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Scritto da Redazione
L'evento
21 Settembre 2021

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«Ippiyaye, Ippiyayai, il Vecchio Bill non sbaglia mai!». Era lo slogan di una pubblicità del mitico Carosello, ma vale ancor oggi per Bill, il Grande Profeta della Pandemia, che ci annuncia lieto le prossime tappe del nostro radioso futuro in un video appena uscito.

Lo pubblica nel suo blog Maurizio Blondet: mancano i sottotitoli, ma le immagini sono più eloquenti delle parole, che qui traduciamo per la vostra delizia.

Il Vecchio Bill dà un fulgido esempio di propaganda basata sulla PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e sul bi-pensiero e neo-lingua di Orwell. 

Inizia subito con la più ovvia delle carote e afferma: «Vogliamo tutti tornare a come erano le cose prima del covid 19», maneggiando un modellino del virus.  Poi passa direttamente al solito bastone: «C'è un'area dove io spero che non torneremo mai indietro: la nostra condiscendenza sulle pandemie, perché altrimenti non potremo superare le prossime».  Ovvero non illudetevi: l'emergenza sanitaria non avrà mai fine, dopo questa ne verranno altre. È la Nuova Normalità! Dato che "il Vecchio Bill non sbaglia mai" sarà meglio credergli e prenderlo molto sul serio.

Dopo quasi due anni di lavaggio del cervello su scala planetaria è sufficiente agitare lo spauracchio delle nuove "inevitabili" pandemie per mettere tutti a tacere. È lo stesso meccanismo col quale Edward Luttwak spiegava il trionfo dell'impero romano nell'antichità: una volta dimostrata l'invincibilità del loro esercito, i romani vissero di rendita; bastava la semplice minaccia di farlo intervenire perché molti popoli si sottomettessero senza colpo ferire.  Aggiornando il vecchio "Al lupo al lupo!" basta gridare "Al Virus!", "Alla Variante!" o "Ai No-Vax!" perché tutti abbassino la testa per paura, senza far troppe domande.

Il Vecchio Bill dà quindi per scontato che ci saranno nuove pandemie, delle quali già disse sorridendo con la soave (ex)consorte: «non passeranno inosservate». A mali estremi estremi rimedi, mai abbassare la guardia, ammonisce: «Quando ci saranno nuove pandemie, io spero che avremo la Mega Testing Diagnostic Platform, che può essere creata rapidamente, costa poco, e può testare il 20% della popolazione in una settimana». Grande business per i giganti dell'informatica ma anche per i produttori di test e tamponi. Ricordiamo che Bill e il suo amico George (Soros) si sono messi in società per produrre test diagnostici. Come il Gatto e la Volpe della canzone di Edoardo Bennato: «Di noi... ti puoi... fidar!». 

La seconda tappa sono le nuove cure a base di anticorpi monoclonali, assai più costose del plasma iperimmune del compianto dottor De Donno, troppo economico e quindi condannato all'oblio.  Il Vecchio Bill non è medico né virologo, ma dall'alto della sua miliardaria esperienza si premura di spiegarci che «gli anticorpi monoclonali attaccano il virus e lo neutralizzano, come fa il nostro sistema immunitario, riducendo la mortalità dell'80%».  Non è dato sapere su quali dati Egli si basi per sfoderare simili percentuali per un farmaco appena uscito. Però sono analoghe a quelle dell'attuale rateo di sopravvivenza al contagio, del quale naturalmente non sentirete mai parlare nel Bollettino delle Disgrazie mainstream, né nei salotti dei zanzarologi ortodossi.

Miracolo! Ci sono altre cure! E il Grande Fratello Filantropo è già pronto a produrle. Mai lasciare la strada vecchia per la nuova, però: i vaccini non vanno certo dimenticati. Spiega il Vecchio Bill: «Potremo sviluppare rapidamente nuovi vaccini grazie alla tecnologia MRNA. Potremo produrli più velocemente, saranno più facili da conservare e avranno un costo più basso. Questo è un grande progresso».  È anche un business infinito: ce ne vorrà uno per ogni nuova pandemia o variante. Dato che le vaccinazioni di massa stimolano le varianti, in sostanza la cura viene fornita dagli stessi che hanno creato il problema con i sieri sperimentali. Niente male.

Dopo aver illustrato la potenza militare della Scienza in fatto di armi contro le infezioni, il Vecchio Bill giustamente invoca la creazione di un sistema di monitoraggio globale: «Per fermare rapidamente le prossime pandemie dobbiamo identificarle ovunque si verifichino nel mondo, e ciò richiede un Global Alert System». 

Cioè un Sistema di Allertamento Globale che identifichi nuovi focolai (altri soldi per i giganti del Web e della sorveglianza) e poi un apposito Corpo Speciale dedicato. Il Vecchio Bill spiega infatti che «se viene fuori un nuovo agente patogeno abbiamo bisogno di gruppi di Infectious Disease Responders, che saranno come i pompieri: useranno la loro logistica e andranno ovunque vi sia un problema».

Un Corpo paramilitare di Contrasto alle Malattie Contagiose, pronto a intervenire ovunque per isolare i contagiati, i malati e i renitenti alle cure, naturalmente per tutelare la nostra salute. Spianerà la strada alla telemedicina e tele-diagnosi con chip sotto-pelle, che fa parte del progetto Identità Digitale 2020. (Per il momento si accontentano del Lasciapassare Verde, che è solo l'inizio).

In pratica i "Responders" sono un Corpo Speciale sovranazionale. Le immagini del filmato sono più eloquenti di mille parole: mostrano le benemerite Guardie Gialle della Salute che accerchiano il contagio con aerei, navi, e camion; e le tende da campo destinate ai contagiati, veri e propri lager. Il Vecchio Bill le sposta come se fossero pedine su una scacchiera, manco giocasse a Risiko.

Chi le recluterà? Da chi prenderanno gli ordini? Non certo dai singoli Stati, ormai del tutto privi di sovranità e autonomia. Ci penserà forse l'Unione Europea con Mammina Ursula, sempre premurosa, o forse no. 

Essendo stra-miliardiario il Vecchio Bill è un volpone, e non ha intenzione di finanziare la creazione di tale (psico)Polizia Sanitaria Globale, che deve essere a carico deli Stati, anzi del Mondo, e conclude: «Per affrontare le prossime pandemie ci vorrà un grosso investimento che però è la politica migliore che il mondo possa comprare».

Il "prodotto" – guarda caso – lo vende proprio lui, e incassa. Gli altri stanno a guardare, e lui non sbaglia mai.

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