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Scritto da Redazione
L'evento
22 Luglio 2021

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Qualcuno di voi ricorda quel bellissimo film diretto da Alberto Lattuada nel 1962, Il mafioso, con Alberto Sordi? Il protagonista è un operaio siciliano emigrato a Milano dove si è sposato e ha messo su famiglia e, ad un certo punto, rientra in Sicilia per le vacanze estive. Al di là della trama, che non vi sveleremo per non tediarvi oltremodo, la pellicola, girata in bianco e nero, ci colpì quando la famiglia salì sul traghetto per attraversare lo stretto di Messina. Una luce abbagliante, incredibilmente evocativa: il sole di Sicilia, unico, capace di trasmettere una energia positiva impensabile. 

Ecco, noi, l'ultima volta che abbiamo assaggiato per non dire divorato gli arancini di Sicilia è stata sul traghetto che, nel lontano 1996, ci conduceva nell'isola diretti a Siracusa. Da allora non abbiamo più avuto occasione di testare-tastare letteralmente quel gran ben di dio. 

Ci hanno pensato gli amici Alessandro e Antonio del caffè-pasticceria Frastuka di via Cenami, all'interno della libreria Mondadori, a compensare questa mancanza indubbiamente, sotto il profilo gastronomico, imperdonabile.

Hanno insistito così tanto che, alla fine, abbiamo deciso, dieta o non dieta, di recarci nel locale dove già avevamo assaggiato il caffè alla crema di pistacchio di Bronte, e sederci al tavolo pronti a divorare, è il vero senso della parola, i mega-arancini cotti, rigorosamente, al forno e niente fritto come, al contrario, erano sul traghetto di quel decennio di tanto tempo fa.

Eccoli, uno dopo l'altro: con il pistacchio, la mozzarella e il prosciutto cotto oppure con gli spinaci e la mozzarella, o ancora con le melanzane, la mozzarella e il pomodoro. Sono caldi, li afferriamo con le mani sotto gli occhi e l'obiettivo del fotografo. Li apriamo come si fa con un fico spezzato e dall'interno il profumo richiede attenzione e stimola oltremisura le nostre papille (de)gustative.

La mozzarella... fila che è un piacere, si squaglia al calore, cominciamo con quello alle melanzane e la goduria è, semplicemente, devastante. Non riusciamo a resistere alla tentazione di riempirci la bocca di riso e sugo annesso. Eccezionale, i nostri complimenti ai due fratelli che osservano divertiti. Per loro, piovuti a Lucca pochi mesi fa dalla Sicilia, è cosa risaputa, per noi una scoperta inimmaginabile a queste latitudini lucchesi.

Segue l'arancino - o arancione viste le dimensioni - con gli spinaci e anche qui ci si apre un mondo anche se confermiamo la nostra preferenza alle melanzane. Infine, quello più tipico, ai pistacchi e al prosciutto cotto. Ottimo l'abbinamento, buonissimo il sapore, anche questo sparisce in un paio di minuti nelle nostre fauci - attenzione, da non confondere con l'omonimo virologo italo-americano dio ce ne scampi e liberi - per lasciarci in bocca un sapore ineguagliabile e il desiderio, dopo tre arancini, di proseguire nella strage gastronomica, ma non si può. Sarebbe, dieteticamente parlando, un azzardo intollerabile, ma cavolo, che roba.

Che dire? Un'esperienza meritevole di essere vissuta anche perché, realmente, siamo a Lucca, ma ciò che si beve e si mangia qui è siciliano a tutti gli effetti. Per chi viene dalla Sicilia e conserva nostalgia, fare un  salto da queste parti è assolutamente indispensabile. Per chi, come noi, alla Sicilia vorrebbe andare, ma non trova né il tempo né la forza di intraprendere, come una volta, un lungo viaggio on the road, Frastuka aiuta a compensare anche perché sentir parlare Antonio ed Alessandro è, davvero, come trovarsi sul suolo siculo.

L'ultima volta che siamo stati nella terra di Falcone e Borsellino fu insieme all'amico Luca Tronchetti per seguire le (dis)avventure della Lucchese, prima a Gela e, poi, ad Acireale con puntatina, non ricordiamo esattamente in quale delle due trasferte, a Caltagirone per le famose ceramiche. 

 

Via Cenami c/o Libreria Mondadori

https://www.facebook.com/Bar-Frastuka-104138611663417/

Telefono: 333 422 8182

Prodotti tipici al pistacchio di Bronte e non solo

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