Basta con le “stragi del sabato sera”: è l’appello di monsignor Angelo Pioli, vicario dell’area pastorale della valle del Serchio, insieme ai parroci dell’area e ai componenti dei consigli parrocchiali pastorali, in una lettera aperta su questo flagello che periodicamente colpisce le strade della valle del Serchio.
“Vogliamo affrontare con ogni energia questa tragedia che coinvolge vite giovanili, scompagina famiglie e paesi e aggiunge sventure ulteriori alle già tante tragedie della strada e del lavoro- esordiscono- Desideriamo anzitutto sostenere quelle voci che si indignano per il vuoto in cui tali sciagure sembrano cadere, nonostante ripetute proteste da parte di molti. L'aumento ovunque degli incidenti mortali nel fine settimana, soprattutto fra le due e le sei della domenica mattina, non è da attribuire solo all'imprudenza dei comportamenti alla guida, comunque da arginare e sanzionare. A nostro parere, per garantire l'esigenza legittima di divertimento da parte dei ragazzi è necessaria anche una riflessione più ampia”.
“Il desiderio di trasgressione, vitale per i giovani, cade purtroppo nella trappola di chi promette la soddisfazione di questo desiderio attirandoli in un sistema in cui il profitto non si coniuga con il loro bene e la loro felicità- proseguono a denunciare- Ci rivolgiamo pertanto alle forze politiche e alle organizzazioni di settore per chiedere di prendere in seria considerazione la componente diseducativa e di carente sicurezza pubblica del sistema che gestisce il popolo della notte. In particolare, chiediamo alle autorità competenti se non si può fare di più per esigere, da quanti conducono discoteche o locali di divertimento, orari più fisiologici e disciplina più controllata riguardo a ciò che si fa, si beve e si assume”.
“Non si dica che non è nostro compito entrare in questi gravi problemi- termina la lettera- Se sentiamo l'urgenza di una nuova stagione educativa che si prenda cura dei giovani è perché questi sono, come li chiamava Giovanni Paolo II, le sentinelle del mattino e la speranza del mondo, non meno che della chiesa”.