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Scritto da Redazione
L'evento
19 Maggio 2020

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Riceviamo, questa mattina, il seguente invito:

Gentile direttore, 

in occasione della 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti invita lei o un unico suo delegato alla messa (diretta su NoiTv e streaming) di sabato 23 maggio ore 17.00 che sarà celebrata nella Cappella della scuola Via San Francesco, 35 a Viareggio (Suore Mantellate Serve di Maria). Sarà l’occasione per riflettere sul messaggio di Papa Francesco (http://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-francesco_20200124_messaggio-comunicazioni-sociali.html) per questa Giornata, ma anche per porgere un sentito e doveroso ringraziamento agli organi di informazione locale per il loro servizio nelle difficili settimane di lockdown, anche nel raccontare alla popolazione i servizi, le scelte e gli inviti della Chiesa di Lucca.

Risponde il direttore Aldo Grandi.

Caro monsignor Paolo Giulietti,

la ringrazio per questo suo invito che, sarò sincero, non so quanto sentito dal momento che, se lei ha avuto occasione di leggere la Gazzetta di Lucca in questi mesi di duro lockdown, avrà sicuramente percepito la differenza abissale tra il mio modo di concepire le cose e quello dei mass media locali tutti sistematicamente sdraiati sulla linea del main stream o tendenza dominante. Comunque sia la ringrazio anche se non posso accettare l'invito di qualcuno che considero rappresentante di una istituzione millenaria, la Chiesa, che ha abdicato, ormai, da anni, al suo compito principale. 

Lei, arcivescovo, è sicuramente uomo di fede e, soprattutto, seguace di quell'omino vestito di bianco che ha stravolto nel bene, ma, in particolare, nel male, quella che era per noi tutti e nonostante errori, critiche, esagerazioni, uno dei pilastri della nostra civiltà. La Chiesa come la intende Bergoglio non è più la Chiesa consapevole del suo mandato e della sua storia sia pure con luci ed ombre. E' diventata il braccio secolare del potere politico orientato verso la globalizzazione e l'annullamento di ogni differenza, di ogni confine, di ogni pensiero che non sia quello uniformemente dettato e accettato dalle oligarchie che governano attraverso gli organismi sovranazionali.

Per non parlare, poi, del comportamento che avete tenuto durante questi mesi di forzata clausura voi che, lo sa bene lei che è ministro della Chiesa, della clausura avete sempre fatto una scelta e mai una imposizione. In questi due mesi vi siete ridotti a tenere la messa sul canale di una televisione privata senza nemmeno accorgervi di quanto siete stati lontani, così facendo, dalle reali esigenze della gente comune. Mai come in questa circostanza, si è avvertita l'assenza della Chiesa. Mai come in questo frangente qualcuno, della Chiesa, si è alzato in piedi per protestare contro la chiusura dei cimiteri e delle Chiese. E lo dice uno che questa assenza non aveva mai avvertito per tutta una serie di motivi a cominciare dal fatto che non è uomo di fede, ma di cultura e di storia.

Nei secoli gli uomini di Cristo hanno sempre frequentato le palestre del dolore umano, dai lazzaretti agli ospedali, senza distinzione e per portare un messaggio di speranza a coloro che l'avevano, ormai, quasi smarrita. E, ci perdoni, in pandemie molto, ma molto peggiori di questa epidemia part-time che, come avrà visto, pur in tutta la sua virulenza, colpisce e, soprattutto, uccide - purtroppo - solamente certe categorie di persone. Lascia, pressoché, indenni, ad esempio, bambini e donne oltre a uomini al di sotto dei 50 e anche di più, anni. 

Ma il principale motivo per cui chi le scrive non sarà alla messa da lei convocata, risiede nel fatto che la Chiesa, come la stragrande maggioranza dei detentori dei mezzi di informazione, ha una visione di questa professione, il giornalista, asettica e assolutamente lontana da quello che, a nostro avviso, dovrebbe essere il principale compito di un intellettuale: stimolare il senso critico, non fermarsi alle apparenze, formulare ipotesi di pensiero e di lavoro che dissentano dalla generalizzazione e dalla ideologizzazione della realtà.

Noi che conosciamo e abbiamo conosciuto colleghi e persone che hanno avuto a che fare con lo stato della Città del Vaticano e con i suoi mass media, sappiamo benissimo che la libertà presso di voi è, se non assente, quasi completamente sconosciuta. Siete, né più né meno, uguali agli altri se non peggiori perché vi credete migliori per definizione e diritto di nascita.

Inoltre, non accettiamo il suo cortese invito perché in questi mesi di arresti domiciliari, non abbiamo ascoltato una sola parola di solidarietà verso coloro, le partite Iva ad esempio o la classe media, massacrati senza alcuna plausibile ragione se non il terrore diffuso a piene mani da Tv e giornali h24. C'era un grande bisogno di voi, non ci siete stati. Lei, come papa Bergoglio, chiuso tra le mura delle sue stanze in arcivescovado, il suo datore di lavoro a Roma, solo e solitario.

Per non parlare della vostra reazione alla conversione della ex volontaria Silvia Romano, maturata durante la prigionia di coloro che sono chiamati, da chi ha un po' di lume, terroristi e che sono soliti - ma dovreste saperlo bene - bruciare e decapitare i cristiani in Africa, quei cristiani che voi avete evangelizzato per poi abbandonarli al loro destino.

Che dirle? Che la Chiesa com'è adesso ci fa schifo? Lo avrà già capito da sé. Quanto all'invito, tranquillo, non ci interessa. Diffondete pure le vostre funzioni tramite Tv tanto, ormai, il distanziamento sociale che avete maturato nei confronti delle persone è talmente elevato che la differenza non la avverte più nessuno. 

 

 

 

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