Leone Marzotto lei appartiene a una famiglia che ha fatto la storia dell'industria italiana nel Novecento. Come mai invece di proseguire sulla strada paterna ha preferito dedicarsi alla gastronomia dopo, tra l'altro, essersi laureato alla Bocconi di Milano e aver svolto il lavoro di avvocato?
Mio padre decise di rilevare Peck durante l'estate del 2011 e mi propose di occuparmene insieme a lui. Allora, pur essendo appassionato del mio lavoro nello studio legale, ha prevalso la voglia di lavorare con mio padre e poter imparare da lui. Peraltro in una realtà che è un gioiello mondiale e nel settore a mio avviso più affascinante in assoluto.
Che cosa le dà stare in mezzo alle eccellenze enogastronomiche del nostro Paese?
L'emozione più bella è per me la condivisione. Condividere la passione per un prodotto e per la sua storia con un fornitore, un collega o un cliente è la cosa più bella. Sentirsi parte di una filiera di persone che, sia pure con ruoli diversi, ricercano con raffinatezza e curiosità le cose belle e buone.
Aprire Peck a Forte dei Marmi è stata una scommessa o una opportunità da cogliere al volo?
Aprire in un nuovo mercato è sempre una scommessa, a maggior ragione in questo caso, essendo il primo negozio che abbiamo aperto direttamente fuori dalla città di Milano. Ora che sono passate solo due settimane dall'apertura è presto per trarre conclusioni ma mi sembra che ci siano ottime opportunità.
Perché dovremmo venire ad acquistare i piatti della sua gastronomia?
Perché li facciamo con competenza, con le migliori materie prime e, soprattutto, con profondo rispetto. Rispetto per il prodotto, rispetto per il nostro lavoro e, al centro di tutto, rispetto per la nostra clientela.
C'è chi dice che si tratta di un luogo non per tutte le tasche. E' vero?
Di ciascun prodotto la nostra missione è avere il meglio in assoluto - per questo i nostri prodotti costano di più. Ciò detto, un etto di Bresaola Peck per esempio costa 6,50€, esperienza dal prezzo non proibitivo. Se poi si spiega che la produciamo noi nei laboratori di via Spadari con carne fresca di prima scelta di scottona, e che per produrne una ci vogliono 100 giorni, forse si capisce meglio che non ha senso paragonarla con la bresaola del supermercato.
Supponga che stasera si venga a comprare da lei per una cena fuori dalla norma: che cosa ci consiglierebbe?
Fuori dalla norma? Proporrei una cena-degustazione a base di formaggi con relativo abbinamento di vini. Abbiamo delle chicche introvabili e la conoscenza per raccontarne la storia e consigliare come costruire una molteplicità di plateau capaci di conquistare e riconquistare il commensale. Pensi che tutti e sei gli addetti qui a Forte hanno volontariamente partecipato a un corso di formazione sul formaggio che si è tenuto per ben 9 domeniche consecutive: credo che questo renda bene l'idea di cosa significhi provare passione per il proprio lavoro.
La Versilia che cosa è per lei?
Una terra che ho iniziato a scoprire di recente e alla quale mi sto affezionando molto velocemente. Una terra ricca di tradizione, cultura e con una propria identità gastronomica molto interessante. Della cucina toscana si conoscono di solito ricette di altre zone come la ribollita, la pappa al pomodoro, la fiorentina di chianina. Qui ho scoperto ricette interessantissime che non hanno nulla da invidiare, come per esempio le cozze ripiene o il baccalà alla massese.
A quando si potrà sedere ai tavoli e degustare le vostre prelibatezze direttamente sul posto senza doverle portare via?
Ci piacerebbe aggiungere questo servizio ma in questa fase preferivamo avviare molto bene gastronomia ed enoteca. Comunque è un obiettivo che ci poniamo per la prossima estate.
Si parla di Green Pass per avere accesso a ristoranti e supermercati. Cosa ne pensa? Sia sincero: non si rischia di penalizzare ancora una volta una delle nostre principali risorse?
Per la lotta al covid abbiamo fatto tutti dei sacrifici, alcuni razionali ed utili, altri meno. Questa ipotesi di provvedimento mi sembra appartenere alla seconda categoria.