegno completo. Spero ovviamente si possa riaprire presto con l'attività da discoteca, anche se dovremo aspettare l'arrivo di un vaccino". Per quanto riguarda la possibilità di un'apertura pomeridiana del pub, Biagioni è abbastanza scettico: "Per adesso non abbiamo ancora deciso, ma la vedo come una cosa improbabile; stasera sarà l'ultima sera. Noi ci fermiamo, ma ci siamo ed appena possibile ripartiremo, non molliamo".
Insomma, una situazione di incertezza, rabbia e paura per il futuro, tra i vari ristoratori, mentre si inizia a respirare per le strade un clima che ricorda quello del lockdown, come dimostrano le immagini di una Fornaci di Barga, da sempre "la via dei negozi", in piena domenica pomeriggio quasi completamente deserta con le serrande di negozi e bar abbassate, come congelata in attesa della fine di questa pandemia, sperando in molti casi di poterle rialzare quelle serrande quando tutto sarà finito.