Lampedusa è proprio l’ultima spiaggia d’Italia, non solo per i migranti, più o meno clandestini, ma anche per la nostra nazione. Una spiaggia calda, la più a sud ma anche la più vicina alle coste del continente per anni dimenticato dall’Europa che ora si fa tremendamente sentire. Anche il passaggio del nostro presidente del consiglio Giorgia Meloni accompagnata da Ursula von der Leyen non sembra avere per ora sortito i risultati che tutti si auguravano.
Non per ultima la decisione di oggi della Germania di finanziare operazioni sul nostro territorio nazionale in aiuto alle navi ONG. Una zona calda quella del sud Europa dove si spalancano le porte all’Africa noncuranti dell’emergenza perenne che si viene a creare, soprattutto su una piccola isola turistica come Lampedusa.
Ma se il turismo è una delle fonti più importanti dell’isola, come si può conciliare con il dramma di queste persone? Come si può tranquillamente soggiornare per un periodo di riposo sulle spiagge dove costantemente si consumano delle tragedie? Tragedie e degrado spesso non puntualmente descritti dal mainstream nazionali.
E allora abbiamo provato a farlo noi, con i nostri amici inviati molto speciali P.D. (da non confondersi con le iniziali dell’altrettanto noto partito politico) che hanno soggiornato per qualche tempo sull’isola, proprio nei momenti cruciali degli sbarchi da record. Ci hanno inviato foto viste da altre angolazioni rispetto a quelle che siamo soliti vedere, che ci illustrano una triste realtà.
Una realtà della quale l’Europa se ne dovrebbe fare carico non solo a parole ma con fatti concreti. L’Italia così come è messa ora ci sembra un enorme corridoio che collega l’Africa all’Europa, un corridoio con due porte, una a sud e una a nord. La porta del sud (Lampedusa in primis) è tenuta aperta, su pressante consiglio anche dall’Europa. Si arriva, si entra e si attraversa tutto il corridoio. Qualcuno si ferma e qualcuno va oltre, verso nord. La porta a nord, che dovrebbe aprirsi verso l’Europa, però è chiusa. Vedi Ventimiglia in primis che, per tenerla chiusa e in sicurezza, viene gestita da centinaia di gendarmi francesi. Ma dov’è la logica dell’accoglienza? Dov’è la logica della condivisione di questo difficile momento?
Altra considerazione andrebbe fatta sui mercanti di esseri umani. Sono organizzati, ma nessuno li può fermare sulle coste africane? Organizzati a tal punto che hanno, ci sembra di intravedere, anche dei cantieri navali. Finiti gli scafi, le cosiddette carrette del mare e i vecchi gommoni, stanno ultimamente realizzando altrettante “carrette del mare” metalliche, tutte uguali, tutte gemelle, magari riforniti da acciaierie presenti sul nostro continente. Non sarebbe il caso di individuare dove si realizzano queste barche, che di sicuro per la navigazione non hanno nulla? Semplici considerazioni che debbono far riflettere. Ma più di queste farà riflettere il reportage fotografico dei nostri inviati molto speciali, reportage che la dice lunga, più di ogni altra considerazione, sulla situazione nell’isola di Lampedusa. Ogni altra affermazione e considerazione è superflua. Abbiamo provato a vedere la situazione isolana sotto un altro punto di (s)vista nella speranza che chi governa in particolare l’Europa faccia lo stesso. A volte l’altro lato che spesso si tende ad occultare della “medaglia al valore politico” può nascondere la semplice soluzione al problema. Mai fermarsi alle prime apparenze.