Dopo aver cambiato la sede passando dal cuore del centro storico alla periferia, il quotidiano livornese rimescola le carte cambiando nuovamente caposervizio a Lucca: ma non era meglio, allora, tenersi Marco Innocenti? Michele Masotti 'soffiato' alle Gazzette.
Udite udite il giornale livornese le cui vendite e quotazioni sembra siano tutt'altro che rosee - più rosse che rosee - dopo aver cambiato la sede vendendo quella in via Santa Croce per fare cassa ed essendo andato in affitto nella periferia cittadina, avrebbe scelto di tornare all'antico. Infatti l'attuale caposervizio Luca Daddi piovuto in questa valle di lacrime e animato dalle migliori intenzioni circa un anno fa o giù di lì, sarebbe destinato a rientrare al campo base di Livorno e, a Lucca, tornerebbe nientepopodimenoche Luca Cinotti che era stato dallo stesso Daddi sostituito. Una notizia che, sicuramente, sarà destinata a fare le nuove fortune del giornale livornese alle prese come tutti i giornali cartacei, con la battaglia contro coloro che non si sono vaccinati e non intendono farlo.
Inoltre, notizia fresca fresca, il collaboratore Michele Masotti della Gazzetta del Serchio e della Gazzetta di Lucca, abitante a Castelnuovo Garfagnana, è stato preso a collaborare alle pagine sportive in sostituzione di Nicola Nucci divenuto dipendente comunale, per seguire la Lucchese e per portare un po' di acqua ai rubinetti, invero molto a secco, della presenza de Il Tirreno in Garfagnana. Non possiamo che esprimere soddisfazione nell'apprendere che un giornale così quotato e storicamente importante, sia pure in calo, abbia assunto in un modo o nell'altro il nostro mitico Michele Masotti al quale vogliamo rivolgere tanti auguri. Ce ne viene in mente un altro di ex collaboratori della Gazzetta ricercato da Luca Tronchetti e portato al quotidiano livornese filiale di Lucca: Marco Tirinnanzi, ma di lui si sono perse le tracce.
Una cosa, comunque, è certa: cambiamenti o no, piuttosto che spendere 1 euro e 50 centesimi per acquistare una copia del Tirreno, saremmo, paradossalmente, disposti a regalarli al primo immigrato che ce li chiede.